La luce che ci fa brillare e il canto dei grilli
“Non si tratta solo di brillare ma di aiutare anche qualcuno a brillare”.
Quando ero piccola avevo un pupazzo, una specie di lucciola con il volto in plastica e disegnati occhi, bocca e mani, il corpo morbido morbido come di gommapiuma, con indosso una specie di pigiamino colorato, se lo prendevi tra le tue braccia e lo stringevi il viso si illuminava, nella rèclame che lo pubblicizzava doveva essere un conforto luminoso per aiutare i bambini spaventati dal buio durante la notte, devono averlo detto anche a me quando me lo hanno regalato i miei genitori “Se ti viene paura e ti svegli non ci chiamare abbraccia il tuo pupazzo fa la luce”.
Immagino di averlo fatto, ho ancora oggi paura di dormire in piena oscurità lascio sempre filtrare una piccola luce dalla serranda, oppure un punto luminoso acceso, una piccola abat jour, la lampada di sale, la luce accesa in corridoio o nel bagno, ricordo una notte di terrore tantissimi anni fa, avrò avuto forse nove anni, sentivo un suono acuto, stridulo mi sembrava nel suo eco così amplificato da fare un rumore assordante, immaginavo un drago, un mostro, una creatura che da lì a poco sarebbe balzata sul mio letto per divorarmi, farmi del male, non volevo disturbare mio babbo e forse temevo un po’ un malumore da risveglio improvviso da parte sua, allora me ne sono stata buona e terrorizzata tutta la notte, poi al mattino, nella luce ho visto che altro non era che un grillino spaventato, o qualcosa del genere, che era rimasto chiuso nella mia camera e l’ho fatto uscire.
Ho sorriso della mia paura.
Non so dove sia finito il mio pupazzo, probabilmente un bel giorno ha smesso di funzionare oppure l’ho regalato a qualche amica più piccola, ma la grazia di incontrare persone dalle quali ricevere luce ed energia l’ho continuata a ricevere e anche a sperimentare, perché è nello scambio reciproco che si vive un rapporto.
Diversamente è solo retorica e a me la retorica non è mai piaciuta.
Non si regala luce agli altri dal pulpito di un piedistallo, salendo in cattedra o facendo i filosofi della domenica.
Come lo si fa?
Con tanti utilissimi consigli pratici che strappano sempre un sorriso (cosa c’è di più facile e difficile nella vita?)
Considerazioni sulla vita e sui massimi sistemi, la confidenza e scambio di piccole manie, gusti personali, tic, piccole paure, pesi del presenti e sogni per il futuro, schemi rodati e ali, questo costituisce il bagaglio, il piccolo forziere di un tesoro che un bel giorno abbiamo messo su una mongolfiera, sulla quale prima in un gesto d’incoscienza necessario e salvifico siamo saliti noi, poi ci siamo spinti ad accessoriare, completare, con quelle parti ed oggetti che erano comunque del tutto secondarie al resto: noi.
“Non si tratta solo di brillare ma di aiutare anche qualcuno a brillare”.
Come si aiuta qualcuno a brillare?
La risposta è molto semplice: ascoltandolo quando vuole essere ascoltato, parlando quando desidera ascoltare.
Comprendere che la vera essenza è cercare il proprio riflesso in un reciproco specchio.
Così si cresce così si sente meno paura.
Salire su una mongolfiera significa uscire dalla propria bolla, invece di cercarle le persone è necessario permettersi di essere trovati e solitamente ciò accade quando ti fai un regalo “fermi la mente e allora permetti all’anima di allargarsi” chi è giusto ti veda ti vede e riconosce subito.
La luce che mi hai dato:
-Quella che dall’alto illuminava un tavolino in un pomeriggio invernale: tu eri seduto sul divanetto io sono arrivata e rimaneva libera la sedia “, mi hai chiesto: vuoi sederti al mio posto che è più morbido stai più comoda?
Si, lo volevo! Aspettavo di sentirmi comoda da circa 46 anni.
-Hai trasformato draghi in piccoli grilli di cui sor (ridere) con l’ascolto e con un atteggiamento morbido e mai giudicante, mi hai strappato anche un sorriso quando continuavo a chiedere “ti ho sconvolto?” e mi hai ripetuto “Eh per fortuna ero già steso se no cadevo”.
Un peso condiviso diventa più leggero.
-Mi hai insegnato che se guardo bene e in piena luce una paura può diventare una cosa di cui potere ridere e mi hai promesso che un giorno lo farò.
-Mi hai raccontato degli aneddoti così buffi che ancora penso siano inventati.
-Mi hai insegnato a segmentare un enorme drago in tante piccole lucertoline: a trasformare un problema in piccole parti, da affrontare una alla volta: le cose belle si godono quelle brutte si affrontano, un passo alla volta.
-Quando la mia mente divaga troppo e i pensieri si aggrovigliano diventano caotici e pesanti mi riporti al centro con lo strumento della razionalità.
-Quando mentalizzo troppo e voglio trovare a tutto un filo logico mi ricordi che ho delle ali che mi possono portare ovunque io desideri, anche sulla luna.