Esattamente 89 anni fa moriva Harry Greb, uno dei più grandi pugili di ogni tempo.
Medio naturale, picchiava come un fabbro e fu l’unico uomo in grado di battere Gene Tunney.
Lo stesso Tunney ammise, anni dopo l’incontro, di esser sorpreso per l’essere sopravvissuto ai pugni devastanti di Greb. Tunney pesava otto chili più della ‘turbina di Pittsburgh’.
Stranamente, Greb, rimasto senza segno alcuno nell’incontro da poco terminato, volle raggiungere Tunney in infermeria, dicendogli le enigmatiche parole: “Non voglio più combattere con te. E non ti voglio nemmeno più vedere”.
Quando si parla di Greb, si trascende la storia del pugilato e si entra nella leggenda, perché nulla della sua vita ebbe qualcosa di qualificabile come normale: in 13 anni combatté 299 incontri, vincendone 261 e perdendone solo 20, pareggiando o terminando in ‘no contest’ i restanti.
Il suo allenatore doveva svegliarlo poche ore prima dei match, nei bordelli dove Greb passava tutte le notti. Durante il giorno, invece, si allenava con costanza maniacale.
Jack Dempsey, uno dei più grandi pesi massimi di sempre, lo volle come sparring partner, finendo quasi per pentirsene: “combattere con Greb – disse il grande Manassa Mauler – è come combattere con 8 uomini; è più veloce di Benny Leonard!”.
L’intensissima carriera che lo portava a combattere anche due volte la settimana, non tardò a lasciare strascichi; nel 1921, a 27 anni, soffrì il distacco della retina. L’anno seguente era completamente cieco da un occhio.
Si ostinò, nonostante l’handicap, a continuare a combattere e guidare. Sul ring seguitava a vincere, ma per strada ebbe numerosi incidenti, alla guida di macinini privi di ogni dispositivo di sicurezza.
Nel 1926, dopo aver perso il titolo da Tiger Flowers, ormai deturpato da pugni ed incidenti, si sottopose ad un intervento chirurgico al volto.
Non si svegliò più dall’anestesia, passando dal sonno al coma e dal coma alla morte.
Si interruppe così una delle più sensazionali carriere dello sport mondiale.
Morendo a soli 32 anni, Harry Greb lascia intatto nei secoli il ricordo della sua furia irrefrenabile, della sua vita intensissima, del suo grugno giovanile solcato di cicatrici.