“We should all be feminists” : Dior, una t-shirt e Chiara Ferragni!
Dalla pantofola che ha caratterizzato il rapido exploit di Alessandro Michele in Gucci, alle magliette con scritta pop di Maria Grazia Chiuri in Dior. Feticci che diventano must e che, per le case di moda, rappresentano il migliore modo di divulgare un cambio di rotta (con ritorni immediati sul fronte commerciale).
immagini prese da “www.theblondesalad.com”
Le immacolate t-shirt Dior caratterizzate da slogan rivoluzionari e femministi hanno già catalizzato l’attenzione del pubblico dei social. Presentate lo scorso settembre durante la prima sfilata di Maria Grazia Chiuri nel ruolo di direttore creativo del brand, gli indumenti vengono pubblicati da celebrity e influencer con frequenza crescente. Complice la marcia per i diritti delle donne di qualche settimana fa, e alcune affermazioni del neo Presidente americano Donald Trump i messaggi dei capi appaiono decisamente attuali. Bingo!
A indossare e condividere il modello con lo slogan “We should all be feminists” ci ha pensato Chiara Ferragni oltre alle star vicine alla maison francese, Rihanna e Natalie Portman. Dior ha anche affidato all’influencer italiana il proprio account Snapchat in occasione della sfilata couture di lunedì scorso.
Anche i media tradizionali non trascurano l’indumento, le t-shirt della collezione primavera/estate 2018 sono protagoniste delle cover di febbraio di Harper’s Bazaar Germania e Vogue Japan oltre a numerosi servizi fotografici.
Il fenomeno, appunto, ricorda quanto accaduto da Gucci dopo l’arrivo di Alessandro Michele e le ormai celebri pantofole con pelliccia interna. Oppure, le onnipresenti cover per smartphone lanciate da Jeremy Scott al suo esordio come direttore creativo da Moschino. L’abbigliamento è da sempre veicolo principe della comunicazione e strumento con il quale “giocare” e osare.
Quale miglior supporto per comunicare messaggi forti e fare in modo che arrivino a tutti?