COME UNA FAVOLA
di Anna Bartoli
Mamma raccontami una storia!
La vocetta di Emma uscì fuori dal mucchio di coperte che la bambina aveva accumulato sul letto, costruendo come ogni sera la sua inespugnabile fortezza a prova di mostro mangiabambini.
Raccontami di quando hai incontrato il babbo e lui ti ha salvato!
Emma aveva già sentito centinaia di volte questa storia ma restava la sua preferita, seconda soltanto a “ raccontami di quando sono nata io ed ero una principessa”.
E Olga iniziò a raccontare, accomodandosi sulla sedia a dondolo accanto al lettino, con le gambe avvolte nel pile con la su disegnata Elsa di Frozen e accanto la tazza con la rituale cioccolata della sera.
“La mamma allora non era ancora una mamma. Era una ragazza che studiava all’università, che prendeva il treno ogni mattina per andare in città, a Firenze, a frequentare le lezioni di italiano, di storia di tutte quelle materie che ti piacciono così tanto – risolino di Emma, che in verità a scuola non andava molto volentieri – e le sue giornate erano piuttosto solitarie, nonostante si trovasse sempre in mezzo alla gente. Fino ad allora aveva conosciuto poche persone, ragazzi che come lei entravano e uscivano dalle classi alla affannosa ricerca di un professore o semplicemente di un posto dove studiare in pace.
La mamma allora non stava tanto bene, non si vedeva bella – ma mamma tu sei bellissima! – e pensava che lo sarebbe stata se fosse stata più magra, con il volto meno paffuto, con le gambe più affusolate… e non era contenta, si sentiva a disagio e si nascondeva sotto strati di maglioni abbondanti e magliette oversize. In realtà non era come il suo specchio sembrava mostrarla, anzi da tempo le sue guance non erano paffute e le sue cosce si erano snellite ma a lei non sembrava e si tormentava ogni volta che era l’ora dei pasti, chiedendosi come avrebbe fatto a smaltire le calorie di quel pacchetto di crackers o di quella grossa mela. La nonna e la zia avevano provato in tutti i modi a convincerla ma lei si sentiva davvero come il brutto anatroccolo, che non sarebbe mai diventato un cigno.
E poi mamma? Come ti ha salvato il babbo?
Il babbo è arrivato per caso, o meglio già c’era ma né babbo né mamma si erano davvero visti fino a quando, una sera, si sono incontrati durante una festa estiva e mamma ha capito che babbo non era capitato per caso lì, che cercava proprio lei, che forse allora proprio un brutto anatroccolo non era. E sono stati insieme tutta la sera, hanno chiaccherato e si sono tenuti per mano davanti allo spettacolo dei fuochi di artificio, quando babbo ha baciato la mamma per la prima volta.
Che bello, come in un film mamma!
Eh sì, come in un film! E da quel momento mamma e babbo sono sempre stati insieme e mamma pian piano ha smesso di vedersi strana allo specchio, ha smesso di pensare di essere un brutto anatroccolo e ha capito che i nostri occhi non sempre ci vedono come siamo ma come pensiamo di essere, che non ci sono corpi giusti e corpi sbagliati, che possiamo essere amati anche quando noi per primi non ci amiamo e così babbo, amando la tua mamma l’ha salvata.
Come è romantico, mamma!
Su, furbetta, è ora di dormire.
Va bene, ma domani sera mi racconti di quando io ero una principessa… va bene mamma? Va bene mamma?
Ma Olga aveva già socchiuso la porta, lasciando accesa la lucina notturna a rischiarare i sogni della sua principessina.