Il posto giusto in cui stare
C’era una volta una bambina…
Media altezza media corporatura media bellezza
Aveva però una prerogativa che la rendeva unica e speciale: un tatuaggio a forma di robottino
Ma non un robottino normale: uno gigantesco con la testa squadrata il corpo rettangolare un braccino alzato in segno di saluto, due occhiette neri e vispi e una bocca spalancata al sorriso e rossa come una ciliegia matura.
La bambina era nata così: con il braccio tatuato.
Anzi: con un robottino tatuato sul braccio.
A nulla erano valsi i tentativi dei genitori di lavarlo via.
Per tanto tempo i suoi l’avevano trovata molto strana e bizzarra, la sentivano continuamente parlare a voce alta da sola, in realtà lei conversava con il suo amico robottino e gli raccontava un sacco di cose: ogni nuova parola imparata quando era piccola, cosa pensava degli altri bambini poi, cosa vedeva dalla sua finestra, il divertimento di una gita e poi diventata più grande gli ripeteva le lezioni che studiava per la scuola.
Insieme imparavano tante cose e lei “le diceva a lui per dirle a se stessa”.
Lo stesso faceva lui con lei.
Il robottino andava con lei ovunque: faceva proprio parte di lei e cresceva con lei, occupando l’intero spazio del suo avambraccio.
Solo in un’occasione specifica lei lo copriva: quando doveva uscire con qualche ragazzo, temeva commenti sgraditi da parte del suo amico e voleva un pò di privacy, quando accadeva questo, indossava un vestito con le maniche lunghe ma il robottino si arrabbiava molto sentendosi tagliato fuori dalla sua vita.
Una sera la bambina ormai grande uscendo di fretta per un appuntamento cadde a terra e si formò un piccolo buchino sull’abito, il robottino subito ne approfittò per spiare un pò il ragazzo con cui la sua amica era uscita: un tipo tutto brufoli e con gli occhiali che parlava in latino per fare colpo su di lei, al ritorno a casa fece alla sua amata bimba una lunga predica.
Lei non gli diede molto ascolto ma poi finì per pentirsene.
Con il trascorrere degli anni il tatuaggio del robottino diventò via via sempre più sbiadito, finì con il diventare un pò come la polvere dorata sopra alla scatola dei ricordi, sino a che un bel giorno al risveglio non c’èra più, il braccio era diventato completamente nudo e libero da ogni disegno.
La ragazza pianse lacrime amare e sentì tutta la nostolgia del suo amico, ripensò ai bellissimi momenti trascorsi insieme a quanto era stato bello avere un compagno speciale come lui, le tornò alla mente la prima volta in cui avevano guardato insieme le stelle in una notte d’estate, a come il primo giorno di scuola prima e di lavoro poi, lui l’avesse sempre sostenuta e incoraggiata, si sentì in colpa. negli ultimi anni lo aveva un pò trascurato non dandogli ascolto in molte occasioni, in altre l’aveva addirittura coperto sino al punto che senza più alcun nutrimento per la linfa magica che alimenta ogni rapporto lui si era dissolto.
La ragazza non poteva rassegnarsi a questa perdita, con il robottino perdeva la parte più magica di sé, la più vera e autentica, quella che la portava a parlare con i gatti, essere gentile con le piante, sorridere ai bambini ma…indietro non si torna! questo pensava afflitta.
Sino a che una sera cenando al ristorante ebbe una sorpresa meravigliosa, c’era un grande camino nella sala e sopra tanti dipinti in uno di essi scorse il suo robottino come dentro a un cameo le sorrideva di profilo, lei subito cominciò a parlargli e a raccontargli di sé, gli impegni della settimana, cosa l’aveva fatta sorridere, per che cosa aveva pianto, cosa aveva acquistato di nuovo, la musica che aveva ascoltato, le nuove strade scoperte…la settimana dopo le capitò di trovarlo su un manifesto pubblicitario affisso a un muro, le faceva l’occhiolino ridendo, quella seguente sulla copertina di un libro un giorno che era entrata in una libreria, a ogni occasione lei gli raccontava tutto e lui la ascoltava e le raccontava di sé, di questa nuova dimensione che stava vivendo da quando non era più inciso su di lei.
Sino a che un giorno svegliandosi da un lungo sonno una domenica d’inverno piena di sole la ragazza notò che al dito anulare aveva un segno come una fedina tatuata e comprese che il suo amico era tornato da lei in una nuova forma meno visibile ma altrettanto nutriente, continuava a stringerla e così avrebbe fatto per tutta la vita…perché il posto giusto per due amici è solo uno: insieme.
Chiara Macina