Ombra: Ciò che è “selvatico” è ciò che ti salva
Io non ho una casa, solamente un’ombra, ma tutte le volte che avrai bisogno d’un’ombra, la mia ombra è tua.(Edoardo Nesi “La mia ombra è tua)
Siano benvenute le ombre che, anche se celate, silenziate o non desiderate, comunque ci accompagnano e chiedono voce per raccontare la loro storia
Il concetto di ombra è poliedrico e affascinante, ricco di accezioni e risvolti, appartiene al lessico familiare un po’ di tutti: ne cuce una Wendy per Peter che l’aveva smarrita, la guardiamo talvolta affascinati camminando e spiando la nostra immagine deformata a terra, è un fenomeno fisico che ci rapisce tanto, o ancora ci lamentiamo con questo epiteto quando ci sentiamo un po’ troppo pressati da una persona: “Sembri la mia ombra scollati un po’!”, ancora ne parla Joseph Conrad come di un luogo dove è necessario lasciarsi alle spalle le ragioni della prima gioventù per procedere oltre, superarne la linea.
Solo un luogo comune invece, narra che la luna abbia una parte in luce una in ombra: Il lato oscuro della luna è sempre luna, è nascosta alla nostra vista ma, naturalmente, il Sole illumina anche quella parte, sebbene noi terrestri non possiamo vederla.
Il vocabolario ci rimanda questa definizione in prima istanza:
La figura che un corpo opaco proietta su una superficie e che ne riproduce, più o meno alterata, la forma.
Perché Peter pan è narrato da Disney con la dictomia dell’ombra?
Nelle favole, così come nel linguaggio del quotidiano, parlare di “ombra” significa non solo parlare del fenomeno fisico, ma anche di una metafora: la parte non riconosciuta o non accettata di sé.
La ricerca della propria ombra è un tendere verso se stessi, cercarsi, in una eterna caccia all’anima, nella sua dimensione più vera e autentica, quella originaria e selvatica quella antecedente ai mille “…perché una brava bambina fa così…”.
Perché ciò che è “salvatico” è ciò che ti salva.
“Pan ci dice che il più forte desiderio della natura ‘dentro di noi’ è di unirsi con se stessa nella consapevolezza…” – (Saggio su Pan- James Hillan)
Cosa rappresenta di preciso questa parte oscura che ci intimorisce e allo stesso tempo ci stimola quanto meno a una riflessione?
Tanto di ciò che siamo oggi, ha le sue radici nell’infanzia, in ciò che ci è stato insegnato in termini di educazione e sistema di valori da seguire, si tende a cucirsi addosso un modello quasi sartoriale di persona da seguire, da interpretare, da divenire.
Sviluppiamo una sorta di personaggio, dal quale non discostarci mai.
Quando entriamo eccessivamente in questo ruolo e ci sforziamo a tutti i costi di interpretarlo, però, ci ritroviamo a estremizzare certe nostre caratteristiche.
Fedeli e proni al modello di “brava persona” che anche se in buonafede ci è stato insegnato desideriamo con forza respingere ad esempio quei tratti che si attribuiscono a una cattiva persona, li posizioniamo allora nell’ “ombra”, rispondendo ad esempio sempre “si” a tutti a tutto, diventando la carta moschicida di ogni genere di richiesta esterna e fuori c’è il bene e il male.
Le caratteristiche che non ci piacciono e che nascondiamo a livello inconscio rimangono comunque dentro di noi. E spesso noi le manifestiamo attraverso la proiezione, ovvero le vediamo negli altri, invece che in noi stessi, o può anche accadere il contrario le parti di noi che respingiamo ma sappiamo esistere e non ci concediamo di vivere le proiettiamo sugli altri in positivo, mettendoli su un piedistallo e comportandoci da statuine adoranti.
Le mie ombre:
– soffrire in silenzio: vorrei aprirmi di più con chi è meritevole di fiducia
– portare un peso con dignità: vorrei sperimentare il piacere di condividere il mio fardello chiedendo un aiuto qualche volta
– prima il dovere poi il piacere: se prima mi dedico al bello poi affronto i “compiti” con più slancio
-Terminare sempre la strada intrapresa: a volte è bello cambiare direzione se non è quella giusta
-avere sempre uno “schema” un piano un progetto: desidero vivere un po’ di pancia assecondando le mie emozioni che altro non sono che i desideri della mia anima
-apparire sempre al meglio: ho voglia di ricevere a casa un amico in pigiama e sentirmi in quell’intimità casalinga che si riserva alle persone del cuore
-sei bella solo quando sorridi: ho voglia di mostrare anche la “ciurma”
Solamente guardando e abbracciando tutte le parti di noi ci diamo la possibilità di essere chiunque noi vogliamo, sperimentiamo l’incontro con il nostro forziere di tesori, scopriamo di avere un potenziale immenso, è nell’autenticità del proprio splendore, nella dictomia tra luce ed ombra si diventa liberi e si comincia ad attirare a noi chi vibra sulla nostra frequenza.
Anna Chiara Macina