San Valentino: una dolcissima scusa per dire ti amo
“Un freddo giorno d’inverno i porcospini di un campo si avvicinarono gli uni agli altri per difendersi dal freddo col calore reciproco. Però, irritati dal dolore delle loro spine non tardarono a separarsi gli uni dagli altri. Obbligati a tornare a cercarsi per il freddo sperimentarono ancora una volta la sgradevole sensazione delle spine; e queste alternative di avvicinamento e di separazione durarono finché non trovarono una distanza conveniente in cui si sentirono al riparo dai mali”.
Questa storia è stata scritta dal filosofo tedesco Schopenhauer nel 1800, ma è quanto mai attuale in tema di rapporti amorosi. Non c’è giorno migliore per parlare d’amore che quello di San Valentino, diventato il giorno dedicato a tutti gli innamorati come conseguenza di un tentativo della Chiesa cattolica di porre termine ad un popolare rito pagano per la fertilità.
A San Valentino si celebra l’amore una dolcissima scusa per manifestare il proprio affetto non solo nei confronti dell’anima gemella ma anche di un’amica, un amico, un fratello la persona che portiamo nel cuore e alla quale manca il coraggio di dichiararci…quale migliore modo per dire ti amo? Ti voglio bene? Sei nel mio cuore se non con un fiore?
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L’origine di San Valentino:
Fin dal quarto secolo A. C. i romani rendevano omaggio, con un singolare rito annuale, al dio Lupercus. I nomi delle donne e degli uomini che adoravano questo Dio venivano messi in un’urna e opportunamente mescolati. Quindi un bambino sceglieva a caso alcune coppie che per un intero anno avrebbero vissuto in intimità affinché il rito della fertilità fosse concluso.
Determinati a metter fine a questa pratica, i padri precursori della Chiesa hanno cercato un santo “degli innamorati” per sostituire Lupercus. Così trovarono un candidato probabile in Valentino, un vescovo che era stato martirizzato.
Nella mitologia più antica il Dio dell’amore è Eros, figlio di Venere e Vulcano, della forza passionale primitiva e di quella distruttiva.
L’amore…
L’amore travolge, non può essere pianificato, eppure in pochi non anelano a sentirsi vivi e pervasi da una forza che rende fragili e indifesi davanti all’altro, con una visione, almeno nelle fasi iniziali, del tutto edulcorata della realtà.
L’amore nel suo esordio iniziale è “infatuazione”, il primo incipit di questa fase sarebbe l’istinto sessuale. L’aspetto fisico, e altri fattori, giocherebbero infatti un ruolo decisivo, si apprezza l’oggetto del desio soprattutto per il suo aspetto esteriore. Difficile dire e stabilire cosa faccia scattare l’attrazione, gli scienziati sospettano che l’attrazione fisica e a pelle per qualcuno possa essere legata alle reminiscenze.
Secondo Jung, due persone che s’innamorano riconoscono il loro animus maschile o la loro anima femminile, e sono attratti da ciò che riconoscono come la parte inconscia e nascosta di se stessi. Secondo quanto sancito da diverse teorie l’attrazione fisica tra due persone si manifesta soprattutto attraverso un linguaggio non verbale: quello del corpo.
L’amore: i segnali
Ecco i segnali: le pupille sono più dilatate di come sarebbero in quella particolare circostanza per via dell’ambiente, della luce, la donna si tocca i capelli con frequenza e si carezza il collo, l’uomo siede davanti alla donna, con la schiena eretta il più possibile, si cerca sempre un contatto fisico apparentemente involontario, la bocca è leggermente aperta.
Buon amore a tutti!