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“L’uomo nero” un racconto di Giovanni Renella

L’uomo nero

Un racconto di Giovanni Renella

Tratto da “Don Terzino e altri racconti”

Graus Edizioni 2017

Solo allora, con gli occhi semi chiusi, bloccato in un letto d’ospedale, riusciva a vedere chi aveva distrattamente incontrato, per giorni e giorni, voltando l’angolo della strada che lo riportava a casa.

Prima di quella sera, se avesse voluto descriverlo, avrebbe raccontato di un mendicante di colore, appoggiato a una stampella, che ciondolava nel quartiere chiedendo l’elemosina ai passanti.

Adesso che lo vedeva intubato, a lottare fra la vita e la morte, si sentiva in colpa per la sufficienza con cui l’aveva trattato ogni volta che lo incrociava.

Certo, spesso gli era capitato di allungargli qualche spicciolo abbozzando un mezzo sorriso di circostanza, ma mai aveva immaginato di accompagnare quel gesto con qualche parola che facesse trasparire un benché minimo interesse per l’altro, né avrebbe mai immaginato che quel gesto distratto, meccanico, sarebbe stato invece interpretato come la volontà di stabilire una relazione, anche se fugace, fra chi dava e chi riceveva.

L’elettroencefalogramma segnava l’epilogo di quei minuti di violenza di cui era stato vittima poche ore prima.

Rientrando a casa, tre balordi lo avevano accerchiato e, sotto la minaccia di un coltello, avevano cercato di rapinarlo, quando dal nulla era spuntato lui, l’uomo nero che chiedeva l’elemosina ai passanti, brandendo la sua stampella contro i tre malfattori.

Era stato un attimo.

Un pugno alla testa lo aveva tramortito e da terra, a stento, era riuscito a scorgere i tre delinquenti che si accanivano, con una violenza inaudita, sul povero mendicante che era corso in suo aiuto.

L’ultima immagine che si era impressa nella sua memoria, prima di perdere i sensi, era stata la lama di quel coltello vibrata contro lo sconosciuto di colore.

Steso in quel letto d’ospedale, si rendeva conto di non conoscere neppure il nome dell’uomo che rischiava di morire per essere accorso in suo aiuto.

Mentre sua moglie, i suoi figli e i suoi amici erano lì, dall’altra parte del vetro, a sincerarsi delle sue condizioni, per quell’uomo non c’era nessuno.

“Dov’era la sua famiglia?”

“Da qualche parte, c’era una donna che aspettava il suo ritorno?”

Eppure, un interrogativo lo avviliva più di tutti: “Come si sarebbe comportato se a essere assalito fosse stato l’altro?”

Sarebbe stato meglio non pensarci e sperare che quello sconosciuto, venuto da chissà quale parte del mondo, riuscisse a cavarsela.

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