Enfant prodige. Questo si dice solitamente di un fanciullo che dimostra di avere qualcosa di speciale…
Jonathan Anderson, classe 1984,Irlandese, si racconta in un intervista, che leggeremo qui sotto, a Pambianco, rilasciata qualche giorno prima dell’ultima edizione di Pitti,
Il guest designer più atteso di quest’ultima edizione di Pitti si racconta senza fronzoli. Del resto, a 32 anni, Jonathan Anderson ha già dimostrato molta stoffa da vendere.
“Un bambino pieno di energia”. Jonathan William Anderson non ha dubbi nel descriversi durante gli anni dell’infanzia e, data la quantità di impegni che si susseguono nella sua agenda, quel pieno di energia non sembra essersi affatto esaurito. Nato nel 1984, il designer irlandese ospite della 92esima edizione di Pitti Uomo si è laureato nel 2005 presso il London College of Fashion prima di approdare da Prada come visual merchandiser. Nel 2008, lancia il brand maschile JW Anderson durante la London fashion week, nel 2010 aggiunge la collezione womenswear. Dal 2013 è direttore creativo di Loewe (Lvmh), ha in curriculum una serie di collaborazioni (Versus Versace, Topshop) e riconoscimenti ricevuti dal Bfc e non solo. Prima dell’evento in calendario il 14 giugno presso Villa La Pietra di Firenze, Anderson si racconta con frasi brevi, risposte nette, idee chiare come quelle che caratterizzano il suo stile. Qui di seguito riporto l’intervista presa da Pambianconews.
Quando ha iniziato a pensare ‘voglio essere un fashion designer’?
Lavoravo con con Manuela Pavesi (storica collaboratrice di Miuccia Prada, ndr). Lei è stata e sarà sempre un enorme fonte di ispirazione per me. Fu lei a dirmi che avrei dovuto pensare a un brand tutto mio.
Quali sono i designer che segue con maggior interesse?
Issey Miyake, Rei Kawakubo, Miuccia Prada. Cosa pensa di Pitti Uomo? Ha mai visitato la fiera? Pitti Uomo rappresenta un appuntamento importante per il menswear, vi hanno partecipato designer che ammiro molto. Sì, ci sono stato e non vedo l’ora di prendere parte alla prossima edizione.
Com’è nata la partecipazione alla prossima edizione?
Tutto è nato da Firenze, una città che mi ha sempre ispirato.
Cosa porterà in fiera?
Un’evoluzione di JW Anderson, uno spettro dal mood easy, rilassato.
Cosa rappresenta per lei l’Italia?
L’Italia è uno dei nostri mercati principali nonché sede produttiva del nostro ready to wear, quindi è un Paese assolutamente importante.
Qual è il suo punto di vista sull’abbigliamento maschile contemporaneo?
Credo stia vivendo un momento eccitante.
Le principali differenze nel lavorare a collezioni maschili e femminili?
Apprezzo ciascuna collezione allo stesso modo!
Come descriverebbe il brand JW Anderson e come si è evoluto negli anni?
C’è sempre l’idea di condividere i guardaroba e andare oltre i confini. Il brand, semplicemente, si evolve insieme a me.
Quanto sono importanti gli accessori per il brand?
Abbiamo lanciato Pierce (modello della collezione JW Anderson, ndr) lo scorso anno. La nostra linea accessori rappresenta ora una parte importante del nostro business.
Cosa pensa della formula ‘see now-buy now’ adottata da alcuni luxury brand?
È un servizio che viene dato ai clienti ma, allo stesso tempo, riflette il passato della moda.
Anni fa ha collaborato con Topshop e Versus Versace, ci sono altri brand con cui le piacerebbe sperimentare nuovi progetti?
Sto collaborando con Uniqlo a una capsule speciale che verrà lanciata il prossimo 18 settembre a Londra e, quattro giorni dopo, in tutto il mondo.
Un sogno che speri diventi realtà?
Sono molto felice di ciò che ho raggiunto.
Una personalità di poche parole, ma chiare e calibrate.