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Crescere senza rimpiangersi cambiare senza spaventarsi

Crescere senza rimpiangersi cambiare senza spaventarsi

Il tempo corre veloce, i mutamenti esterni che produce in ciascuno di noi sono evidenti ogni volta in cui si sfoglia un album di vecchie fotografie, lo sappiamo eppure ogni volta ci stupiamo.

 

Noi in versione neonato in braccio ai genitori, dietro al banco di scuola, oppure ancora con un ciuffo ribelle e lo sguardo beffardo dell’adolescenza, sono le fotografie a raccontare chi siamo e  da dove proveniamo.

Si cerca nello sguardo immortalato dall’obiettivo di decifrare il proprio pensiero: cosa pensavo? Chi volevo diventare?

 

Ma soprattutto: il bambino di ieri sarebbe contento dell’adulto che sono diventato?

 

Non esiste un arbitro più spietato ed esigente di noi stessi nel giudicarci, in particolare questi pensieri fanno capolino nella nostra vita nei momenti di svolta, di transizione, quando si è perso il proprio lavoro, quando si cercano nuovi stimoli e si pensa di cambiarlo e si è alla ricerca di una nuova direzione, in seguito alla fine di un matrimonio, dopo un dispiacere o semplicemente un cambiamento.

 

Cambiare restando fedeli a se stessi:

questo è sempre stato importante per me, cambiare crescere è inevitabile ma io ho sempre desiderato conservare “il mio tratto”.

 

Io definisco questi periodi di “ristrutturazione aziendale”, nel caso di un’azienda la “ riorganizzazione della produzione e delle attività lavorative ha lo scopo di migliorare l’efficienza e ridurre i costi”, per una persona restaurarsi  significa capire in quale direzione convergere le proprie energie e accettare che una fase del proprio percorso personale è terminato, per volontà nostra o altrui.

 

“Se un sogno è il tuo sogno, quello per cui sei venuto al mondo, puoi passare la vita a nasconderlo dietro a una nuvola di scetticismo, ma non riuscirai mai a liberartene. Continuerà a mandarti segnali disperati come la noia e l’assenza di entusiasmo confidando nella tua ribellione”.

 

Spesso il difficile è trovare il sogno, la vocazione di vita, a volte per capire cosa ci piace davvero è sufficiente tornare con la memoria a cosa ci divertiva da piccoli, caricarlo di una buona dose di praticità e concretezza e il gioco è fatto.

 

Il sogno è sacro fa parte dell’individuo nella sua essenza più intima, vietato calpestare i sogni.

 

Ciascuno vorrebbe trovarsi nella posizione di “essere pagato per fare un lavoro che farebbe anche gratis tanto gli piace” soprattutto in un periodo di grande incertezza economica, in cui è già tanto lavorare tout court.

 

Il lavoro inteso come vocazione è svolto da pochi, per la maggior parte è l’occupazione della giornata, il tramite che permette di provvedere al proprio sostentamento e di quello della propria famiglia, per questo identificato come un diritto.

 

In questo caso il proprio sogno resta fuori dalla sfera lavorativa ma è comunque importante averne uno, poiché i sogni veri non solo danno significato all’esistenza, ma fanno star bene con se stessi, accrescono l’ autostima, rafforzano le difese immunitarie. Mentre inseguiamo i nostri sogni siamo autentici, come quando svolgiamo un’attività manuale che amiamo,ci prendiamo per quel che siamo senza autocritiche, lamenti, aspettative fuori luogo.

Chiara Macina

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