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Punti di non ritorno e svolte inaspettate

Punti di non ritorno e svolte inaspettate

di Anna Chiara Macina

Punto di non ritorno:

Definizione: momento o condizione a partire dal quale non si riesce più a tornare alla stato iniziale

Definizione: momento o condizione a partire dal quale non si riesce più a tornare alla stato iniziale: la crisi dell’azienda ha raggiunto un punto di non ritorno

Queste sono le definizioni di punto di non ritorno fornite dal dizionario, descrizioni asciutte sintetiche e molto figurative di uno stato d’animo, una condizione psicologica emozionante e coinvolgente.

Chi non l’ha sperimentata?

Se immaginiamo la nostra intera esistenza come una sorta di linea temporale non ciclica ma lineare, troviamo almeno cinque o sei punti in cui sperimentiamo un punto di non ritorno, un tratto temporale in cui siamo accompagnati in ogni passo da una consapevolezza: ogni avanzamento ci sta conducendo verso un punto di non ritorno.

Una condizione difficilmente reversibile, sempre più coinvolgente, sempre più emozionante, sempre più totalizzante.

Nel mentre, lungo il tragitto che ci conduce a questa nuova inaspettata meta il cuore fa le capriole, è sempre un po’ pericoloso camminare scalzi su una scala seppur di cristallo, è forse più rassicurante stare sempre nella proprio comfort zone facendo le cose conosciute, quelle che ci regalano una sensazione di certezza di rassicurante calma, ma si sa…l’essere umano evolve esplorando l’ignoto, battendo nuove rotte e mettendosi ripetutamente alla prova.

Ogni gradino “battuto” goduto ed esplorato ci avvicina al nostro inevitabile incontro con il destino, in questa fase in cui tutto può succedere e nulla è ancora realmente accaduto la mente vaga, complica, si spaventa, il cuore invece è puro e leggero, torna a casa, sperimenta la magia dell’incontro o meglio quella di un riconoscersi a posteriori.

“…l’assemblaggio è un riconoscersi dopo, non c’è alcuna razionalità in questo processo creativo”.

Raccontare una storia è raccontare ogni passo dell’eroe verso la principessa e ogni passo del drago contro l’eroe. L’energia sprigionata dall’attrito tra movimenti verso e movimenti contro è la benzina di ogni narrazione: il vento che sostiene l’aquilone della storia nei suoi volteggi. Proprio come un aquilone, infatti, una storia sale quando incontra correnti d’aria calda che lo sostengono e precipita in picchiata se incappa in un vuoto d’aria.

 

Ed è in questo guadagnare e perdere quota che si delinea il suo percorso.

 

Ogni storia ne ha infatti uno preciso e nascosto, il più delle volte ben diverso da quello pianificato in partenza. Un percorso misterioso che sarà la risultante dell’itinerario iniziale stimato e delle variazioni dovute agli imprevisti di viaggio. E che solo alla fine di una storia, come alla fine di un viaggio, si rivelerà ai nostri occhi con tale chiarezza da poter essere tracciato su un foglio: una sequenza di alti e bassi che ricorda il profilo frastagliato di una catena montuosa o il tracciato zigzagante di un elettrocardiogramma.

 

Nonostante questo però, nonostante solo alla fine del viaggio si possa davvero conoscere il numero e la direzione esatta dei passi fatti, senza un itinerario di massima del loro viaggio – cioè della loro storia – alcuni scrittori non si mettono nemmeno in viaggio. Sono gli scrittori che, decisa una meta, si sforzano di prevedere ogni più piccolo imprevisto, e una volta in viaggio si attengono il più possibile alla rotta tracciata, consultando la loro mappa ogni volta che si perdono per capire dove hanno sbagliato strada e in quale valle sconosciuta si trovano.

Vincerà il cuore oppure la mente?

Vince sempre e solo una cosa: ascoltare nel profondo le proprie e mozioni, ascoltarsi, seguirle, perché sono nostre e se sono emozioni non sono mai sbagliate, non possono essere irrispettose non viverle significherebbe solo una cosa: non avere il rispetto che dobbiamo a noi stessi.

 

 

 

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