La sostanza che più di ogni altra trasporta e simboleggia la vita è con ogni probabilità il sangue.
Le prime parole che lo identificano sono state trovate nel linguaggio cuneiforme in Mesopotamia circa 2mila anni prima di Cristo, mentre i termini più antichi conosciuti sarebbero “eshhar” e “ars-k” rispettivamente in lingua ittita e in sanscrito.
Il sangue, nella medicina moderna, viene classificato come una componente dell’apparato cardiocircolatorio, un “tessuto” che è formato da diverse componenti, una corpuscolata formata principalmente da globuli rossi, bianchi e piastrine, e una liquida costituita dal plasma dove sono disciolte numerose sostanze.
Il suo compito, semplificando un po’, è quello di raccogliere le sostanze fondamentali alla vita di un organismo e di trasportarle, oltre a raccogliere poi i prodotti derivanti dal metabolismo cellulare trasportare anch’essi negli organi e apparati deputati allo “smaltimento”.
Nella medicina moderna il sangue è diventato anche un potente “farmaco” e così i suoi derivati, capaci di salvare letteralmente la vita e a volte insostituibili nelle terapie e negli interventi.
E questo avviene grazie alle trasfusioni. Una pratica messa a punto con efficacia da ormai un centinaio di anni ma che già anche Leonardo Da Vinci tentò di studiare.
A considerare “prodotti terapeutici indispensabili” sia il sangue, sia gli emocomponenti è lo stesso ministero della salute italiano, ma non solo. Da diversi anni ormai, è stata istituita in tutto il mondo la giornata per la donazione di sangue, che cade ogni 14 giugno.
L’utilizzo di sangue e di emocomponenti è ancora oggi fondamentale in moltissime situazioni cliniche, mediche e chirurgiche e soprattutto nelle emergenze.
Però è ancora impossibile produrlo artificialmente nella sua interezza, per questo motivo l’unico altro modo per raccoglierlo è la donazione di sangue. Si tratta di una pratica sicura e che non comporta praticamente rischi per il donatore. Un gesto anche di breve durata e che è sicuramente un gesto salvavita. Secondo le più recenti stime infatti, ogni 2 secondi nel mondo qualcuno ha bisogno di sangue.
Ad oggi le trasfusioni rappresentano una terapia salvavita in caso di eventi traumatici, come gli incidenti e in molti interventi chirurgici; in caso di patologie croniche, per esempio nelle anemie congenite come la talassemia; nella terapia di malattie del sangue come la leucemia o per superare gli effetti dovuti ad alcune terapie anti-cancro (come la chemioterapia che oltre a distruggere le cellule tumorali, può danneggiare temporaneamente anche le cellule del midollo osseo che sono quelle che si occupano di produrre le globuli rossi).
Ma chi può donare il sangue?
Secondo le più recenti linee guida e in base ai requisiti fissati dalla legge, in Italia (così pure a San Marino) possono donare il sangue tutte le persone in buona salute, tra i 18 e i 65 anni. Una volta diventati donatori, si può continuare a donare anche oltre i 65 anni, previa accurata valutazione clinica da parte di un medico esperto nella selezione dei donatori di sangue.
Per la donazione è necessario anche un peso minimo di 50 kg e che la pressione rientri tra alcuni parametri (la massima deve essere compresa fra 110 e 180; la minima fra 60 e 100).
Prima di ogni donazione il candidato donatore deve essere sottoposto all’esame per la determinazione dell’emoglobina o dell’ematocrito, e questo avviene attraverso l’analisi di una goccia di sangue.
L’emoglobina non deve essere inferiore nelle donne a 12,5 g/dL e negli uomini a 13,5 g/dL.
In generale si considerano due tipi di donazione, quella “occasionale” e quella “periodica” (quando si sono effettuate almeno due donazioni nell’arco di 24 mesi).
