Presentazione libro “Memorie di un camaleonte”: intervista all’autore
Giovedì sei giugno presso la libreria Feltrinelli di Rimini si è svolta la presentazione del libro “Memorie di un camaleonte” di Emanuele Ponziano. L’autore è stato intervistato dal giornalista Enea Conti, l’autrice Anna Chiara Macina ha letto alcuni brani tratti dal libro.
Sinossi “Memorie di un camaleonte”
Diego, quarantenne disoccupato alla perenne ricerca di una qualsiasi proposta di lavoro che possa permettergli di mantenersi, è sposato con Tamara, qualche anno più giovane di lui e da anni impiegata in un laboratorio statale, seppur assunta con un contratto a tempo determinato. L’instabilità lavorativa, ma soprattutto esistenziale di Diego, unita all’instabilità emotiva di Tamara, funge da ostacolo al progetto di formare una vera e propria famiglia. Tuttavia la sua poliedricità, il suo comportarsi da camaleonte per restare in equilibrio sul baratro della precarietà, sembra salvarlo ogni volta: non si tira mai indietro in ambito lavorativo (anche quando non ha le competenze necessarie) e gli viene naturale empatizzare con gli altri e adattarsi alle sfide che il destino posa sul suo cammino.
Diego è anche uno scrittore alle prime armi che, fra gli alti e bassi che la vita gli riserva, tenta di tenere viva la scintilla della sua più grande passione, anche se in maniera spesso incerta e disgregante.
Memorie di un Camaleonte è un romanzo-mondo che prende vita mescolando ricordi di natura autobiografica e finzione. Il tema principale è la precarietà lavorativa del protagonista (e di intere generazioni) le cui vicende vengono raccolte in quindici capitoli che alternano il tempo presente a un passato di memorie a cui si accede non per inerzia, non per partito preso, ma per via di uno stato emotivo che cresce nel protagonista in preda a effetti semi-ipnotici e a sensazioni di scoramento interiore. Un romanzo ironico, a tratti grottesco e dalle tinte drammatiche che si dispiega in un flusso impetuoso anche attraverso i tanti personaggi coinvolti nelle sorti del “camaleonte”.
Intervista all’autore
Come nasce l’idea di questo libro e quando?
Il 31/10/2017, alla festa di Halloween con alcuni amici, sono andato giù a Rimini, e tra un discorso e l’altro, ho raccontato di una giornata particolare trascorsa al lavoro anni prima. Così mi è nata l’idea di scrivere un “Memoir” delle mie esperienze lavorative svolte, che si sviluppasse fra una realtà di un livello superiore, il più alto che fossi capace, mischiata però a una finzione che definisse e racchiudesse al meglio l’intento letterario.
Quanto c’è di te in Diego il protagonista della storia?
C’è molto di me in Diego, il protagonista maschile del romanzo. Specialmente nei primi capitoli l’immedesimazione è massima. Nel proseguo della storia invece, in particolar modo dopo l’entrata pienamente in scena di Tamara, la protagonista femminile, il romanzo prende un’altra piega nonché una nuova forma: l’invenzione cresce e con questa le emozioni delle vicende diventano più potenti e coinvolgenti. A questo punto Diego si trasforma del tutto in figura letteraria. Da autobiografia, seppur scritta già con l’intenzione che non dovesse essere lineare e cronologicamente esatta, il genere cambia e diviene una memorialistica.
Il precariato sul lavoro è al centro della storia. Come si reagisce a questa condizione?
Senza mai arrendersi. Lo sconforto, le delusioni, stanno dietro l’angolo, in agguato, ma la propria convinzione, prima di tutto durante il colloquio, (che come pensa il protagonista, “il presentarsi a fare dei colloqui per trovare un mestiere è già di per sé un lavoro”), poi a contatto col nuovo ambiente in cui ci si colloca, i colleghi coi quali si deve instaurare un rapporto, Senza contare il periodo di prova, le energie e la lucidità che ti sono proprie devono circolare al massimo, e il pensiero tuo, interno, cioè che ce la puoi fare, non ti deve abbandonare mai. Non è semplice, lo so, soprattutto quando come accade spesso nel romanzo il lavoro che viene offerto o propinato a Diego è qualche cosa cui lui non ne ha mai fatto davvero esperienza. E il datore di lavoro, considerando anche il fatto che il nuovo candidato ha raggiunto un’età pienamente adulta, cioè è entrato di diritto nel club dei cosiddetti “anta”, ha bene in mente quale sia il suo progetto e di conseguenza il futuro dell’altro: approfittare degli sgravi fiscali che lo Stato concede, e a contratto provvisorio terminato, per causa di una scusante qualsiasi, assumere a suo posto un altro col medesimo contratto per perseguire lo stesso scopo. Nonostante ciò bisogna prendere il buono che ogni mestiere ti dà come fosse un dono. Un domani ne potrai essere solo grato.
Come sei riuscito a dare spessore emotivo al tuo protagonista per renderlo “credibile”?
Mettendo in luce sia le sue fragilità che le sue potenzialità. Come ho già detto precedentemente è con il personaggio di Tamara, che prendendo maggior respiro e una sorta di continuità alle vicende della storia, collocandosi così al centro delle attenzioni e delle intenzioni di Diego, e dello stesso lettore che ne segue il percorso, se questo riesce ad avvenire. Ma sono i pensieri più reconditi di Diego, le sue confessioni più intime, a volte addirittura quelle confidenze che qualsiasi persona non pronuncerebbe con tanta disinvoltura e sincerità nemmeno con se stessa, che riescono a renderlo di uno spessore emotivo notevole.
A chi dedichi questo libro?
Dedico questo libro in primis alle persone che stanno vivendo queste difficoltà, in un periodo come quello che stiamo vivendo quanto mai complicato e pregno di incertezze. Agli adulti come me, ma anche ai giovani di oggi, in maniera che non si lascino adulare da percorsi in apparenza meno insidiosi e più remunerativi come quelli della vendita tout court, regolati da percentuali e obbiettivi da raggiungere adeguati se si vuole solo sopravvivere, con un impegno e orari di lavoro improponibili. La stabilità dev’essere prima di ogni cosa propria, interna, ricercata.
Anna Chiara Macina