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La storia di un’incredibile passione per il pugilato

Tra le cose che la nostra società raramente perdoni, quella di essere un conclamato perdente si affranca ai primi posti.

A mio parere, però, la celebrazione continua di atleti vincenti potrebbe, prima o poi, cadere a noia.

In tale ottica, questa è la storia del britannico Peter Buckley, il pugile più sconfitto della storia: dal 1989, suo anno d’ingresso nei professionisti, al 2009, anno del ritiro, Peter combatté 300 incontri, perdendone ben 256.

Dei restanti match ne pareggiò 12, vincendone solo 32. In pratica, una vittoria ogni 10 sconfitte.

A metà carriera aveva inanellato una serie record di 88 sconfitte consecutive.

In alcuni periodi degli anni novanta, per svariate volte, collezionò lo scoraggiante record di cinque sconfitte in sole quattro settimane.

Nell’ottobre del 1990, quando Peter vinse per due volte consecutive, Sport Argus, il giornale sportivo di Birmingham, titolò con serafico humor: “Due vittorie di Buckley non destabilizzeranno il pianeta?”.

Forse prendendo sul serio lo spirito del rotocalco, Peter infilò 29 sconfitte consecutive in meno di tre anni.

Detto questo, va anche chiarito che Buckley ha sempre dato battaglia, nei limiti dei mezzi fisici che il buon Dio aveva con lui centellinato, perdendo per atterramento solo in 9 casi.

In vent’anni da welter non ha mai accumulato peso, dimostrando serietà e disciplina.

Di professione muratore, nulla riusciva a fermarlo dal richiamo del ring; lo si sarebbe potuto convocare la notte per farlo combattere al mattino e lui, all’ora richiesta, si sarebbe presentato in tempo per il riscaldamento. Perché il ring era, ed è, la sua vera, grande passione.

Nella sua lunga carriera ha affrontato campioni britannici e mondiali, su tutti due nomi: Naseem Hamed ed Acelino Freitas, pugili di livello stratosferico.

In una nebbiosa notte di Birmingham, alla fine di ottobre del 2009, moltissimi spettatori vollero assistere all’ultimo match di Peter, un modello di incrollabile amore per il pugilato.

Uscito dalle corde per la trecentesima ed ultima volta, l’immagine che restò nell’arena non fu quella di un brocco dalle 256 sconfitte in carriera, ma l’esempio di un atleta che aveva fatto quel che voleva fare nella vita e lo aveva fatto con impegno e coscienza.

peter-buckley

La folla non ebbe esitazioni nell’alzarsi in piedi in una sincera ed infinita ovazione per il pugile più sconfitto di sempre; gli occhi eternamente tumefatti da generazioni di uppercut e diretti del nostro Peter, non seppero frenare delle lente e dignitose lacrime.

Marco Nicolini

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