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Mary Lee, lo squalo bianco con l’account su Twitter

Mary Lee, lo squalo bianco con l’account su Twitter

Pesa circa 2 tonnellate e misura oltre 5 metri di lunghezza, ha un nome dolce – Mary Lee – e circa 119mila seguaci su Twitter: stiamo parlando di un “great white“, si proprio un grande squalo bianco come il protagonista del film (Lo Squalo) che ha causato tanti danni all’immagine di questa specie degli oceani.

Chris Fischer, fondatore di Ocearch, un’associazione che non solo si occupa di tutela ambientale, e in particolar modo proprio di squali, ma è anche leader mondiale nella produzione di dispositivi per il tracking telemetrico di animali marini, è riuscito a catturare lo squalo nell’autunno del 2012 al largo di Cape Cod. Issata su un’imbarcazione, le hanno inserito un segnalatore sul corpo e le hanno dato il nome della madre di Fisher, Mary Lee appunto.

Da allora, ogni volta che la sua pinna emerge dalle acque dell’Atlantico, manda un ping che viene captato da un satellite e inserito nella mappa elettronica che ne indica gli spostamenti. In cinque anni, ha già percorso 65mila chilometri. Con una predilezione per le mondanissime acque degli Hamtpons, dove è stata ribattezzata “mascotte degli Hamptons”  e dove ha deciso anche di partorire i suoi nove figli, nati nel maggio dello scorso anno. Per conoscere gli ultimi spostamenti di Mary Lee, basta aprire una app sullo smartphone o fare un paio di clic su computer.

L’attività di Ocearch, raccontata da National Geographic e altri programmi televisivi, è riuscita a catturare l’immaginazione di molti americani, come conferma @MaryLeeShark, l’account Twitter dello “squalo più famoso della storia”. In realtà, l’obiettivo di Chris Fischer è di contrastare l’ossessione del pubblico per i “great white” che rischia di portare all’estinzione della specie. Spiega che è assolutamente necessario ridimensionare la paura dell’uomo verso gli squali,” perché se non ci saranno più tanti pescecani come Mary Lee, il nostro ecosistema marino sarà rovinato”.
Si calcola che dal 1986 al 2000 il numero di squali bianchi sia sceso del 79%. “Certo, nessuno di noi vuole essere azzannato”, continua Fischer: “Ma la paura è statisticamente infondata”. Nel 2016 sono stati registrati nel mondo solo 81 attacchi di squali bianchi contro essere umani, a fronte di 3500 persone affogate l’anno scorso solo negli Stati Uniti.

 

                                                                                   Fonte: repubblica.it

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