Un film di Jocelyn Moorhouse. Con Kate Winslet, Judy Davis, Liam Hemsworth, Hugo Weaving, Caroline Goodall.
Bello, ironico, sincero e spietato. Ancora una volta l’uomo e l’arte vanno a braccetto
Dagli anni 50 a oggi, per fortuna nel mondo qualcosa è cambiato, soprattutto la tecnologia in tutte le sue forme, così come una nuova forma verbale di comunicazione, la scienza si è evoluta, il corpo dell’uomo anche, ma due cose specifiche non cambiano: La natura e la paura dell’uomo.
Come in una tragedia Shakespeariana il complicato ma semplice intreccio di storie si abbattono su una protagonista, la bellissima e bravissima Kate Winslet, la quale si ritrova a fare i conti con il passato. Dimenticare mai! ….diceva Tennessee Williams. Tornata nella sua cittadina d’origine, un logo ameno sporco e bastardo chiamato Dungatar, paesino desertico di qualche centinaio di anime in cui è nata e cresciuta, era stata cacciata decenni prima, per un incidente che l’ha traumatizzata al punto da averlo rimosso. Ora ci torna come affermata stilista. Siamo nel 1951 e Tilly vuole capire cosa è successo.
Al suo ritorno troverà la madre “la pazza del villaggio” chiusa in una sporca e decadente casa, i vecchi compagni di scuola con genitori annessi sempre più cattivi, sempre più cinici, bigotti e spaventati. La rappresentazione del male è stata trattata davvero con classe dal momento in cui lo spettatore inizia a capire che la sceneggiatura e tutta la struttura del film sono stati trattati come una commedia/tragedia Shakespeariana cioè la dove la rappresentazione del male è l’uomo stesso. Tilly, la nostra protagonista ora affermata stilista trova personaggi del tutto labili, fortemente sostenuti da patologie ed estremi rancori interni; in pratica un paese formato da tutta la parte oscura e schifoso dell’uomo, ignorante, feroce, invidiosa ma soprattutto molto spaventata.
Tilly, vuole sapere tornando al paesello perché fu cacciata da piccola e perché non ricorda. Una giostra di personaggi le regaleranno forti emozioni, dando così la possibilità alla memoria di risvegliarsi. Non mancherà l’amore e come da copione viene rappresentato da un bellone testosteronico contadinotto, inizialmente intelligente ma forse ancora troppo bullo e poco sveglio, finito poi purtroppo soffocato in un silos…. tragedia! Dagli anni 50 periodo temporale nel quale è ambientato il film, a oggi , nella società moderna non è cambiato molto, perché l’uomo continua ancora e ancora a coprire la sua paura con il male e la complicità. Allora ecco che quotidianamente si sentono storie del tutto incredibili, ma vere. Persone massacrate dall’invidia altrui, persone morte suicide per il pettegolezzo, per la paura del giudizio, per la ferocia di altri ancora più deboli e ancora più spaventati. Il branco vince, il singolo viene schiacciato. Questa regola in natura è solida, ponderata e giusta, perché all’animale manca la ragione, ma noi, animali evoluti, abbiamo sviluppato la ragione, regalandoci così il libero arbitrio, potendo stabilire così se sciogliere il lato buono o quello cattivo della medaglia. Il branco vince il singolo muore… questa, mi sembra “la filosofia dell’ignorante” Colui che ignora e va avanti come un mulo per la propria strada senza darsi la possibilità di evoluzione spirituale e civile. Colui che si fa forte solo se spalleggiato nell’assassinare qualcun’ altro ma che poi non ha il coraggio di farlo da solo. Il branco non ti accetta e così tu che fai? ti fai giustizia da solo, e solo dopo avere sistemato il tutto e avere fatto giustizia umana, attenzione non divina…, riparti in altri luoghi per proseguire la tua esistenza basata sull’onestà, la fiducia , il confronto e l’arte.
Questo film è bello! i costumi sono strepitosi, gli attori bravissimi, una grande produzione. Riderai e ti commuoverai perché dal dramma nasce la commedia e dalla commedia nasce il dramma, l’uomo ha 2 faccia e entrambe scalciano per avere la meglio.
Consiglio il film a tutti perché è una storia assolutamente moderna.