Va da sé che la donazione più sicura è quella da parte di persone che donano il sangue periodicamente, persone quindi controllate altrettanto periodicamente dai centri trasfusionali o dalle associazioni che si occupano della donazione.
Secondo i dati del ministero della salute, in Italia il sangue si può donare in 315 servizi trasfusionali, coordinati da 21 centri regionali sangue; in circa 250 unità di raccolta gestite dalle associazioni e federazioni dei donatori di sangue, che a loro volta coordinano circa 1.800 punti di prelievo ciascuna sul proprio territorio di competenza.
I luoghi dove si può donare il sangue sono tanti: dai Servizi trasfusionali degli ospedali alle Unità mobili adibite alla raccolta (autoemoteche) che si spostano tra licei, università, parrocchie, luoghi di lavoro e comunità per poter raggiungere il maggior numero di donatori possibile. I siti web delle Aziende ospedaliere e delle Associazioni di volontariato – come Avis, Fidas, Fratres e Cri – pubblicano periodicamente sedi e date delle campagne di raccolta stagionali.
Da anni, oltre al sangue intero è possibile donare anche i singoli emocomponenti come i soli globuli rossi, il plasma, o le piastrine (tali tipi di donazione si dicono “aferesi”).
In generale una donazione di sangue dura circa 15 minuti e può essere fatta per un massimo di 4 volte l’anno per gli uomini e due volte l’anno per le donne. L’intervallo tra due donazioni di sangue intero non può essere inferiore a 90 giorni.
Pur essendo una procedura semplice e sicura per il donatore, gratuita e che la legge riconosce come assenza giustificata dal lavoro e per la quale esistono regolari permessi, attualmente e soprattutto in certi periodi dell’anno, le donazioni non sono sufficienti a garantire l’intero fabbisogno e quando il sangue scarseggia può capitare di doverlo acquistare all’estero. Purtroppo non ancora in tutti i paesi la donazione di sangue viene considerata un gesto consapevole e da compiere gratuitamente e quindi viene remunerata. Secondo stime dell’Oms, una donazione remunerata è 10 volte meno sicura di una gratuita.
Nonostante infatti i sempre più efficaci e numerosi controlli sulla sacca donata e prima della trasfusione, qualcosa potrebbe sempre sfuggire o non essere rilevabile subito. Per questo un donatore periodico e consapevole è più sicuro di uno occasionale e che si faccia remunerare.
In vista di interventi chirurgici programmati è anche possibile effettuare una autotrasfusione, cioè una donazione di sangue per sé stessi, pre-depositando il proprio sangue in vista di determinati interventi. Questa procedura si applica solo in pochi casi particolari.
Oltre alla visita medica prima di ogni donazione e alle analisi e visite periodiche del donatore, su ogni sacca donata vengono effettuate delle specifiche analisi per la protezione del ricevente. Queste analisi riguardano la ricerca anticorpi anti HIV (Human Immunodeficiency Virus); ricerca degli anticorpi anti HCV (Hepatitis C Virus); ricerca dell’antigene di superficie del virus dell’epatite B (HbsAg=Hepatitis B superficial Antigene); sierodiagnosi per la Lue (sifilide); HCV RNA; HIV RNA; HBV DNA.
Al donatore vengono invece controllati periodicamente: emocromo; creatininemia; glicemia; protidemia; ferritinemia; ALT; colesterolemia; trigliceridemia. Inoltre, se dalle analisi effettuate ad ogni donazione risulta qualche anomalia, il donatore viene subito informato dalle strutture trasfusionali o dall’associazione donatori ed invitato ad eseguire ulteriori accertamenti e/o visite specialistiche.
In ogni caso, normalmente, gli esiti degli esami vengono inviati al donatore direttamente a casa. Il donatore è tenuto a comunicare al personale del Centro Trasfusionale qualsiasi eventuale malattia insorta subito dopo la donazione, al fine di tutelare la salute del ricevente.