venerdì , Novembre 22 2024

Raccontami una storia “Sakura”: intervista all’autrice

Il racconto “Sakura” della scrittrice Adriana Valenza ha vinto il concorso per racconti brevi “Raccontami una storia parlami di te” , organizzato dalla Carlo Biagioli srl.

“Sakura” è una delicatissima narrazione, racconta l’amore in senso lato, una storia tanto delicata da potere essere posta sopra un petalo di ciliegio, senza rovinarlo.

Una storia in cui l’amore racchiude tutto il senso dell’esistenza, a partire da quello del nonno per una donna che non ha potuto tenere con sé, il quale ha riverberato tutta la passione perduta verso l’adorata nipote. Sera dopo sera egli tesseva il suo amoroso inganno, inventando per sé la vita che non aveva potuto avere, regalando alla nipote il calore di sogni infiniti.

Quando alla fine l’inganno si disvela, fiorisce come un bosco di ciliegi, aprendosi al lettore e alla bellezza della vita che lo attende.

A seguire una breve intervista alla sua autrice Adriana Valenza.

“Raccontami una storia: parlami di te” il titolo del concorso. In che modo Sakura racconta la tua storia?

 Il racconto Sakura racconta la mia storia, in quanto il motivo occasionale nasce proprio intorno ad un libro  antico con degli ideogrammi  comprato  da un mio amico in Giappone in una sorta di antiquario. Questo libro mi ha affascinato perché mi sono chiesta quale storia nascondesse, chi fosse non tanto  l’autore ma il proprietario, che vite nascoste potesse contenere. Da lì il mio amico ha dato il nome al vecchio nonno e io mi sono immedesimata  sia in quella bambina affascinata che  vive di storie narrate,  ma soprattutto nel nonno creatore che conduce un’esistenza poetica e sognante, che ha la stanza dei pensieri sulle cui pareti potere scrivere in libertà ( come la vorrei io a casa mia), che inventa mondi alternativi che sono finzioni ma hanno la forza della verità.

Sakura mi rappresenta perché io amo il Giappone, sebbene non sia mai andata, ne adoro la cultura…perché sogno di passeggiare tra i ciliegi in fiori che sono belli e fragili come lo siamo tutti, come lo è la vita.

 L’amore è un filo rosso, tra un uomo e una donna, tra un nonno e una nipote. Ci sono “bugie bianche” così nella vita come in amore?

 Un tempo avrei risposto di no. Ero più categorica nel confine tra bene e male, tra realtà e finzione. Adesso dico che do alle bugie bianche qualche chance,  più che bianche diciamo alle “bugie pastello”, quelle che in fondo servono ad edulcorare una realtà pesante… Non mi riferisco alle cosiddette “bugie a fin di bene” perché di solito il bugiardo cerca il bene suo, ma alle “vestizioni fantasiose” che servono a non infierire su un dolore, che lo  colorano di sfumature tenui …pastello come dicevo prima.

Sì ci sono le bugie bianche nella vita: quelle degli adulti verso i bambini e  viceversa…il bimbo biricchino che sporco di marmellata dice “ non sono stato io” … tacere su alcune complicazioni per incoraggiare un malato…le bugie della speranza… dire che ciò che ti cucinano con affetto è buonissimo anche se non lo daresti a mangiare neanche al gatto… Queste sono bugie che non fanno male, in un certo senso anche bugie d’amore; certo in rapporto di coppia  tradire il proprio uomo o la propria donna e mentire diciamo che non rientra nella “categoria né bianco, nè pastello”!

 E’ una scrittura che si nutre e alimenta di potenti e delicate immagini poetiche la tua. Cosa o meglio chi ti influenza da un punto di vista letterario?

