Gianni vuole scrivere. Ha 15 anni e vuole specializzarsi in romanzi di genere e commedie, mi chiede di insegnarglielo. Poi mi dice che potrebbe pubblicare con una casa editrice a pagamento, ma che non vuole perché uno scrittore diventa tale quando riesce a passare le difficili selezioni con agenti ed editori, persone di cultura e che s’intendono di letteratura.
Gli rispondo: “Gianni, io mica ci credo tanto a sta cosa”
“Perché?” mi chiede.
Perché. Ecco, perché, Gianni piccolo sognatore di pastafrolla:
Charles Bukowski in cerca di editore.
Scarico in formato .pdf una copia dell’E-Book piratato di Charles Bukowski: “Storie di ordinaria follia”.
E’ il libro più famoso dell’autore, milioni di copie vendute in tutto il mondo, tradotto in più di trenta lingue, ne hanno tratto lungometraggi, corti e fumetti. Non è “Niente canzoni d’amore”, è “Storie di ordinaria follia”.
Lo tramuto in documento word con acrobat reader, ci metto sopra il mio nome, elimino tutti i riferimenti a Charles Bukowski sostituendo il nome dell’autore con il nome fittizio di Ector Shovinskij e cambio il titolo in Girls and Trash (in onore a Women e Pulp). Cambio il titolo a ogni racconto, ma lascio il testo invariato. Ne faccio un bel manoscritto e mando a una rappresentanza della alta, media e piccola editoria. Non mando curriculum, mi presento come scrittore alle prime armi. Poi aspetto sei mesi, vivo la mia vita ed ecco che pian piano arrivano le risposte.
Il primo a scrivermi è un certo Fabio Magnani, un agente che prontamente mi risponde che ancora sono “grezzo, che dovrei concentrarmi più sul testo prima di mandare e che non è interessato a rappresentarmi”. S’incazza anche, stanco di questi scrittori in erba che gli fanno perder tempo. Ovviamente lui non ha idea di aver appena mandato a quel paese la storia della letteratura mondiale, ma io non glielo faccio sapere, ringrazio e vado avanti.
Mi scrive Silvia Cecchini, si occupa di Audiolibri, quasi offesa mi dice: “Ma come può pensare che un libro misogino possa piacere? Non leggo queste cose”.
Mi scrive una delle più quotate agenzie letterarie italiane, lei è l’agente di Susanna Tamaro, la chiamano la rossa americana. E’ Vicky Satlow della VS Literary Agency.
“Carissimo signor Cascio” mi scrive, “i suoi racconti non hanno toccato le nostre corde, si rivolga a qualche altro che possa apprezzare il suo stile letterario”.
La Liux edizioni mi mette in sordina, la Eiffel Edizioni mi comunica che il libro non ha superato la loro commissione di lettura, così fanno quelli delle Edizioni Eo.
Fernandel mi dice di no, me lo dice così: “Ci dispiace ma abbiamo scelto di non pubblicare i suoi racconti”.
Cicorivolta mi dice di no, s’incazza perché quel libro è un’americanata, che se sono di origini americane e mi piace scrivere della mia terra, dovrei andarmene, perché qui si scrive di pane e salame. Cico’s è u tipo in gamba, davvero Storie di ordinaria follia è un’americanata, mica c’ha torto.
Un’agenzia che fa E-Book mi dice di no: “Non siamo interessati”, un altro mi dice che per vendere meglio dovrei lasciar stare i racconti e scrivere saggi. Stefano Braghi agente mi dice che dovrei rivedere molte cose e insomma, nessuno ad oggi, mi ha dato risposta positiva se non due editori che dopo avermi scritto di essere piacevolmente colpiti, mi mandano dei preventivi chiedendomi di pagare:
Eracle Edizioni – 600 euro
Libri di Emil Editrice – 1.500 euro
Un altro cerca di mettersi a prezzo, “mettiamoci d’accordo” mi dice, un altro ancora, Giulio Perrone, mi dice che per editare dovrei partecipare a un concorso di letteratura a pagamento.
Kowalski editrice, di Gino e Michele, mi scrive che il libro non è inerente alle loro scelte editoriali, lo stesso fanno quelli di Editori Riuniti e infine, altre 22 case editrici tra cui Addiction o Gamberani, mi scrivono espressamente che se non riceverò risposta entro i 3-6 mesi, devo considerarlo come un implicito rifiuto visto che, avendo centinaia di manoscritti, non possono rispondere a tutti.
Sono passati otto mesi.
Mi scrivono in molti, ma tutti rifiutano quello che io considero un capolavoro letterario e in fine mi scrive uno dei migliori agenti Italiani, si chiama Tronchero ed è molto disponibile. Mi dice: “Ho letto Trash and Girl e devo dire che il libro non è riuscito a convincermi, la tua narrazione è molto frenetica, troppo caotica, come se scrivessi troppo velocemente.”
Tronchero però non è nato ieri, è uno che sa di cosa parla ed è l’unico ad aver quasi individuato la verità. Mi dice anche: “Noto uno stile molto americano, come se fosse stata fatta una traduzione dall’inglese. Non so se è un omaggio voluto, ma i fatti di pag. 33 ricordano molto da vicino quelli narrati in un libro di Bukowski, Storie di ordinaria follia”.
Rido. Vorrei dirgliela la verità, che il manoscritto tutto ricorda Bukowski perché è di Bukowski, ma evito ripromettendomi di scrivergli in seguito. Non l’ho ancora fatto.
Mi fermo qui perché avete capito il messaggio suppongo. Al piccolo Gianni, a voi tutti, a chi mastica di letteratura o meno: io non so cosa faccia di un romanzo un best seller e di un best seller un manoscritto da rifiutare, ma so per certo che ognuno di voi, che scriva storielle, racconti di vita vissuta o capolavori letterari, mette nel proprio lavoro la stessa quantità di sudore, non una goccia in meno. Cercate quindi con cura a chi affidarvi e sappiate che nessuno, né editori né agenti, è portatore della verità letteraria: se così fosse, Bukowski non lo conosceremmo neanche e Dio solo sa quanto vale la sua irriverenza in questi tempi di prostituzione culturale.
Se ve lo state chiedendo, il piccolo Gianni non ne ha tratto nessuna conclusione, è solo confuso, io ho firmato un contratto con un’importante agenzia letteraria, i miei romanzi sono stati presi da un grosso gruppo editoriale e Storie di ordinaria follia di Charles Bukowski lo trovate ancora in libreria, dove merita di stare.
Alessandro Cascio