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Un riminese alla corte di Christian Dior

Era proprio un’altra epoca. Così lontana che oggi si fatica a pensare che la sua inconfondibile firma è nata dalla gestione di un errore: una gocciolina di inchiostro caduta su un disegno finito. Mica si poteva buttare via tutto, come facciamo noi oggi che con i cellulari fotografiamo persino le nuvole! René Gruau quella gocciolina la trasforma in una stellina, appena sopra la sua firma. Un vezzo indimenticabile.

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Eppure, nonostante all’epoca la moda si raccontasse in punta di matita, osservando, oggi, i suoi disegni si scoprono i più importanti codici del racconto contemporaneo per immagini. Poco importa se sia frutto di matite colorate, piuttosto che di foto scattate al volo con l’iPhone. In entrambi i casi, nelle immagini riprodotte, ci sono: il gusto del dettaglio, il racconto, la rubrica con i consigli di moda, addirittura le illustrazioni di cibi con visionari on the table per il libro di ricette dedicato a Christian Dior, lo stilista che più di ogni altro legò le sue creazioni al talento artistico di Gruau.

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A Rimini, in questi giorni, si è tornati a parlare di questo nostro illustre concittadino. Complice la rassegna “I Maestri e il Tempo” (progetto promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio), Sabrina Fascini, critica d’arte, venerdì 8 aprile ha reso omaggio alla sua eleganza artistica.

dior Nato a Rimini nel febbraio del 1909 e scomparso nel marzo del 2004, Gruau lavora soprattutto in Francia, a Parigi, dove si trasferisce con la madre Marie agli inizi degli anni Trenta. La sua è una carriera longeva, fino agli anni Duemila, sempre contraddistinta dalla sua straordinaria capacità di raccontare la moda e il costume in punta di matita.

Il suo nome di battesimo, Renato Zavagli Ricciardelli delle Caminate, appartiene a una delle famiglie nobili riminesi a cui fa riferimento anche Federico Fellini in un episodio di Amarcord con l’anello perduto dalla contessina. Il nome francese, con il quale si fa strada nel mondo delle illustrazioni, invece lo mutua dalla madre, parigina, sposata con il conte Zavagli. Un matrimonio poco longevo. Lei è troppo francese per una città di provincia come Rimini. Ma se l’amore con il marito finisce, il legame con il figlio René è fortissimo. Tant’è che seguendo la madre negli atelier più alla moda di Milano e Parigi, Gruau inizia a prendere confidenza con il disegno. E sempre Marie, che intuisce da subito il suo talento, lo sprona ad andare avanti.

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Protagonista assoluto della grafica del Novecento, Gruau nel dopoguerra è al fianco dell’amico Christian Dior, disegnando le sue campagne pubblicitarie e condividendo la gloriosa stagione del New look. Si conoscono anni prima a Le Figarò. Dior doveva ancora diventare Christian Dior, ma tanto bastò per fare nascere un’amicizia e un sodalizio lavorativo, proficuo per entrambi.

 

 

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Le sue figure sono eleganti, seducenti, perfette e danno corpo, principalmente per la Maison Dior, a prodotti di bellezza come rossetti, profumi ed essenze. Definiscono uno stile di vita che ancor oggi suggestiona e induce a sognare.

 

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Gruau resta fedele al suo stile per tutta la vita. Uno stile che ancora oggi risulta  efficace al pari di una fotografia o di un gioco di photoshop. I suoi disegni sono assolutamente contemporanei. A metterli tutti insieme, un giorno dopo l’altro, ne verrebbe fuori un profilo Instagram molto ricercato.

C’è la scelta dei colori, rosso, nero e bianco, oggi diremmo il filtro. Ci sono i dettagli che usava soprattutto nei disegni pubblicitari, sintetici, eleganti, all’insegna di un solo elemento. C’è il blog, ovvero la sua rubrica Il carnet di Gruau in cui dava consigli di moda maschile. I disegni di animali, soprattutto felini. E c’è pure il food ne La Cuisine Cousu-Main.

 

Il libro di ricette, pubblicato nel 1972, riunisce 95 tra le varie ricette che Christian Dior amava far preparare per i suoi ospiti. Dior è prematuramente scomparso, ma la maison vuole che a occuparsi delle illustrazioni sia Gruau.

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Nella sua attività di disegnatore Gruau spazia in diversi settori, come i manifesti dei music-hall di Parigi, sua città adottiva che però non lo allontana da quella di nascita.

E’ infatti il suo tratto inconfondibile  nel 1993 a disegnare il manifesto balneare della città in occasione del 150esimo anno della nascita del primo stabilimento. A cui segue il manifesto di un’altra data simbolica per storia balneare di Rimini: quello che racconta l’estate del 2000. Ma se non sono impegni di lavoro, è il piacere di incontrare gli amici, mangiare una piadina con del pesce azzurro, di cui andava pazzo, a portarlo sulle rive dell’Adriatico. Sempre in auto, con il fidato autista, perché l’areo quello proprio non gli piaceva. E come ultimo gesto: regala alla città di Rimini un ampio fondo di disegni e documenti, ora conservato nel Museo della Città.

 

 

Antonella Zaghini

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