Da ragazzino lessi una novella in cui una bimba, carina e triste, ricca e sola, viveva con una governante schiava del tempo, sebbene ineccepibile.
Ogni sua azione quotidiana era scandita da una sveglia.
E dovendo questa riempire le giornate della ragazzina di tante adempienze, le sveglie erano innumerevoli.
Ed ogni sveglia era differente.
Aveva dunque un suo carattere.
Quella signora che la bimba riteneva tanto assillante e noiosa era per me un qualcosa di lontano, un esemplare di adulta.
Con la finestra serrata sulle possibilità di ridere, di svagarsi, di sognare.
Da grande il mio peggiore amico è un allarme, simpatico o nervoso, ma posso permettermi di cambiarlo, quand’anche talvolta di decidere se chiamarlo.
E’ attivo quanto le sveglie con carattere di quella governante, solamente occupa meno spazio, è meno vittoriano, è single.
Non si attornia di una cerchia famigliare di altri allarmi intendo.
Eppure, mi ha insegnato ad approfittare in profondità dei frangenti utili di questo passaggio che porta il nome di Vita.
A riposare del giusto respiro,fugace ma colorato.
A giocare nella consapevolezza dell’esaurirsi della ricreazione.
A riconoscere il sole di oggi, perché in qualche misura non potrà mai più essere quello di domani.
A riconoscere la naturalità del commettere errori, che si potrà correggere solamente al trillo dell’allarme di poi.
E se i maestri migliori mi hanno guidato con un campanellino, un campanellino di argento guida le mie azioni, coi miei pensieri e le mie fantasie.
Il campanellino le nutre ogni qualvolta prendono una loro forma come le nubi, il campanellino le riporta a casa e le ridimensiona al momento opportuno.
E se ho osservato tante dita e mani da bambino parlare lingue belle e brutte e stringersi e sciogliersi, ho imparato a catalogare il profumo del legno in cui si incastrano delle lunghe mine multicolore, ed ho imparato a volare assieme a loro, senza domandare più a niente o nessuno di accompagnarmi.
Quanti gradini ho dinnanzi.
Forse avrei potuto disegnarmi delle scarpe laccate con le alette cappuccino di gabbiano, per correre su questa alta scalinata, e volare da Te.
Se mi aspetti, comunque, tienimi da parte un pochetto di leoni e di tigri, una coppa di yogurt congelato, delle pagine bianche.
Mio caro Papà Futuro, ricorda sempre che anche se senti di dover vegliarmi, e non posseggo ancora le scarpe alate, i miei legnetti ribelli non possono evitare di pasticciare da soli.
Con affetto
Lo studioso del tuo Mondo.
Luigi Lewis Busignani