Uno dei più grandi colossi del fashion system ha detto basta.
Addio alle pellicce, le nuove collezioni autunno/inverno 2016 di Giorgio Armani saranno fur-free.
Armani ha deciso di lavorare a stretto contatto con la Humane Society International e con The Fur Free Alliance, una coalizione di 40 organizzazioni per la protezione degli animali che si trova all’opera in 28 Paesi del mondo per porre fine al commercio delle pellicce.
“Re Giorgio” , non è certamente il primo che ha intrapreso questo percorso, altri prima di lui hanno scelto di abbandonare il pelo.
Tra i più convinti, la sostenitrice dei diritti degli animali è da sempre Stella McCartney, che non fa uso di pelli e pellicce per le sue collezioni. Anche altri marchi di fascia alta come Hugo Boss, Tommy Hilfiger e Calvin Klein sono certificati “fur free”, esattamente come catene più commerciali come Zara, American Apparel, Bershka, H&M e ASOS.
“Il progresso tecnologico raggiunto in questi anni ci permette di avere a disposizione valide alternative che rendono inutile il ricorso a pratiche crudeli nei confronti degli animali. Proseguendo il processo virtuoso intrapreso da tempo, la mia azienda compie quindi oggi un passo importante a testimonianza della particolare attenzione verso le delicate problematiche relative alla salvaguardia e al rispetto dell’ambiente e del mondo animale” , dichiara Armani.
Secondo Claire Bass, direttore esecutivo di Humane Society International per il Regno Unito, la decisione di Armani è davvero significativa per il mondo della moda. Altri stilisti, come Prada, Fendi e Michael Kors, che proseguono ad utilizzare le pellicce, forse dopo la mossa di Armani si ricrederanno e ne seguiranno l’esempio. Troppo spesso serve l’esempio di un “grande” per comprendere.
Da sempre il campo si divide tra gli animalisti che combattono per i diritti degli animali e la moda (in questo caso) , che è alimentata dal lusso e dal business, che sotto certi aspetti ignora certi meccanismi.
D’altronde la moda del pelo, esiste da sempre e sicuramente negli ultimi anni la sensibilizzazione è cresciuta notevolmente.
Il discorso è assolutamente ampio e complesso.
La Lav, che definisce una “svolta storica” la scelta di Armani, ricorda che ha recentemente lanciato il progetto Animal Free Fashion col quale attribuisce una valutazione etica, tramite un apposito rating, alle aziende che si sono impegnate a non utilizzare materiali animali.
Si tratta – sottolineano dalla Lega Anti Vivisezione – di un progetto di grande successo, che conferma l’interesse crescente del pubblico verso prodotti moda etici e le straordinarie potenzialità creative, produttive e di business del settore». In Italia Elisabetta Franchi già dal 2011 si è impegnata a non utilizzare più pelliccia animale e dal 2015 ha sostituito anche le piume, raggiungendo il secondo livello di Rating, mentre Save the Duck, il piumino senza piume, non utilizza nemmeno pelliccia, pelle, seta o lana e ha quindi ottenuto il più alto rating nella certificazione “animal free”.
Se sia una moda oppure no, una tendenza, un momento, una strategia, solo il tempo ce lo dirà.
D’altronde non si può ignorare che il tema “rispetto dei diritti degli animali” ha assunto negli ultimi anni un peso sempre più forte facendo riflettere e sensibilizzando notevolmente l’opinione pubblica e gli addetti ai lavori.
Quindi cosa possiamo dire… e bravo Giorgio Armani!