giovedì , Novembre 21 2024

Disegnando mappe per il futuro

Qualche tempo fa ho scritto di getto una favola su un robottino con la pancia piena di biglie colorate, quando qualcuno ha un problema lui ne estrae una e glie la porge fornendo la risposta giusta, un bel giorno si rende conto che ne ha solo poche e che non si riproducono più durante la notte.

In questo robottino dolcissimo c’è tanto di me e di quella stanchezza che fa capolino ogni tanto quando mi faccio troppo fonte e non riesco a essere ruscello oppure quando la vita mi porta volente o nolente a un bivio e l’orizzonte non è così nitido, non come lo avevo immaginato.

Un filo rosso avvolge sempre ogni mia narrazione, i personaggi delle mie favole anche se non si conoscevano quando finiscono su un foglio si ritrovano a dialogare nella mia testa, il passato incontra il presente e traccia mappe per il futuro.

Prima del robottino la protagonista di un mio racconto era una bambina con abito a palloncino e uno scaldacuore dorato con legato al polso un palloncino, non era posizionato saldamente e a un certo punto se ne vola via, ancora prima c’è stato un angelo custode travestito da spaventapasseri  tenero ed eccentrico, dimenticato da un contadino nel bel mezzo di un campo, un po’ maltrattato e usurato dalle intemperie delle stagioni che si sono susseguite, ha capelli simili a stoppa, di un colore ormai indefinito, né ricci né lisci, ognuno segue una direzione diversa, chi va a destra, chi a sinistra chi tenta di somigliare a un boccolo, chi a una spranga, a volte ho l’impressione che l’intensa attività cerebrale che si svolge dentro alla sua testa abbia l’effetto immediato di dare corpo e vita alla sua chioma, come si accendesse una lampadina.

Li penso sono molto importanti per me e so cosa direbbe ciascuno di loro in questo momento alla mia anima:

“Manda tutti a fare in culo” tuonerebbe lo spaventapasseri e poi mi abbraccerebbe forte e offrirebbe da bere.

“Tu hai te stessa e non è poco. Tu non sei il tuo palloncino” mi suggerirebbe la bambina

“Fai quello che senti (ciò che ti dice il tuo cuore) mi direbbe con gentilezza e fermezza il robottino.

Il robottino vince sempre per me.

Ho perso tanti palloncini nella mia vita, alcuni portati via dalla morte altri a seguito di una incomprensione o di uno strappo mai ricucito, io sono sempre andata avanti anche se in un primo momento ho pensato la mia vita non potesse continuare senza di loro, sono rinata ogni volta, a ogni rinascita mi sono sentita più pura.

Questa volta è più difficile.

Ho bisogno di stringere al cuore tutti e tre: la bambina con il palloncino, lo spaventapasseri e il robottino.

Ho paura nello strappo salga verso il cielo anche una parte di me, temo di ritrovarmi a guardare le mie mani e non riconoscerle più come mie.

Eppure ho tatuato sull’anulare l’iniziale del mio nome non dovrei avere questa paura (so chi sono).

A volte quando provo qualche stato d’animo intenso mi viene in mente qualche scena di un film, dialoghi serrati e colonne sonore  bellissime fanno da amplificatore al mio mood, ne estraggono l’emozione.

Quando mi innamoro mi viene sempre in mente quella scena del film “Harry ti presento Sally” il mio preferito! Quando lui dice a lei “è che quando decidi che vuoi passare il resto della tua vita con qualcuno speri che il resto della tua vita cominci il prima possibile”.

Oggi è una scena tratta dal film “Il miglio verde” ad accompagnarmi, il protagonista John  ha un’energia bellissima, un dono: estrae il male dalle persone poi lo lascia andare.

John è un gigante buono, può curare qualsiasi persona dalla malattia, assorbendola dentro di lui e poi espellendola sotto forma di un nugolo di moscerini impazziti che si dissolvono nel nulla, ha una capacità: è in grado di capire la vera natura delle persone, vedere cosa hanno fatto in passato, intuire cosa stia per accadere. Un dono pesante. Un giorno non riesce a liberarsi del male estratto, è stanco non riesce a muoversi a entrare in una dimensione di azione.

E’ questa la sensazione che provo in questi giorni.

Sono vicina a un traguardo, cercato e voluto ineluttabile non rinviabile, giusto, ogni passo è stato difficile e faticoso eppure ora che sono lì ho paura dei dubbi bussano sulla mia spalla.

Una cartolina dal futuro mi racconta che ritroverò la mia luce, quando lascerò andare, quando smetterò di chiedermi chi sarò, chi diventerò senza quella parte di me, come sarà la mia nuova connotazione, lasciare andare fa più male che trattenere.

Mi ritrovo in una linea d’ombra.

Mi ritrovo in una febbre di crescita.

Dove andrò dove mi condurrà la mia natura?

provare a immaginare come sarò quando avrò attraversato il mare

portato questo carico importante a destinazione

dove sarò al riparo dal prossimo monsone

Devo attraversare l’ultima parte del viaggio e superare un mare in tempesta che forse mi vuole riportare a riva,  quando io invece sento di volere andare avanti salutare qualcuno e anche la persona che sono stata e non sono più, procedere nel mio viaggio

“Una cosa va bene sino a che va bene poi va bene qualcos’altro”.

Chiara Macina

 

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