A Natale siamo tutti più buoni…(IL GIORNO DOPO POSSIAMO TORNARE AD ESSERE GLI STRONZI DI PRIMA)
Mi sono sempre chiesta perché a Natale si debba per forza essere più buoni. Ricordo che fin da piccola non riuscivo a comprendere perché a Dicembre, con l’avvicinarsi delle Feste Natalizie, tutti si sforzassero di apparire più docili e gentili, risultando a volte talmente falsi e impacciati da sfiorare il ridicolo.
La cosa, non lo nego, mi divertiva ed effettivamente continua a farlo tuttora.
In verità, mi affascina molto l’essere umano; lo trovo un simpatico connubio tra il desiderio di sentirsi impeccabile e il sano istinto di sentirsi autentico.
Negare la parte più istintuale e vera è sempre stato un must a cui per centinaia di anni la morale esteriore ci ha abituati; tuttavia rimuovere ciò che viene giudicato come un “male” da estirpare non risolve il problema, né tantomeno dona pace interiore.
Il desiderio di sentirsi più buoni e più elevati è ovviamente innato nell’essere umano; e sicuramente questa è una buona cosa. Ci siamo mai chiesti perché a Natale questo desiderio venga avvertito maggiormente rispetto ad altri momenti dell’anno?
E’ interessante notare che questa Festa invernale è simbolicamente legata alla luce che nasce dopo il momento di massimo buio: il 25 dicembre infatti, ogni anno il sole “nasce” nuovamente, dopo che le tenebre, apparentemente e solo momentaneamente, hanno avuto la meglio sulla luce. Può forse questa essere una spiegazione logica e profonda del fenomeno? La simbologia nascosta dietro i miti e legata ai cicli naturali è, a mio avviso, sempre illuminante.
Tuttavia, queste disquisizioni più o meno filosofiche non eliminano il dilemma: essere autentici (e stronzi a volte) oppure apparire buoni?
In pratica: come comportarsi con la tanto amata suocera quando lei con premurosa cura si infila più o meno in punta di piedi nella vita di tutti? O, ancora, aspettare con calma e pazienza il proprietario dell’auto parcheggiata in seconda fila (nel caos cittadino prefestivo), o rigargli la fiancata con infinita nonchalance?
Probabilmente la soluzione sta nel mezzo: “in medio stat virtus” insegnano gli antichi. Mandare affanculo la suocera con leggerezza di cuore e sfoggiando il miglior sorriso mai visto; o augurare Buon Natale al parcheggiatore incauto con una bella scritta incisa sulla parte laterale dell’auto….. Ecco questi potrebbero essere due buoni compromessi.
Ironia a parte, penso che dovremmo imparare molto dai bambini; l’innocenza, la semplicità e la spontaneità che li caratterizzano dovrebbero essere per noi adulti qualità intrinseche da imitare e spunti preziosi sui quali riflettere.
Essere autentici presuppone la capacità di esprimere anche il disagio più grande nella giusta maniera; l’essere veri infatti non cozza con l’essere buoni, a patto che non si confonda bontà con buonismo.
Quest’anno a Natale facciamo come i bambini: scriviamo la nostra letterina a Babbo Natale, chiedendo qualcosa che ci sta veramente a cuore (può essere qualsiasi cosa…sia materiale che non!) e poi rilassiamoci, divertiamoci, abbuffiamoci e soprattutto permettiamoci di essere noi stessi in leggerezza e spontaneità.
Buon Natale a tutti!