Io ho un modo di scrivere intimista che si riveste spesso di immagini poetiche anche perché abitualmente io scrivo più poesie che prosa, credo che  questo sia un moto del mio essere che poi si manifesta in ogni espressione. Da un punto di vista letterario proprio per la mia professione di docente di lettere mi sono nutrita della letteratura classica italiana di cui ho amato ogni autore per motivi diversi. Come in ogni elenco mi trovo in imbarazzo a fare una scelta, perché si farebbe torto ai non citati…alcuni dei miei scrittori preferiti sono presenti nelle frasi riportate nel mio racconto. Ogni volta che un autore mi dice qualcosa di me con un suo scritto o mi fa scoprire un lato inedito della mia personalità o della vita, lascia traccia del suo passaggio in me. Se dovessi fare due nomi, oggi ti direi la mia amata Alda Merini per la poesia e Alessandro Baricco per la prosa che sento vicini alla mia sensibilità.

 Perché ti definisci una poetessa pigra?

Come dicevo, io scrivo principalmente poesie e, scherzando  con gli amici , dico che la mia Musa non è Calliope come per Omero o l’Indignatio come per Giovenale, bensì la “Pigrizia”, perché se non fossi pigra scriverei un romanzo, perché mi piace la narrazione, ma ci vuole tempo, mentre le mie poesie nascono improvvise in un attimo in cui un’emozione mi parla fulminea. Pertanto la mia prossima raccolta di poesia, in fase di stampa, si intitolerà proprio “La poetessa pigra”.

Cosa rappresenta per te la scrittura?

La scrittura rappresenta  il “mio mondo parallelo”:  nel fantasy si apre la porta dell’armadio per accedervi, io lo faccio “ scrivendo  le parole”.

Nel racconto ti senti creatore, hai il dominio delle storie, dei personaggi, delle vicende..come spesso non accade nella vita. Nella poesia metti a nudo il mondo vestendolo spesso di metafore. A volte dico che la “prosa rende artefici, mentre la poesia vittima” . La scrittura mi permette di conoscere me stessa e gli altri, mi rende empatica verso le persone perchè in loro vedo un’emozione o una storia che forse cerca la mia voce per essere narrata.

 Come userai il tuo premio…per l’acquisto di quali libri?

In realtà, vista l’emergenza  dovuta al Covid 19 ho proposto all’organizzazione del concorso di convertire il mio premio, devolvendo la quota equivalente in beneficenza: una parte andrà ad una associazione di San Marino, suggeritami da Chiara Macina che ringrazio tanto per questo, una parte andrà per l’acquisto di DPI per  l’ospedale Sant’Elia operante nella mia città di Caltanissetta.

Un grazie di cuore va alla giuria del premio che ha condiviso e supportato la mia scelta, nella persona di Carlo Biagioli, e a tutti i suoi componenti. Ho avuto modo di conoscere Chiara, Carlo e Walter Serra durante un collegamento zoom sostitutiva della cerimonia di premiazione e ho incontrato persone stupende, entusiaste nella loro passione per la  scrittura, ma anche nella vita, li ho percepiti affini al mio sentire, pertanto colgo l’occasione per ringraziarli per le attenzioni e la immensa gentilezza dimostratemi.

  “Il dono del nonno” un libro magico, quale lo è stato per te nella tua vita?

Il mio libro magico..difficile rispondere..tanti. Sicuramente le opere di Pirandello. Un libro a cui tengo  in particolare  è “Oceano Mare” di Baricco perché  è poetico, perché mi ha insegnato il valore del  tempo dell’attesa, della possibilità di scrivere cose indelebili pure con l’acqua del mare.

 Ti senti un po’ Sakura?

Probabilmente sì…sicuramente mi piacerebbe esserlo. Mi piacerebbe essere come il fiore di ciliegio: averne la delicatezza, la bellezza soave non urlata che parla ai cuori, il profumo avvolgente, la sconfinata apertura degli orizzonti che dà la vista delle distese dei petali bianchi e rosa, la fragilità di chi cade per potere diventare frutto di ciliegio.

La fragilità non è un limite. È preziosa: sulle scatole della cristalleria si scrive “Attenzione fragile”, non sui pezzi di plastica. La fragilità  diventa sensibilità, diventa arte, diventa dono.

Sì, mi sento un po’ Sakura.

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