venerdì , Novembre 22 2024

“Ritorno all’Eden” di Renata Rusca Zargar

RITORNO ALL’EDEN

racconto premiato con targa al Concorso Letterario 2021 di Ascoli Piceno

 

L’astronave attendeva sulla rampa di partenza.

I suoi fari spandevano enormi fasci di luce gialla e si poteva ascoltare lievissimo il ronzio dei motori.

Dunque, bastava solo che l’equipaggio salisse a bordo: Shen, Mei, Hui, erano pronte anch’esse nelle loro tute attillate dai colori sgargianti.

Nel frattempo, Giove si stava affacciando nel cielo e sorgeva un’alba incandescente.

Ecco, erano partite. Il Satellite che, un tempo, i Terrestri avevano chiamato Io, in onore di una delle tante amanti di Zeus, si stava allontanando velocemente.

Ecco, dalle enormi finestre della cosmonave non lo si scorgeva già più.

Mei, intanto, osservava quella parte di Universo che stavano attraversando:

-È uno spettacolo fantastico! È la prima volta che navigo nello spazio.

-Fa sempre impressione, all’inizio. -aveva ribattuto Hui – Io sono già stata sul nostro Pianeta Giove. Ora, lo vedete da questo lato. Però, non sono mai andata molto lontano. –

Shen, la capitana, era, soprattutto, attenta ai comandi. In realtà, l’astronave si comandava da sola: appena imbarcate, le cosmonaute avevano inserito nel monitor della strumentazione l’obiettivo da raggiungere. Non ci sarebbe stato bisogno di altro, tuttavia, ella voleva controllare ogni particolare. Infatti, se la spedizione fosse andata a buon fine, al ritorno, ella sarebbe diventata capo dell’intera organizzazione delle attività spaziali del Satellite.

-Da questo lato, si notano un gruppo di nubi interplanetarie. -aveva indicato -Ma la nostra astronave sa come evitare i pericoli.-

Le ragazze sorridevano. Erano giovani e a loro piaceva visitare l’Universo, conoscere mondi diversi, scoprire altri paesaggi e meraviglie della Natura.

Il suono di Giove si spandeva nel cosmo come l’onda di un disco metallico.

-Uno degli aspetti più seducenti di questi viaggi è ascoltare la voce dei Pianeti e dei Satelliti.

-Sì, quando ero piccola non ci credevo, pensavo fosse una favola che si racconta ai bambini. Poi, quando mio padre mi ha portata alla mia prima gita, proprio su Giove, e ho sentito questo ritmo stupendo, sono rimasta incantata. Nell’universo, tutto ha il suo accento.

-Sì, anch’io adoro questo risuonare spaziale, è la testimonianza di quanto tutto sia vivo e in movimento!

-Ascoltate! Il richiamo di Giove sembra un enorme gong percosso da una mazza dalla musicalità eterna. Ora, però, lascia il posto alla canzone di Marte: una folata di vento che trascina il rimbombo di antiche voci. Amo questo remoto riecheggìo.

-Tenetevi pronte, ragazze. Tra poco, faremo la nostra prima tappa. –

Dunque, il veicolo spaziale, dalle eleganti forme triangolari convergenti, si era adagiato su Marte, in un luogo abbastanza lontano dal cratere Jezero. Poco tempo prima, infatti, gli abitanti della Terra, erano riusciti a far arrivare sul bel Pianeta rosso alcune sonde, per trovare, presumibilmente, delle tracce di vita, capire la meteorologia e la climatologia locale e, magari, trasferire lassù la popolazione in un domani non troppo lontano.

Le ragazze avevano avuto ordine di non farsi vedere da quelle sonde. Per il momento, infatti, gli abitanti di Io non avevano ancora in programma di mettersi in contatto con i Terrestri.

Per quello, erano discese sull’altro emisfero del Pianeta, anche se avevano innescato un sistema di protezione che le avrebbe rese invisibili, loro e l’astronave, a qualsiasi strumentazione terrestre.

-Sono parecchio precosmici, i Terrestri, hanno ancora molto da comprendere prima di riuscire anche solo a venire fin qui in persona! –

Il panorama di Marte attraeva parecchio le ragazze di Io! Ne parlavano spesso, a casa: la maggior parte delle fanciulle sognavano di andare in viaggio di nozze da quelle parti, invece, che, magari, sul ventoso Saturno o sul ghiacciato Titano.

