Il trono dei poveri di Marino Moretti è un romanzo apparso per la prima volta nelle edizioni Treves del 1928, suscitò nella Repubblica di San Marino, della quale cittadino era il protagonista del romanzo, diverse polemiche.
La critica mossa all’autore era quella di aver dato di San Marino un’immagine riduttiva, intrisa di affetto ma anche ironia, con un’eccessiva marcatura sulla ristrettezza dei confini, sulla semplicità dei costumi sammarinesi, sull’amore per il quieto vivere degli abitanti.
La polemica non rientrava certamente nelle intenzioni dell’autore, il paese descritto è in primis un luogo del cuore, in senso crepuscolare.
Il romanzo è prima di tutto il resoconto della storia di un’anima, le vicende sono funzionali all’indagine psicologica, l’autore vuole descrivere il tracciato dei sentimenti del personaggio, partendo dalla nascita, nel loro evolversi, sino alla maturazione, momento in cui diverranno chiavi d’interpretazione della vita.
Al centro della storia le vicende di Marino Fogliani, nato sul Monte Titano, educato all’amore degli studi umanistici, abbandona le comodità del suo status di proprietario terriero per seguire ambizioni letterarie che lo portano al di fuori del suo quieto vivere famigliare.
La tentazione porterà il Fogliani a Roma, nella grande città, ad inseguire la gloria letteraria, ad abbandonarsi senza eccessi peccaminosi ai turbamenti della suggestione femminile.
La vita cittadina lo avvolgerà nelle sue spire senza però traviarlo, rendendolo più responsabile.
Si aprirà al mondo, l’intenzione di partecipare alla vita in maniera più consapevole lo porterà ad andare al fronte come volontario nelle file della Croce Rossa.
Non uomo di guerra ma di pace, non protagonista ma presente, maturato grazie all’esperienza della guerra, dimenticherà le tentazioni della grande città e farà ritorno al suo paese, alle tradizioni degli avi, alla donna modesta che lo ha atteso. Pur desiderando vivere nell’ombra, non potrà sottrarsi agli impegni di un giovane di buona nascita e benestante. Sarà Reggente come era stato il padre, com’era nei voti della madre, questo il traguardo di una vita che, consumate le esperienze giovanili, era approdata aduna formazione adulta e consapevole.
Una polemica contrappone Moretti a D’Annunzio, Non una semplice questione di stile, ma una umana e filosofica, quella fra l’essere e il voler essere, il contentarsi di poco e il mero osare, la schietta semplicità e l’esibizionismo ardimentoso e un po’ fanfarone.
Nella visione morettina lo scontro tra i moti del cuore e gli obblighi del vivere sociale, si scontrano nella prospettiva di una finale riconciliazione.
Marino Fogliani non rifiuta la vita, ma tornerà alle esperienze di ogni giorno a quelle della famiglia, del paese, sentendosi sicuro in un modello di vita improntata a un sereno ideale di saggezza e decoro.
Marino Moretti (Cesenatico 1885-1979)
Poeta e narratore, fu tra i primi esponenti del crepuscolarismo. Tra le opere in versi Poesie scritte col lapis (1910). Tra le opere di narrativa “I puri di cuore” (1923). Legato alla conoscenza dell’ambiente sammarinese “Il trono dei poveri”.