Cosa ci fa a Viserba, in una calda sera d’estate, Ernesto Olivero, l’uomo che nel 1964 ha fondato con un pugno di amici il Sermig, Servizio Missionario Giovani, una realtà ‘abbracciata’ alla Provvidenza, che ogni anno fattura tra i 50 e i 60 milioni di Euro senza sovvenzioni pubbliche? “Milioni di persone che aiutano milioni di persone” è uno dei suoi motti. Nato nel 1940, Olivero ha girato tutto il mondo, incontrato i potenti della terra – laici, come Gorbacev, Lech Walesa, oppure più recentemente il presidente Mattarella; e religiosi: Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, Francesco I, ma anche Madre Teresa di Calcutta – e nel 1983 ha aperto a Torino l’Arsenale della Pace, una realtà che promuove accoglienza, educazione, integrazione e che distribuisce pasti e cure mediche a migliaia di persone ogni anno. Sposato, padre di tre figli, Ernesto Olivero è arrivato in questa piccola piazza della Riviera grazie a don Aldo Fonti, parroco di Santa Maria – Viserba Mare, che ha promosso e organizzato anche quest’anno la rassegna estiva ‘I lunedì di Viserba’, mettendo a tema tre parole che toccano tutti: “Dove stiamo andando” e invitando diversi testimoni del nostro tempo, nei loro ambiti, a parlarne. Un tema caro allo stesso Olivero che ha appena dato alle stampe un libro intitolato E’ possibile. La regola della speranza che è anche il titolo di questa particolare serata.
Le idee si cambiano l’ideale no
Ernesto Olivero, il primo ad arrivare, l’ultimo ad andare via
Dopo aver percorso lo stretto Viale Tonini ci sediamo nella piazza antistante la chiesa. Siamo arrivati con un piccolo anticipo sull’orario di inizio della serata: davanti alle prime persone in attesa di ascoltarlo, Ernesto Olivero è già lì sul palco. Legge, scrive, si guarda attorno. A fronte della sua storia, importante e unica, è rimasto se stesso, umile e, come dirà durante la serata, “posso cambiare tante volte idea, ma non l’Ideale, che è Cristo”. Si presenta Bibbia alla mano (“Non me ne separo mai”) come una persona diretta e schietta: ricorda di essere stato bocciato nove volte quando era piccolo, afferma di non saper parlare, che aveva promesso che non avrebbe mai preso un aereo, che non avrebbe mai parlato in pubblico. Ed invece… appunto: le idee si cambiano, l’Ideale no. Olivero racconta di essersi svegliato presto, alle 6, questa mattina, e alla domanda che cosa lo abbia spinto a percorrere 1000 km, con questo clima afoso, per essere lì con noi, risponde che la sua speranza, in queste occasioni pubbliche, è sempre quella di imparare qualcosa. Lui, che ha costruito una realtà immensa, basandosi esclusivamente sulla sua capacità di raccogliere i soldi per i poveri, trattando il denaro “come se fosse di Dio”.
Il Sermig l’Arsenale della Pace
1983: a Torino nasce il Sermig, l’Arsenale della Pace
Il Sermig, nato dall’intuizione di un gruppo di ragazzi cattolici allo scopo di vivere la solidarietà verso i più poveri, con una speciale attenzione ai giovani, per cercare con loro le vie della pace, ha la sua sede principale in Italia, a Torino (le altre sono in Brasile e in Giordania), presso l’Arsenale, un’antica fabbrica di armi in disuso. Dal 1983 il lavoro gratuito di tanti, soprattutto giovani, lo ha trasformato in un monastero metropolitano aperto 24 ore su 24, secondo quel modello di “chiesa scalza” di cui il Olivero parla nel suo omonimo libro e oggi tornato in auge grazie a papa Francesco, “che ci ha copiato”, afferma scherzando l’autore. L’enorme struttura è divenuta negli anni un punto di incontro tra culture, religioni, schieramenti diversi per conoscersi, dialogare, camminare insieme. Un punto di riferimento per i giovani che hanno voglia di dare un senso alla propria vita, una casa aperta a chi cerca un soccorso: madri sole, carcerati, stranieri, persone che hanno bisogno di cure, di casa, di lavoro. Anche gli anziani, troppo spesso abbandonati a se stessi. È anche un luogo di preghiera dove chiunque può sostare, incontrare il silenzio e Dio. Ognuno qui può donare qualcosa di sé: tempo, professionalità, beni spirituali e materiali. Perché “il bene esiste nella misura in cui trova spazio dentro di me”. Il risultato? Milioni di persone aiutano milioni di persone. Non che non esistano problemi, anzi: quello che cambia è invece il modo con cui vengono percepiti gli ostacoli, che, se affrontati nella maniera giusta, divengono grandi opportunità.
La storia più bella
“La storia di un cristiano è la più bella che possa capitare” prosegue Olivero: “perché il cristiano può fare le stesse cose di Dio. Non lo dico io, ma Gesù stesso, quando nel vangelo di Giovanni afferma: ‘Chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi’. Queste parole mi hanno sempre colpito, facendomi capire che il nostro Dio non vuole sottometterci. Gesù non esclude nessuno, ecco perché Lui è l’ideale a cui tendo. Essere come Lui significa anche essere severi, ossia pronunciare dei sì e dei no netti”.
