Il 27 gennaio 1945, il campo di concentramento di Auschwitz, fu liberato dai soldati sovietici.
Nel mio piccolo, desidero portare alla luce un ricordo, tra i tanti emersi, di come anche la nostra cara Repubblica, collaborò alla salvezza di tante persone di religione ebraica, nonostante l’emanazione delle leggi razziali, di fatto mai applicate.
Questa memoria, questa importante ulteriore testimonianza è stata implementata da particolari grazie al contatto avvenuto ultimamente con Stefano Lupi, discendente di Enrico Garda.
Enrico Garda, come già sottolineato, anche nel libro da me curato “Giuliano Gozi. Un Uomo una Patria”, ebreo, aveva intessuto una ricca e fitta corrispondenza dal 13 aprile 1940, con il Segretario di Stato, Gozi, al fine di ottenere un incarico in America per sfuggire alle persecuzioni in atto in Francia. Oltre questa richiesta, fu nominato dall’amministratore di Garda, Eberardo di Parravicino, il cancelliere Federico Gozi, quale persona di fiducia per quanto riguardava il trasferimento a San Marino, del mobilio e dell’archivio personale.
Stefano Lupi, la persona che mi ha appunto contattato, per approfondire la storia di Garda, è il nipote di Enrico Magnanensi (padre di Maria Grazia Magnanensi, la mamma di Stefano, e figlio di Emma Rivoire Magnanensi nipote diretta di Enrico Garda).
Enrico Garda, nato a Torino nel 1865, console di San Marino a Parigi, lungimirante industriale, patriota e benefattore verso la Patria e verso gli italiani morì il 9 aprile del 1946 negli Stati Uniti d’America a Miami in Florida, senza lasciare eredi in quanto non sposato e senza figli, ma la sua storia è proseguita tramite le sorelle che invece ebbero una famiglia.
E’ stata pertanto una sorpresa per me essere appunto contattata da un discendente che, interessato della propria storia famigliare, grazie alle nuove tecnologie, è giunto al mio nome.
Sarà fatalità, ma proprio nell’anno in cui è stato pubblicato ulteriormente un altro libro “La meravigliosa bugia”, di Bagnaresi, Marzi e Morri, che tratta in modo meticoloso la salvezza degli ebrei dal 1939 in poi, si è aggiunta anche questa testimonianza che fa parte sempre di quel periodo.
C’è stata da parte mia molta emozione ricordare telefonicamente queste vicissitudini, io che sono stata designata nel portare alla luce le memorie famigliari tra cui quelle inerenti a mio zio, Giuliano Gozi.
Credo che questa sensazione sia stata provata altresì da Stefano e dalla sua mamma Maria Grazia (Magnanensi) e mi auguro che questo sentimento venga condiviso da tutti i miei concittadini portando così a considerare quanto di grande abbia fatto la nostra Repubblica, il Governo di allora e tutto il popolo, per salvare vite umane.