Entrare a Cinecittà può davvero essere concepito come entrare all’interno di una fabbrica dei sogni; come avrebbe sostenuto lo stesso Federico Fellini, che fece di Cinecittà la sua seconda casa, questa affermazione potrebbe apparire “forse un po’ banale ma anche vera”. Il percorso espositivo permanente “Cinecittà si mostra”, all’interno degli studi cinematografici di Roma, permette di esplorare questa fabbrica dei sogni nata negli anni Trenta del secolo scorso. Nel 1935 i quattro teatri di posa della Cines, all’epoca un polo all’avanguardia, vengono distrutti da un incendio; dalle loro ceneri, in meno di due anni, nascerà la “Hollywood romana” trionfalmente inaugurata da Mussolini in persona. Tuttavia “l’arma più forte del regime” sarà anche testimone della rovinosa caduta del Fascismo stesso. Cinecittà ha vissuto il dramma della guerra e l’euforia della rinascita italiana, fino agli anni del benessere economico: un percorso che si snoda dagli albori del complesso periodo noto come Neorealismo per approdare alla cosiddetta Dolce Vita, la quale trova proprio in Fellini il cineasta più rappresentativo.
Nel 1937 i neonati studi cinematografici romani esordiscono con ben diciannove pellicole all’attivo; seguirà una media di produzione che si attesta attorno ai quaranta film all’anno fino al 1943: i successivi sette anni, segnati dagli eventi bellici, registreranno un comprensibile declino per un totale di sole ventinove pellicole. Gli anni Cinquanta vedono la resurrezione di quello che veniva ancora considerato come il più importante complesso cinematografico d’Europa.
Sarà proprio Federico Fellini uno dei protagonisti assoluti della stagione d’oro di Cinecittà, subito dopo i drammatici anni della guerra. La mitica testa di Venusia, che emerge dalle acque della laguna di Venezia ne “Il Casanova” di Fellini, dà il benvenuto ai visitatori di Cinecittà nel piazzale antistante la Palazzina Presidenziale, a sua volta attigua alla Palazzina Fellini. Nell’edificio espositivo dedicato a Fellini, è possibile ammirare alcuni costumi realizzati per i suoi film: quello indossato da Anita Ekberg ne “La Dolce Vita”, quello esotico di Alberto Sordi ne “Lo sceicco bianco”, quello di Enotea del “Satyricon”, infine alcuni costumi de “Il Casanova”.
La visita guidata è incentrata per gran parte attorno alla figura di Fellini: d’obbligo è la sosta davanti al celebre Teatro 5, all’interno del quale hanno preso vita numerosi capolavori, non soltanto felliniani, ma addirittura di buona parte del cinema italiano e non solo. E’ qui al Teatro 5, infatti, che avviene lo storico incontro tra Federico Fellini e Martin Scorsese. Nel 1979 Scorsese visita Cinecittà, durante il suo viaggio di nozze, in compagnia della moglie Isabella Rossellini; all’interno degli studi cinematografici, Scorsese in quell’occasione conosce anche Dante Ferretti, scenografo e collaboratore di Fellini. L’intreccio vincente a quel punto prende forma e sostanza: Scorsese forse già pensa che ci possano finalmente essere tutti gli ingredienti per realizzare il sogno che coltiva fin dal 1977, ossia “Gangs of New York”. Ma all’epoca mancava ancora l’ingrediente probabilmente più importante: i fondi necessari per quello che si prospetta come un kolossal, dovendo ricreare di sana pianta lo scenario della New York di fine Ottocento, con tanto di porto.
Nel 2000 il sogno si concretizza: Scorsese e Ferretti cominciano a lavorare insieme all’ambizioso progetto di ricostruire la New York del 1860. Il porto viene ricreato all’interno del bacino degli studi di Cinecittà, già utilizzato a suo tempo da Fellini per “Amarcord” e “Il Casanova”. Per quanto riguarda i dettagli storici, Scorsese s’ispira al “Satyricon” di Fellini ma anche a “C’era una volta il West” di Sergio Leone. Durate i lavori per il film di Scorsese erano in corso gli ultimi allestimenti per la prima edizione del Grande Fratello: si narra che in quei giorni Scorsese abbia fatto spostare la gru con la parabola per le trasmissioni del Grande Fratello, poiché la stessa interferiva con il panorama dell’antica New York. Oltre al simpatico aneddoto, della scenografia di “Gangs of New York” rimane ad oggi solo un piccolo edificio diroccato.
Interi set permanenti sono invece quelli dell’antica Roma, con tanto di foro e templi, e quello del Tempio di Gerusalemme: quest’ultimo è stato realizzato, dallo scenografo Francesco Frigeri, per la pellicola “The young Messiah” diretta da Cyrus Nowrasteh.
Vi è poi la Prop Warehouse, che conserva centinaia di decorazioni, sculture e attrezzature sceniche utilizzate sui set. Infine è nella Palazzina Presidenziale, dedicata tanto al western quanto alla commedia italiana, che il visitatore può accedere anche a zone interattive: si può entrare dapprima in un saloon e poi nella director’s room, dove si possono ammirare oggetti di lavoro appartenuti a registi come Federico Fellini, Sergio Leone, Martin Scorsese, Lina Wertmüller, Roberto Benigni e Carlo Verdone; nella sound room si può provare l’esperienza del doppiatore; nella green screen room si può interagire con un background virtuale realizzato in digitale. Prima di uscire dalla Palazzina Presidenziale è d’obbligo passare attraverso il sottomarino S33, realizzato per il film “U 571” diretto da Jonathan Mostow.
Simone Sperduto