Sede del Liceo: il passato incontra il presente e traccia rotte per il futuro
Se immaginiamo la nostra intera esistenza come una sorta di linea temporale non ciclica ma lineare, troviamo almeno cinque o sei punti in cui sperimentiamo un punto di non ritorno, un tratto temporale in cui siamo accompagnati in ogni passo da una consapevolezza: ogni avanzamento ci sta conducendo verso un punto di non ritorno.
Ci sono luoghi che hanno un effetto istantaneo sul nostro animo: ci riportano a casa nella parte più autentica di noi.
Questo luogo ha per me un nome ben preciso: la sede del Liceo di San Marino, l’edificio dove ho frequentato le scuole superiori e dove ancora prima (quando ospitava l’Ospedale) sono nata, un posto che mi mostra al contempo passato, presente e futuro, si trova in Contrada Santa Croce a San Marino Città.
Ci sono passata davanti questa mattina al termine di una guida in centro storico, ho guardato il portone d’ingresso, un ragazzo che mi piaceva tanto quando frequentavo la prima, vi appoggiava sempre lo zaino, prima di entrare si fermava al bar e lo lasciava un attimo lì, io spiavo quell’angolo per vedere se era arrivato e ammirarlo per qualche momento nel passaggio, percorrendo il pergolato mi sono guardata alle spalle come a cercare Amalia la mia amica adorata con cui tante volte ho percorso quello spazio arrivando o uscendo da scuola, ho rivisto il pozzo davanti alla mensa quello dove il giorno della Maturità ci hanno scattato una foto, una tradizione penso ancora in uso.
Ho ripensato a quell’immagine, se la guardo mi sembra di sentire sussurrare i pensieri di quei ragazzi sorridenti pieni di vita con tutto il futuro davanti: i miei amici.
Questa mattina è cominciata con una brutta notizia, il papà di un mio compagno di scuola di quegli anni è volato in cielo, ho subito inviato un messaggio al mio amico con cui ho condiviso gite e risate pensando che “crescere” insieme, portandosi nel cuore, riserva qualche cosa di amaro, fa parte della vita, è normale sia così.
Io ho frequentato il Liceo Linguistico, lo stesso edificio ospitava Classico e Scientifico, insieme i tre indirizzi avevano un’”area comune” per materie come italiano, religione, educazione fisica, storia sammarinese, ciascuno aveva due classi e tantissimi amici, con i quali sono cresciuta, dai quali ogni volta che li vedo mi sento accolta e guardata nel profondo, come sa fare chi ci conosce da sempre.
Sono poi tornata da mamma in quell’edificio, mia figlia ha frequentato lo Scientifico, mio figlio ha iniziato da qualche giorno l’Economico, stesso batticuore del mio primo giorno di scuola con la sensazione che il passato rincorresse il presente tracciando mappe per il futuro.
Mi rivedo in qualità di mamma ai colloqui con gli insegnanti in un pomeriggio piovoso di qualche anno fa, spiegare a un Prof. Di Fisica che l’atteggiamento di mia figlia non è strafottente e polemico come a lui pare, non voglio giustificarla solo dargli un codice d’accesso verso di lei, mi rivedo commuovermi nello spiegargli che quando lei è un po’ in difficoltà diventa un po’ così …. polemica come mettesse un muro, ma lo fa solo per paura, per autodifesa, l’insegnante ha qualche anno più di me chissà quante volte ha sentito questa storia, mi sorride con sincerità e benevolenza, mi rassicura, comprende benissimo e con grande umanità, quanto mi ha sgridato mia figlia per quella mia uscita, ma capirà quando sarà mamma quanto è grande il desiderio di noi genitori di provare a essere un ponte tra la loro interiorità e gli altri, sino a che possiamo…una mamma sa chi sei e quel giorno, giusto o sbagliato che sia stato ho provato a spiegarlo.
”Asinella in Fisica si sfrontata no”.
Oggi ho pensato che in quella che per me era la mensa oggi ci sono aule, gli studenti sono tanti, nello spazio circostante generazioni di ragazzi si sono seduti a chiacchierare e prendere il sole durante la ricreazione, da decenni e decenni, sarà stato teatro di confidenze, amore, occasioni per ripassare le lezioni o discutere.
Penso a come eravamo vestiti noi: con il Barbour e i jeans sfilacciati, oggi hanno i pantaloni larghi, le felpe con il cappuccio…che tenerezza provo guardandoli, credo che un quattro in matematica e un amore non corrisposto facciano sempre lo stesso male, per loro oggi come per noi ieri.
Certe cose non cambiano mai…
Quarantasette anni fa il 24 giugno in quell’edificio sono nata, alle tre di notte, mi hanno sempre raccontato che mio babbo mi ha preso in braccio mi ha portata vicino alla finestra e mi ha detto “Vedi quante lucine bimba? Vedi quanto è bello il mondo?”.
Mai un giorno ho pensato il contrario.
Il mondo è un posto bellissimo in cui camminare.
Chiara Macina