Farsi congelare per sconfiggere la morte: finzione o realtà?
Sono 150 le persone che a Scottsdale, in Arizzona, aspettano di poter tornare a vivere, un giorno, quando la tecnologia non avrà più i contorni della fantascienza, ma, divenendo realtà, sarà in grado di risvegliare dal sonno criogenico coloro che hanno scelto di non soccombere al tempo e alla corruzione della carne.
La Alcor Life Extension Foundation non è l’unica clinica degli Stati Uniti, e neppure del mondo, ad occuparsi di criogenia e ad offrire la possibilità di sopravvivere alla morte, nonostante questa pratica sia considerata dalla maggior parte degli scienziati alla stregua di una truffa.
Ma come funziona esattamente il procedimento di criogenia, che nella realtà risulta essere molto diverso da come narrato dalla letteratura fantascientifica?
Innanzi tutto occorre chiarire una cosa: per iniziare il processo di congelamento che porterà allo stato di ibernazione occorre essere legalmente deceduti.
Lo scopo della criogenia è quello di conservare il corpo umano a basse temperature, più o meno 160 grazi sotto lo zero: il processo di conservazione prevede la sostituzione dei fluidi corporei (plasma, sangue, ecc.) con sostanze crioprotettrici che hanno lo scopo di interrompere il naturale decadimento cellulare. Il fatto che il procedimento criogenico sia applicabile solo dopo la morte del paziente, e non prima in modo che le funzioni dell’individuo possano restare il più integre possibili, è facilmente intuibile: legalmente si tratterebbe di un omicidio/suicidio assistito.
L’unica alternativa possibile è quella di fare iniziare il processo il primo possibile, ovvero pochi minuti dopo che il medico legale ha stabilito la morte del paziente. Per questo motivo la Alcor Life Extension Foundation invita le persone in punto di morte a recarsi negli ospedali vicini alla fondazione; allo stesso tempo è sempre pronta ad intervenire in team in tutto il mondo, appena avvisati del sopravvenuto decesso.
Per poter usufruire di questo tipo di servizio, è necessario essere già iscritti alla fondazione e il pagamento del procedimento deve avvenire prima del decesso del paziente. Ovviamente stiamo parlando di una pratica dai costi tutt’altro che ridotti: si parla di quasi centomila dollari per l’ibernazione del solo encefalo, sopra i duecentomila dollari per la conservazione dell’intero corpo; queste cifre sono giustificate, oltre che dal processo di congelamento, anche dai costi del mantenimento del paziente negli anni, fino a quando la scienza non permetterà di far rivivere queste persone.
In realtà la criogenia, oggi, è una sorta di religione che si basa sulla fede nel futuro e nelle scoperte della scienza nei secoli a venire. Infatti, non esiste nessuna prova scientifica a dimostrazione che la resurrezione dei pazienti ibernati sia possibile: la comunità scientifica ha da anni condannato questa pratica, arrivando a definire criminali quelle aziende che la praticano rubando soldi ai pazienti con promesse e speranze inesistenti.