Si chiama A68 ed è uno dei più grandi iceberg mai visti: è il risultato del distacco di una parte dalla piattaforma di ghiaccio Larsen C, lungo la costa orientale della penisola antartica.
Il blocco di ghiaccio ha un’area di circa 6mila chilometri quadrati, uno spessore di 190 metri sopra il livello del mare, una profondità di oltre 200 metri e contiene circa 1.155 chilometri cubi di ghiaccio. La sua superificie poi è pari quasi a quella della Liguria e, se trasportato in Cina, potrebbe coprire l’intera città di Shangai. In Europa, riuscirebbe a occupare il doppio della superficie del Lussemburgo.
La Larsen C è la più meridionale di tre piattaforme indicate con le lettere A, B e C: la prima si è staccata nel 1995, la seconda è parzialmente crollata nel 2002 e dalla Larsen C è appena nato il nuovo iceberg, probabilmente fra il 10 e il 12 luglio.
Il nuovo iceberg ora costringerà alla revisione delle cartine geografiche: la piattaforma ghiacciata è più piccola del 12 per cento rispetto a prima del distaccamento. Si tratta dell’estensione minore mai raggiunta da 11.700 anni a questa parte.
Secondo i ricercatori, la piattaforma Larsen C potrebbe andare incontro allo stesso tragico destino delle piattaforme Larsen A, collassata nel 1995, e, ancora più importante, Larsen B che si è disintegrata nel 2002 dopo un episodio di frattura simile. Già a gennaio il glaciologo David Vaughan, direttore del British antarctic survey (Bas) aveva affermato che “Il distacco di questo enorme iceberg potrebbe essere il primo passo del collasso della piattaforma Larsen C che porterebbe un’area enorme di ghiaccio a disintegrarsi in numerosi iceberg e frammenti più piccoli”.
I glaciologi di Midas (un progetto britannico di ricerca), d’altro canto, impegnati in una ricerca con lo scopo di documentare gli effetti del riscaldamento globale in Antartide, affermano che si tratta comunque di un evento naturale non necessariamente collegato al riscaldamento globale indotto dall’uomo, ma che questo determina una serie di rischi per tutto il ripiano glaciale, in quanto lo rende molto più instabile.