Il saliscendi di rocce stratificate dal colore definito, le formazioni di nubi che si alzavano su per le montagne fino a sciogliersi e scomparire, le dune polverose, i crateri, i tramonti bluastri, ogni aspetto del paesaggio dava loro una sensazione di felicità.

Quanto era fantastico l’Universo!

-Non è la prima volta che vengo fin qui. – ricordava Shen – Mio padre mi portava spesso, da piccola.

-Come sei stata fortunata!

-Tuo padre è un cosmonauta?

-Sì. È stato tra i primi a visitare la maggior parte dei Pianeti del sistema solare. Non è mai andato sulla Terra, però.

-Perché?

-Le nostre apparecchiature possono captare le conversazioni dei Terrestri. Li conosciamo abbastanza bene e sappiamo che hanno alcune strane idee: ad esempio, credono negli Ufo ma ne hanno anche tanta paura… Come ho detto, sono precosmici. Se una nostra astronave scendesse sulla Terra, potrebbero addirittura distruggerla. Non sono maturi per avere un rapporto di pace con noi. Così, mio padre né nessuno di noi è mai sceso sulla Terra.

-Tu dove sei stata fino ad ora?

-Beh, molte volte qui, poi, sul nostro Giove. Ma non è così attraente quanto Marte: le nubi, i vortici, come la grande macchia rossa, persino i suoi anelli, lo rendono instabile. Gli abitanti di Io,

come me, infatti, non amano andare su Giove, preferiscono dirigersi verso altri Pianeti e Satelliti.

-Hai ragione! Sei già stata sulla Luna?

-No. Sarà la prima volta.

-Tuo padre è a casa ora?

-No, assolutamente. Comanda una spedizione verso il sistema Alfa Centauri e visiterà il Pianeta Proxima Centauri B della Stella Proxima Centauri.

-Fantastico!!! Chissà, magari troverà altri abitanti dell’Universo come noi…-

Mentre le fanciulle si godevano lo spettacolo del Pianeta, il loro veicolo, intanto, studiava la quantità di titanio disponibile e inviava le informazioni a Io. Una diversa astronave container sarebbe arrivata in seguito con gli operai spaziali a farne rifornimento.

Ormai, terminate le indagini, dovevano ripartire.

La Luna sarebbe stata la tappa successiva.

 

La cosmonave si era, dunque, alzata nel cielo di Marte. I raggi cosmici non riuscivano a rallentare il mezzo, anzi, lo rendevano ancora più brillante e luminoso. Il suono di Marte, l’antico rimbombo di voci, veniva, ora, velocemente, sostituito da quello della Luna, simile a vibrazioni di grandi piatti musicali.

-Sarà tutto meraviglioso sulla Luna così come il suo canto che stiamo ascoltando. Sentite, paiono roche campane distanti… Avremo una notte e un giorno di tempo della Terra mentre la cosmonave cercherà il titanio.

-Cosa faremo, intanto?

-Staremo ben protette dalla visione dei Terrestri. Essi hanno molti strumenti di controllo da quelle parti. È il loro Satellite. Lo guardano ogni notte.

-Ma si vedrà la Terra?

-Sì, ma non siamo qui per sbirciare gli Umani. Siamo qui per cercare i grandi depositi di titanio.

-Certamente! –

Infine, erano giunte. Lasciata parcheggiata l’astronave, le fanciulle facevano due passi all’intorno.

-È emozionante essere qui! I Terrestri si rivolgono alla Luna come se fosse una madre, come se proteggesse gli innamorati, o fosse un astro poetico…

-Sono infantili, lo sapete.

-Però, ha il suo fascino…

-Dicono che influenzi le maree, le coltivazioni, persino la fertilità.

-Ragazze, come ho già detto più volte, gli Umani sono infantili precosmici!

-Io, comunque, preferisco Marte, non c’è dubbio! Queste zone che chiamano mari e le alte montagne scure non mi attirano.

-Già. L’unica attrattiva è la vicinanza della Terra, il Pianeta a noi proibito.

-Proibito non è la parola giusta! Non è consigliato perché ci sono i Terrestri.

-Perché non curiosiamo un po’? Tanto è notte, nessuno ci vedrà.

