E’ più saggio sfidare o rispettare i propri limiti?
Ciascuno di noi ha o dovrebbe avere un sacro confine, inviolabile, da salvaguardare e proteggere spingersi oltre questo ideale lembo spaziale ci espone a un grave rischio: quello di stare male e di non prestare il rispetto alla persona più importante della nostra vita, noi stessi.
E’ ancora più importante saperlo identificare questo confine in modo da non esporci mai a situazioni, compromessi, sforzi eccessivi che implicano il suo superamento.
E’ controverso il rapporto che hanno le donne con questo concetto, o forse ciò che mi spinge a ritenerlo è la mia conoscenza più approfondita dell’universo femminile rispetto a quello maschile, ho tante amiche che arrivano a sera stremate e nel darmi un saluto mi dicono “Chiara non puoi immaginare oggi ho avuto una giornata acrobatica”.
Capisco al volo ciò che intendono dire ho tante giornate acrobatiche anche io, spesso ultimamente sono arrivata a sera così stanca che il solo pensiero di struccarmi e mettermi il pigiama mi sembrava uno sforzo immane.
A volte mi capita di dare la colpa al periodo, ma spesso la responsabilità risiede nella mia scarsa bravura a mettere dei limiti, se non lo faccio io per prima, è quasi impossibile lo facciano gli altri nel rispettarli.
Con il tempo ho imparato , o meglio, sento qual è la linea che non mi posso permettere di superare, non senza mettere a repentaglio la mia serenità, il mio benessere mentale la mia salute.
Non so se la mia soglia di sopportazione dello stress sia alta o bassa, ho però una netta percezione di quando mi sto avvicinando troppo a una zona minata, insidiosa, varcata la quale se lo stop non me lo impongo da sola è il mio fisico a fermarmi e lanciarmi segnale di allarme e richiesta di protezione, sotto forma di improvvisi dolori alla schiena, male alle ginocchia, emicranie fortissime, dove non arrivo io giunge lui e mi ferma.
Ogni volta mi chiedo “ma perché devo arrivare sino qua?”.
Sin da piccola ho detto sempre troppi pochi no, non ci riesco, ho sempre paura di dare una delusione a qualcuno, preferisco buttarmi nelle cose, cerco di farle al meglio, non sempre ci riesco perché apro troppi cantieri paralleli, questo mi fa soffrire molto, dovrei imparare l’arte di selezionare e fare una cosa alla volta, anche perché è il solo modo di fare bene ogni attività e soprattutto di godersela intensamente, dal principio alla fine gustando a fondo ogni tappa del percorso.
Con le persone dovrebbe guidarci lo stesso filo rosso, stare in una relazione di qualsiasi natura, sino a che è più la positività e gioia quella che si ricava, andarsene quando dopo numerosi tentativi e riaggiustamenti è la sensazione di perdere la propria preziosa energia ( a furia di spiegare, cambiare, provare, sopportare, scendere a compromessi) quella a prevalere.
“Sopporto per un po’, cerco di dare i giusti avvertimenti, lascio la persona libera di essere ciò che è ma se le cose non cambiano e lo schema si ripete all’infinito me ne vado”.
Scelgo me stessa e la mia serenità.
Questo dovrebbe essere il percorso anche perché diversamente non si fa il bene di nessuno, anzi si avvalora la credenza sia giusto così, sopportando, incastrando, incassando all’infinito.
Quando il mio sacro confine sta per essere valicato ho alcune piccole pratiche virtuose che metto sempre in atto e mi aiutano molto, non è un protocollo, più un assecondare il mio sentire, una sensazione un po’ atavica di messa in protezione di me stessa che mi guida e sostiene.
Mi fa benissimo rallentare, scendere un po’ dalla ruota di cricetino in cui mi sono ritrovata, i problemi, gli assilli mi aspettano anche domani ma se recupero un po’ di serenità sarò in grado di guardarli con più lucidità, me li farò un po’ amici.
Condividere un problema parlarne con una persona cara gli toglie quella carica di grandezza che io gli avevo disegnato, così come camminare o prendermi un po’ di tempo per piccole preziose cose solo mie, riordinare i miei cassetti, sistemare ciò che non trovo mai perché mai è nel posto giusto, progettare qualcosa di semplice ma così bello che solo il pensiero mi fa sorridere beata, pensare a quelle che sono le mie priorità, a quei giorni che davvero mi hanno resa me stessa, quasi mai quelli in cui ho corso o fatto acrobazie