Apertura verso gli omosessuali, no al sacerdozio femminile
Il ‘padre’ del Sermig dimostra un atteggiamento di grande apertura nei confronti degli omosessuali che incontra e che si dichiarano disponibili a seguire un cammino di fede, ma non è per il sacerdozio femminile: “Le donne hanno un altro ruolo nella Chiesa. Il modello di riferimento è la Madonna: il Signore non l’ha fatta sacerdotessa, anche se aveva tutte le carte in regola! Invece si è rivolto a Pietro, un uomo sposato”. Di qui l’esigenza di una partecipazione maggiore dei laici nella vita della Chiesa, che deve essere sempre aperta e dare anche ai non credenti l’opportunità di aiutare.
Erri de Luca e la ‘chiesa scalza’
La Chiesa scalza
Olivero ricorda poi il suo rapporto con lo scrittore non credente Erri de Luca che gli ha fornito lo spunto per la definizione “chiesa scalza”, divenuto il titolo di uno dei suoi libri più interessanti. Accadde il giorno in cui Erri era andato a trovarlo e aveva scritto un pensiero in uno dei diari alla rovescia di Olivero, ossia: “diari che non scrivo io, ma faccio scrivere a persone che mi colpiscono e che stimo. Oggi ho una trentina di volumetti”.
Entrare nel cuore dell’altro
È importante entrare in sintonia con il cuore dell’altro, senza giudicarlo, come quando tantissimi anni fa ha bussato alla porta del Sermig “una bellissima africana di 16 anni, incinta e disperata perché il padre del bimbo le aveva intimato di abortire se voleva che lui la sposasse. L’ho guardata e le ho detto di tenere il bambino e abbandonare per sempre quell’uomo: avrei fatto io il papà del bimbo”. O come quando un giudice gli aveva affidato Nicola, un ragazzo malato terminale di AIDS che aveva solo quindici giorni di vita ed era stato abbandonato da tutti: “Noi non sapevamo neanche cosa fosse l’AIDS, ma ci abbiamo messo il cuore. Quel ragazzo non solo non è morto, ma ha vissuto altri ventidue anni! Ogni uomo è figlio di Dio e ha diritto di morire da uomo, ecco cosa abbiamo pensato quando lo abbiamo accolto”.
Diventare luce in un mondo in mano al demonio
Miracoli, questi, che avvengono solo se noi siamo luce: “Il mondo è in mano al demonio, se le cose non vanno è perché non siamo luce. Se fossimo luce, andremmo verso la luce. Abbiamo solo tre possibilità, come nella parabola del buon samaritano: essere preti, uomini di legge indifferenti, oppure farci prossimo come il samaritano. Tutto si gioca su questo”. Olivero afferma che ogni incontro lo ha reso diverso: “Non è retorica quando dico che sono un bambino di strada, una prostituta, uno straniero, un malfattore. Conosco il dolore, i limiti, e le contraddizioni della vita, ma in tutto questo ho scoperto la speranza e che solo il bene può trasformare il male”. Più un cristiano diventa importante, più deve essere umile e disponibile al servizio, accettando anche gli imprevisti, come avviene al Sermig, “che va avanti grazie alla Provvidenza, senza banche e sovvenzioni pubbliche”.
L’Italia: uno dei Paesi più corrotti del mondo
Ma, si sa, il bene non fa notizia, soprattutto in Italia “uno dei Paesi più corrotti del mondo, una cosa che mi addolora profondamente”. Anche il Sermig è stato controllato ripetutamente, per verificare come questo ‘miracolo’ sia possibile: l’unica risposta “è che ci sono tantissime persone che fanno del bene in silenzio e che permettono a realtà come la nostra di continuare ad aiutare i bisognosi”. Ma i giornali questo non lo dicono, conclude Olivero che continua ad essere disponibile alle domande che un pubblico attento e partecipe gli pone. E anche noi ci siamo sentiti accolti, “abbracciati” da Ernesto Olivero e dalle sue parole e ne usciamo con la consapevolezza (e la speranza) che, allargando il cuore, tutto “è possibile”. Prima di Olivero, in effetti, l’aveva detto Gesù.
Lunedì di Viserba 2016. ‘Dove stiamo andando’. Il programma
Lunedì 18 luglio ore 21
Salviamo la nostra madre e sorella terra
P. Adriano Sella
Lunedì 25 luglio ore 21
La nuova questione migratoria, come affrontarla?
Prof. Stefano Zamagni
Lunedì 1 agosto ore 21
Dove sta andando la Chiesa di Papa Francesco?
Tra continuità e riforma.
Mons. Bettazzi, Vescovo emerito di Ivrea e padre conciliare.
Moderatore: don Pier Giorgio Farina, parroco di Savignano
Lunedì 8 agosto ore 21
“Dove lo butto?” Storie di ambientati e disambientati
Spettacolo di teatro-ragazzi.
Associazione Papa Giovanni XXIII
Lunedì 22 agosto ore 21
“Amori laetitia”. Esortazione Apostolica di Papa Francesco sulla famiglia
Mons. Francesco Lambiasi, Vescovo di Rimini
Lunedì 29 agosto ore 21
Vittime e carnefici nel nome di Dio
P. Giulio Albanese, direttore di “Popoli e Missione” e giornalista di Radio Vaticana
Lunedì 5 settembre ore 21
Canti e balli di una volta
con Silvano Perazzini e band
Informazioni: tel. 0541.738315
Viale C. Tonini 14, Viserba (RN)
E-mail: [email protected]