Accadde anticamente che su Vitar la medicina non fosse così avanzata come ora, e che il suo popolo si affidasse a Luce e Tenebra, gli dèi della vita e della morte, per avere una grazia e guarire, offrendo ciò che poteva.
Giarl era un anziano che viveva in un villaggio alle pendici dei Monti Meni, in una delle più belle province del pianeta. Era povero, ma profondamente buono e onesto.
Sua figlia, Fadi, partorì una bambina, la seconda nipotina per lui, che venne chiamata Alissi. Purtroppo, il medico del villaggio le diagnosticò una tragica malattia, dalla quale nessuno si salvava. Fadi e Febiu, suo marito, erano disperati: l’unico tesoro che possedevano era l’altra figlia, Eliani, e non avevano niente altro da donare agli dei per cercare di sottrarre la piccola Alissi alla morte.
Allora i nonni, soffrendo terribilmente per gli inconsolabili figli e per la neonata, condannata a non sapere cosa fosse la vita, tennero consiglio fra loro e di nascosto andarono al tempio, pregando così:
“O grandi dèi della vita e della morte, ascoltate le parole di questi poveri vecchi. Non abbiamo niente da darvi per chiedere una grazia tanto grande, ma per quanto ci resti poco da vivere, prendete gli anni che abbiamo davanti, se li considerate abbastanza, e lasciate che la nostra piccola Alissi viva, diventi grande, e scopra quanto è bello il mondo!”
Giarl, in cuor suo, rivolse una preghiera personale in più.
“Ecco, io sono il più anziano della mia famiglia. Tenebra, accontentati di un vecchio ma leale servitore, e tu, Luce, lascia vivere una bimba che sarà una gemma per tutto il paese!”. La fede di quell’uomo era pura e reale, e gli dèi ascoltarono la sua supplica.
Giorno dopo giorno, Alissi prodigiosamente si riprendeva, rifiorendo come un bocciolo baciato dal sole di primavera. Invece il suo nonno progressivamente deperiva, dimagrendo e diventando sempre più debole, sempre più pallido.
Sua moglie comprese che Giarl aveva taciuto qualcosa, e gli fece confessare il suo nobile gesto: in lacrime, Giarl le spiegò che era l’unico modo per restituire la salute ad Alissi e non distruggere la felicità della famiglia. Fadi non era figlia unica, e anche i consuoceri avevano altri due figli, i quali avevano ancora bisogno dei genitori. Lui era il più vecchio, potevano farne a meno, ma era inutile che si sacrificassero tutti i nonni. Ella comprese i sentimenti del marito, e raccontò i fatti ai consuoceri, tacendoli però ai figli, per non far loro sentire una colpa inesistente.
Finalmente, il dottore dichiarò che la bambina era inspiegabilmente guarita. Quasi nello stesso istante, dopo aver gioito nel proprio cuore per l’accaduto, Giarl chiuse gli occhi per sempre.
Da quel giorno il nome di Giarl è portato con orgoglio, e spesso appartiene a nobili e uomini d’onore.
Adesso su Vitar si vive fin quasi a duecento anni, e non esistono più malattie incurabili. Quello che è rimasto invariato è il grande amore che arde all’interno della famiglia.
Federica Ramponi