Speriamo che sia femmina
di Giovanni Renella
Nella sua breve ma intensa vita, le figure femminili avevano sempre avuto un ruolo predominante.
A cominciare da quella santa donna di sua madre che, ancora adolescente, aveva deciso di portare a termine una gravidanza inaspettata, facendolo nascere nonostante le avversità e dopo tante peripezie.
Era venuto alla luce sotto una buona stella, anch’essa femmina, che ne aveva voluto annunciare l’arrivo con uno sfavillio di luci, secondo solo agli spettacolari fuochi d’artificio che illuminano Napoli la notte di capodanno.
Amato dalle donne, non aveva mai approfittato del fascino divino, di cui era naturalmente dotato, per trarre un piacere fisico o un appagamento sessuale da quelle relazioni: e questo faceva di lui un gran Signore!
I suoi migliori amici erano donne e per accontentarle avrebbe fatto di tutto, anche i miracoli!
La misericordia, la povertà e la preghiera davano spessore alla sua esistenza e, guarda caso, erano tre profili declinati al femminile.
In un mondo che ancora scaricava sulle donne la maledizione originaria di Eva, lui, protofemminista, nei fatti affermava la parità di genere.
Protagoniste e non semplici comparse, le presenze femminili caratterizzavano la narrazione della sua vicenda umana.
I suoi incontri con l’adultera, la cananea e la samaritana avevano finito con l’essere la testimonianza tangibile della rivalutazione della donna, non più figura subalterna ma personaggio di spicco che incide nelle situazioni.
A tradirlo, invece, era stato un uomo; mentre una croce, femmina pure lei, l’aveva accompagnato nell’ultimo, doloroso viaggio.
E alle donne si era affidato per l’annuncio della sua resurrezione.
Tutti messaggi con cui pensava di essere stato sufficientemente esplicito, di aver chiarito un equivoco risalente all’epoca del paradiso terrestre e di aver fugato ogni dubbio: il genere femminile non era subalterno a quello maschile!
Allora perché sulla Terra continuava a essere messa in discussione la parità di genere e a sopravvivere la malsana idea di possesso che certi uomini nutrivano nei confronti delle donne?
Possibile che a distanza di più di duemila anni non avessero ancora capito niente?
“Porco Giuda!” esclamò stizzito. Vuoi vedere che, con l’avvicinarsi del Natale, gli sarebbe toccato rifare tutto da capo?
“Se torno a nascere -pensò – questa volta, però voglio essere femmina!”
Giovanni Renella: note biografiche
Nato a Napoli nel ‘63, agli inizi degli anni ’90 Giovanni Renella ha lavorato come giornalista per i servizi radiofonici esteri della RAI. Ha pubblicato una prima raccolta di short stories, intitolata “Don Terzino e altri racconti” (Graus ed. 2017), con cui ha vinto il premio internazionale di letteratura “Enrico Bonino” (2017), ha ricevuto una menzione speciale al premio “Scriviamo insieme” (2017) ed è stato fra i finalisti del premio “Giovane Holden” (2017). Nel 2017 con il racconto “Bellezza d’antan” ha vinto il premio “A… Bi… Ci… Zeta” e nel 2018 è stato fra i finalisti della prima edizione del Premio Letterario Cavea con il racconto “Sovrapposizioni”. Altri suoi racconti sono stati inseriti nelle antologie “Sette son le note” (Alcheringa ed. 2018) e “Ti racconto una favola” (Kimerik ed. 2018). Nel 2019 ha pubblicato la raccolta di racconti “Punti di vista”, Giovane Holden Edizioni. Il libro ha meritato il Premio Speciale della Giuria al Premio Letterario Internazionale Città di Latina. Nel 2020 il racconto “Vigliacco” è stato inserito nell’antologia “Cento parole” e il racconto “Tepore” è stato inserito nell’antologia “Ti racconto una favola”, entrambe edite dalla Casa Editrice Kimerik. Inoltre, con il racconto “Come un dito nel culo”, pubblicato dalla Giovane Holden nel volume n.7 “Bukowski. Inediti di ordinaria follia”, è risultato finalista al Premio Bukowski. Sempre nel 2020 i suoi racconti “Il sogno”, “Innocente evasione” e “Mamme!” sono stati premiati e inseriti nell’antologia “Io resto a casa e scrivo” edita dalla Kimerik.