Fantaccino su scoglio roccioso
o Pierrot rapito a spicchio di luna,
all’ala d’aereo m’affaccio
dall’alto di vecchio palazzo.
Avvezzo agli scontri degli austri,
a zuffe di folgori incense,
che vecchio aquilone non vada
di testa giù sino alla quercia di casa Barulli.
Salvezza ultimo spero: le coglia
mi restino aggrovigliate al filo di luce che corre
sotto il balcone dei Giardi.
Giuseppe Macina
1985 da “Cose”