-Già che siamo proprio qui, di fronte… Non diremo nulla al nostro ritorno…

-I Terrestri non ci vedranno di sicuro perché abbiamo la nostra protezione…

-Prendiamo sull’astronave i nostri telescopi portatili e ci sediamo qui, su uno di questi massi a dare un’occhiata. –

La Terra era tutta illuminata. Non dalla Luna, come nell’antichità, ma da un’infinità di luci accese per le strade, nelle case, nelle fabbriche…

Una palla rotonda blu scuro con dei disegni tratteggiati che distinguevano le terre dai mari, e poi milioni e milioni di puntini accesi…

Bellezza da trattenere il fiato!

-È stupendo! Non pensavo che apparisse così… magica!

-Sembrano disegni, invece, sono terre attorniate dai mari…

-Forse, sbagliamo a non andarci.

-Già. Ma te l’ho detto, il problema sono i Terrestri. Sono ancora troppo antiquati e hanno delle idee strane.

-Eppure, io vorrei provare a scenderci, voi no?

-Mah, sì, mi piacerebbe, però, noi siamo qui per indagare sul titanio.

-E se ce ne fosse sulla Terra?

-Anche se ci fosse non andremmo certo a portarglielo via! Noi abbiamo superato da tempo immemorabile questo modo malvagio di procedere. Sono solo i Terrestri che rubano ancora le risorse naturali ad altri, per giunta Terrestri pure loro!

-Shen, facciamo una scappata sulla Terra. Poi, torneremo a casa. –

Shen era ancora incerta.

L’alba stava sorgendo. Pian piano, sul Pianeta scorreva il chiaro: appariva come la proiezione di un grande fanale, a mettere in evidenza le terre e i mari, le foreste, i ghiacci e le città. Le coste si delineavano in forme sinuose, simili a corpi femminili, i monti si ergevano forti e prepotenti verso l’immensità del cielo.

-Andiamo, dai! Non possiamo essere arrivate fin qui e non scendere sulla Terra!

– Guarda quel posticino dalla forma strana che si distende tutto nel mare, dev’essere speciale.

-Quella è l’Italia. – aveva spiegato Shen -Me ne hanno parlato. Sì, è bellissima ma molto primitiva, incapace di qualsiasi progresso.

-Ma noi dobbiamo solo andare a vedere! –

Mettendo a fuoco il telescopio, Mei aveva visto una città.

-Ecco, dobbiamo andare proprio là. C’è pure un colle lì vicino dove possiamo parcheggiare la cosmonave, tanto nessuno potrà vederla.

-Sembra un bel posto. – aveva ribattuto Hui.

-Va bene, ragazze. -aveva, infine, acconsentito Shei -Faremo una capatina sulla Terra e di là torneremo direttamente a casa. –

 

 

L’astronave a triangoli convergenti si alzava velocemente nello spazio. Le vibrazioni della Luna, urla di enormi piatti di un’immaginaria batteria, lasciavano il posto alla voce della Terra. Risuonava, infatti, uno straordinario richiamo, come una lontana foresta intricata dove si cogliessero fischi di uccelli, voci rapide di animali celati nell’intrico della vegetazione, mormorii di acque primordiali: uno straordinario Eden a cui, forse, poter tornare.

Avevano parcheggiato l’astronave in una radura a Colle San Marco e, salite su un piccolo mezzo che sfruttava la luce per muoversi, erano scese in città.

Quindi, avevano deciso di addentrarsi a piedi nelle strade. Allora, grandi e solenni palazzi in pietra, alcuni con enormi finestroni, erano venuti loro incontro.

-Non ho mai visto nulla di tutto ciò. – aveva esclamato Hui, molto sorpresa.

Anche le altre pensavano lo stesso ed era tutto così imponente e ammaliante che non riuscivano neppure a parlare.

Su Io questo tipo di architettura non esisteva: tutto era composto da triangoli convergenti.

Arrivate per caso nella Piazza del Popolo (così era scritto nelle indicazioni), si erano guardate intorno, un po’ dubbiose. Dove sarebbero andate ora?

Shen, Mei, Hui indossavano ancora le tute spaziali dai colori sgargianti ma erano così affascinanti che nessuno, tra la gente che si trovava per le strade, ci aveva fatto caso. Inoltre, era il periodo di carnevale.

La loro presenza, comunque, non era passata del tutto inosservata. Tre giovani del luogo si erano avvicinati.

-Buongiorno. Non siete di qui, non vi abbiamo mai viste…

-Certo, se vi avessimo viste, non vi avremmo dimenticate di sicuro! –

Le fanciulle non erano abituate all’intraprendenza dei corteggiatori italiani e apparivano titubanti.

