L’evento sportivo più importante ospitato sul reale suolo inglese era stato, fino ad allora, il mondiale di calcio del 1966…
…fino ad allora, perché il 27 settembre del 1980 l’attesa di ogni suddito di Sua Maestà la Regina d’Inghilterra, superava ampiamente quella per ogni altro evento del passato.
Lo stesso giorno rimase pure nella storia come uno dei momenti più bassi toccati dalla nazione che della sportività, della correttezza e della lealtà aveva fatto un’autentica bandiera.
Sul ring della Wembley Arena di Londra, il campione mondiale dei pesi medi era Alan Minter, indiscusso idolo locale.
Da qualche tempo aveva strappato le cinture WBC e WBA a Vito Antuofermo, a Las Vegas, confermandosi nella rivincita con il grande pugile pugliese, solo tre mesi prima e sempre a Londra.
Nella rincorsa al titolo, il mancino di Crawley, due anni prima, aveva costretto al tappeto il nostro Angelo Biondo di Tarquinia, Jacopucci, a pochi chilometri da dove io scrivo queste righe, sul ring di Bellaria, infliggendogli le lesioni a seguito delle quali egli sarebbe morto, a Bologna, il giorno successivo. Una perdita terribile per il movimento pugilistico tricolore.
Favorito dai bookmaker, seppur di poco, in gran forma, in un ambiente familiare e con un morboso tifo al limite del fanatismo in suo favore, Alan Minter si preparava a spedire al mittente uno scomodo contendente: Marvin Hagler da Brockton, Massachusetts. La città che aveva dato natali, molti anni prima, al compianto Rocky Marciano.
Ad un minuto dall’inizio del match, Minter era già tagliato; alla fine del primo round si capiva chiaramente che la battaglia tra i due mancini era totalmente impari.
Mai toccato da un solo pugno, Hagler cominciò nella seconda ripresa a doppiare i jab con sinistri devastanti alla testa. Nei brevi scambi alla corta, la figura di Minter era squassata dalle bordate dell’americano.
I brevi attimi della terza ripresa furono strazianti per il pugile britannico, il quale venne fermato dal proprio angolo per evitargli una punizione peggiore.
Il pubblico totalmente bianco dell’Arena era arrivato da ogni lato dell’Inghilterra, in anni in cui lo scontro razziale si stava facendo più forte per le giuste recriminazioni della gente di colore; alterata da migliaia di birre, la folla non si capacitò dell’aver visto il proprio campione spazzato via dalla furia di Hagler.
Stupidamente ed ottusamente rifiutò d’accettarlo e cominciò uno spettacolo riprovevole, degno di altri palcoscenici.
Bottiglie e lattine piovvero sul quadrato ferendo gli uomini d’angolo ed i “bobby” che cercavano di proteggere Hagler.
Quasi tutti i giornalisti a bordo ring dovettero ricorrere alle cure, più o meno urgenti, del personale sanitario.
Il promoter dell’incontro e le autorità cittadine si profusero in scuse e richieste di perdono.
Alla fine, una trentina di persone furono arrestate e processate.
Particolarmente divertente fu la testimonianza di una di queste, un giovane londinese: “….Niente, io me la presi con un giornalista, tirandolo per i capelli; solo che non era un giornalista, era Vito Antuofermo che commentava l’incontro per la BBC. Si girò e mi diede un pugno alla spalla. Io andai per terra e ci rimasi finché un poliziotto venne ad arrestarmi. Meglio la prigione che un altro pugno di Vito!”
A parte questo, nulla fece ridere o sorridere nel post-match di quella autunnale serata londinese.
In un ambiente di massima ostilità, solo contro tutti, la stella già nata del Meraviglioso aveva cominciato il proprio abbagliante brillare: iniziava, infatti, il lungo regno di Marvin Hagler sulla categoria dei pesi medi, che sarebbe durato 6 anni, 7 mesi e 10 giorni, scolpendone il nome nel firmamento della storia dello sport.