Pan – Viaggio sull’isola che non c’è, film diretto da Joe Wright, rivisitazione del classico Peter Pan di J.M. Barrie che porta sul grande schermo l’origine della leggenda del bambino che non vuole crescere. Nel cast figurano Hugh Jackman, Garrett Hedlund, Rooney Mara e il giovane e bravissimo Levi Miller nel ruolo di Peter Pan. Durante la seconda guerra mondiale in Inghilterra, un neonato viene abbandonato dalla madre alle porte di un orfanotrofio “lager” gestito da suore. Cresce sporco, triste e soprattutto impaurito con un forte bisogno insoddisfatto di appartenenza e rispetto. All’ombra del mastino con la gonna nera, Peter e il suo migliore amico “Pennino” sembra siano gli unici a faresi domande e cercare una verità sul loro passato e su quello che potrà essere il loro futuro. In una notte stellata e fredda, durante un bombardamento da fuoco nemico, la “suora mastino” issa la bandiera dei pirati sul tetto dell’orfanotrofio e improvvisamente dall’alto, come per magia, arriva una nave pirata e rapisce i ragazzi, oramai adolescenti, compreso il nostro protagonista. Arrivano, come da copione, sull’Isola che non c’è e il pirata vanitoso e bastardo Barbanera, il capo dell’isola, li attende per sfruttarli nelle miniere per ricavare la polvere delle fate. Peter si fa amici, compreso un giovane ma più grande Unicino, e lo sbadato Spugna, anch’essi al lavoro sotto gli ordini di Barbanera. Peter sa che un giorno rivedrà la madre che lo aveva abbandonato, perché trovando la lettera da lei scritta e lasciategli nella culla, lesse che un giorno si sarebbero rivisti in quello o in un altro mondo.
Peter è spaventato, manca di coraggio e di stima per se stesso, ma per fortuna come nel “il viaggio dell’eroe” c’è sempre quella figura che lo spronerà a ricredere in se stesso e a compiere il proprio compito. In fine il bene vince sul male e Peter resterà per sempre a casa sua sull’Isola che non c’è.
Su Petre Pan abbiamo letto tanti libri e racconti, viste varie versioni cinematografiche, ma in questo film, per fortuna, viene alla luce e sceneggiato bene, il confronto di un ragazzo con il mondo degli adulti. Peter è stato abbandonato e molte delle figure adulte nel film sono state rappresentate come persone cattive, bugiarde, feroci, e soprattutto vanitose. Violato del suo diritto a essere bambino Peter sviluppa inevitabilmente un senso di instabilità emotiva la quale sfocia in rabbia, ira e paura. Bravissimo il giovane Levi Miller nel ruolo di Peter, l’urgenza di appartenere ad una famiglia, ad un gruppo viene alla luce chiaramente nei suoi occhi, bravi anche gli altri attori, quasi tutti. Certamente non il ragazzo che interpreta uncino, un classico bellone, un po’ vuoto e inutile presenza scenica. La sceneggiatura si rifà alla storia originale, ma inserisce in punti strategici battute perfette, chiare e specifiche pugnalate per il giovane Peter e per alcuni spettatori. Il mito dell’eterno bambino, colui che non vuole crescere, credo venga sfatato dal semplice fatto che Peter è un ragazzo privato di una infanzia che gli spettava di diritto, un bambino abbandonato dalla famiglia per cause nobili in questo caso ma comunque abbandonato, sfruttato poi da una suora mastino, e da un uomo vanitoso e arrogante. Ecco che la purezza del piccolo uomo viene sporcata e violentata dall’altro lato della medaglia umana. Ancora una volta ci confrontiamo con l’eterna lotta dell’uomo con se stesso. Peter Pan non è un cattivo esempio: “…l’eterno bambino che non cresce e che non si prende le responsabilità e non capisce…”. NO! Peter è un cucciolo di uomo che da solo ha dovuto capire sviluppare il proprio percorso di crescita interiore, privato del senso di appartenenza, rispetto e amore, senza aiuto da parte dell’adulto, senza un consiglio o una carezza.
Peter Pan oggi come non mai è presente, non a caso lo hanno ambientato durante una guerra, proprio quella che l’uomo ha creato fin dall’inizio della specie e che non ha mai portato a termine.
Viva Petr Pan, abbasso gli adulti cattivi.
Fabrizio Raggi