-Capite la nostra lingua?

-Sì, capiamo, ma non siamo pratiche della città. Veniamo da fuori. – aveva risposto Shen.

-Ah, sì? Da dove? –

Le ragazze non avevano replicato. Così, Bruno, il più vivace dei tre, aveva continuato:

-Se ci permettete, vi facciamo fare un giretto e vi faremo da guide. –

C’era un bel sole caldo che dava luce alle strade, al fiume, all’originaria bellezza, ai palazzi di travertino, alle torri medioevali, alla cinta di antiche mura…

Così, si erano avviati tutti insieme mentre, a turno, i ragazzi raccontavano edifici e storie.

Poi, si erano fermati in un piccolo ristorante.

-Se non siete mai state qui, -aveva detto Carlo – dovete provare gli arrosticini…

-E le olive ascolane. – aveva aggiunto Pietro.

Infine, avevano fatto ancora il giro della città su un piccolo trenino colorato, insieme a molti altri turisti.

Bruno stava sempre vicino a Shen, a tratti le prendeva la mano e la guardava negli occhi.

Per ultimo, si erano fermati a osservare il ponte di Cecco, proprio vicino allo spettacolare Forte Malatesta.

-Sapete? – aveva raccontato Pietro – si diceva che fosse stato costruito solo in una notte, anzi, che l’abbia fatto il Diavolo, addirittura! È una leggenda, certo! Un ponte non può essere costruito in una notte. –

Pietro si era aspettato dalle ragazze almeno qualche segno di assenso ma non ne erano venuti.

Imbruniva. Tutto prendeva un colore scuro che preannunciava la notte.

-Dove alloggiate, ragazze? Se volete vi accompagniamo e, poi, magari, questa sera andiamo da qualche parte…

-Siamo un po’ fuori città, ma abbiamo il nostro mezzo. Grazie, comunque. È stata una giornata molto originale. -aveva risposto Hui.

-Shen,- aveva aggiunto Bruno -perché non ci vediamo questa sera? Possiamo andare in discoteca, ad esempio, ti piacerebbe? – I suoi occhi erano fissi in quelli di lei.

-No, grazie. – aveva risposto Hui -Siamo molto stanche. Domani mattina presto dobbiamo ripartire. –

Gli occhi di Bruno continuavano a rimanere aggrappati a quelli di Shen. -Della nostra città si dice che si vede in un giorno ma il suo ricordo rimarrà nel visitatore per tutta la vita. Però, nel giorno è compresa anche la sera. Specialmente, se è mite e dolce come questa. –

-Sì, io posso venire. Vado a rinfrescarmi un po’ e poi ci vediamo, dove vuoi…-aveva, allora, risposto improvvisamente Shen.

Il sorriso era brillato sul volto di Bruno.

-Va bene, veniamo anche noi. – avevano aggiunto le altre.

 

Le ragazze erano tornate all’astronave.

-Sono troppo diversi. – aveva subito ribadito Hui. -Avevi ragione, Shen, sono dei precosmici. Figurati, con quella storia del ponte! Fabbricato dal diavolo perché non si può costruire in una sola notte! Da noi nessuno crede al diavolo, eppure i ponti vengono assemblati senza fatica in pochissimo tempo. Non abbiamo nulla da condividere con loro.

-Sono carini, però. E anche simpatici.

-Va bene. Passeremo ancora questa notte sulla Terra e poi ripartiremo. -aveva concluso Shen.

 

Una trasparente oscurità ammaliava le strade di Ascoli Piceno come in una fiaba. Shen e Bruno camminavano tenendosi per mano.

In alto, la Luna, mamma di Poeti e Artisti, feconda di vita e di dolcezza, si allargava con il suo occhio aranciato nel cielo.

Infine, i giovani erano entrati in una discoteca. La musica percorreva il sangue e le membra simile a una corrente di energia e spingeva a ballare.

Specialmente Shen che, fasciata da una tuta nera con bordature in oro, si era lanciata subito sulla pista con Bruno. Le braccia, le gambe, la testa, tutto seguiva quella cadenza forte che la faceva sentire sciolta e libera da ogni pensiero. I lunghi capelli, dai riflessi blu e argento, seguivano morbidamente il ritmo del suo corpo.

Solo dopo un paio d’ore, Shen aveva raggiunto le compagne che si erano sedute a riposare un poco al bar, insieme a Carlo e Pietro.

