Riflessioni
un racconto di Giovanni Renella
Dover passare un’intera vita a riflettere, senza poter mai agire: era questo il suo triste destino!
Osservava l’esistenza degli altri scorrergli davanti ed era felice quando riusciva a catturarne l’attenzione.
Aveva imparato ad accontentarsi delle rare e fugaci apparizioni di chi sembrava soffermarsi lì per caso, sapendo bene, invece, che quelle soste erano spesso ricercate e volute, raramente casuali.
Tutti, passando oltre, lasciavano però un vuoto, anche se si erano trattenuti al suo cospetto solo per pochi momenti.
Ne temevano il giudizio, perchè sapeva essere sincero come nessun’altro e talvolta addirittura irriguardoso, tanto da risultare sgradevole o irrispettoso.
Ma era nella sua natura comportarsi così e non avrebbe potuto fare nulla per essere diverso.
Solo lui era in grado di restituire la piena consapevolezza dell’unico momento esistente: qui e ora.
Di quella sintesi che, piaccia o meno, raccoglie l’essenza della vita di ognuno, era testimone muto e custode riservato.
Con occhio indagatore scrutava nelle pieghe della vita di donne e uomini, che gli si paravano dinnanzi come se volessero sfidarne il giudizio.
Impertinente, neanche arrossiva di fronte a chi aveva l’ardire di mettersi a nudo in sua presenza; e va detto che non sempre era chiamato ad assistere a spettacoli gradevoli.
Era lì, immobile, a riflettere.
E non tutti erano contenti del responso che emetteva, con cui dovevano confrontarsi.
Alcuni, per camuffare l’indesiderato verdetto, provavano a ricorrere agli artifizi offerti dalla tecnologia, affidandosi al Photoshop.
Ma era una soddisfazione effimera, fugace, che svaniva, come d’incanto, al successivo passaggio di fronte allo specchio, fermo lì a riflettere l’immagine del trascorrere inesorabile del tempo.