-Vieni, ti faccio vedere come sembra vicina la Luna, in cielo…- Bruno l’aveva presa per mano e portata sulla riva del fiume.

-Conosco bene la Luna, so quanto sia vicina… Ma tu non sai nulla di me…

-Noi sappiamo tutto l’uno dell’altra perché le nostre anime si sono parlate. – e Bruno l’aveva baciata.

 

 

La cosmonave attendeva a Colle San Martino pronta per la partenza. Albeggiava. Avevano trascorso un intero giorno e una notte sulla Terra. Si erano mischiate con i Terrestri come se lo fossero anche loro.

Ma, ormai, bisognava tornare a casa.

-Ragazze. – aveva esordito Shen – Siete perfettamente in grado di ripartire da sole. La nostra missione alla ricerca del titanio è stata compiuta. Ormai, saranno le cosmocontainer a finire il lavoro. Grazie alle informazioni raccolte, potranno rastrellare molto titanio con il quale costruire case, strade, ponti, astronavi… Dunque, non avrà importanza se io non torno con voi.

-Cosa dici?

-Non ho capito.

-Sì, rimango qui, sulla Terra, in questa città.

-Ma sei pazza?

 

-Ma su Io stai per diventare Comandante in capo delle missioni spaziali.

-Sì, lo so.

-E lasci tutto per stare su un Pianeta tanto precosmico e oscurantista!

-Devo farlo. Ormai, non sarei più felice se non provassi a percorrere questo cammino! –

Hui e Mei avevano tentato di convincerla ma non c’era stato nulla da fare.

Infine, l’astronave si era alzata nel cielo e, velocemente, era sparita alla vista.

Shen, invece, aveva imboccato il sentiero che l’avrebbe portata da lui, da Bruno.

Prima, però, aveva chiamato il padre sul telefono stellare.

-So tutto, Shen. – aveva risposto lui – Vai e sii felice. Noi dobbiamo sempre essere liberi di desiderare. Anche se non sarà facile, per te, sulla Terra.

-Padre, è talmente bella questa città, ricca di storia, di cultura, di grandezza, di Poesia, che non posso lasciarla. Si chiama Ascoli Piceno.

-Sei tornata al tuo Eden. L’amore ti guiderà. Io ti sarò comunque vicino. –

Eccolo, Bruno, in fondo alla discesa che l’attendeva con una vecchia auto a benzina.

Con lui, si era sentita subito a casa e, anche se fosse stato solo per un periodo, non poteva saperlo ora, un mese o, forse, un anno del tempo della Terra, non si sarebbe negata.

Vivere l’Amore era, soprattutto, rischiare.

La sera, avrebbe guardato con lui la Luna e si sarebbe sentita incantata e protetta.

Forse, per un mese, o per un anno, chi poteva saperlo, o, forse, persino per sempre.

 

Renata Rusca Zargar

 

 

BIBLIOGRAFIA

(8) Il suono dell’Universo: lo straordinario canto dei pianeti del Sistema Solare | VIDEO HD – YouTube

Suomi NPP: la terra di notte vista dallo spazio – Focus.it

Silenzio, parla Marte: i nuovi suoni dal Pianeta rosso catturati dal rover Perseverance – Il video – Open

Immagini dallo spazio: la Terra dalla notte al giorno – Bing video

immagini dell’italia dallo spazio di giorno – Bing images

Renata Rusca Zargar è autrice del libro “Pietre e piante: portafortuna, talismani e benefici effetti curativi per ogni SEGNO ZODIACALE”

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Chi è Renata Rusca Zargar

Savonese, impegnata in ambito sociale, studiosa di cultura islamica e indiana, insegnante in quiescenza, ha pubblicato diversi saggi e romanzi anche con il marito Zahoor Ahmad Zargar.

Tra gli ultimi nati c’è una raccolta di lavori delle signore anziane che hanno seguito i suoi corsi gratuiti di Lettura e Scrittura Creativa: “Leggere e scrivere …per divertimento, raccolta di racconti, poesie, disegni, calligrammi dei Corsi di Lettura e Scrittura Creativa”, pubblicato da Amazon.

Si occupa della Biblioteca di volontariato Libromondo e, prima del Covid, portava i libri in prestito nelle Scuole. Cura un blog di cultura, ecologia e società Senzafine: Arte, Cultura e Società di Renata Rusca Zargar  link

 

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