Krizia, classe ’25, Maria Mandelli, come tutti noi la conosciamo, è morta ormai una settimana fa, all’età di 90 anni.
Questa volta, Krizia, i bagagli li ha fatti sul serio, ed è uscita di scena, lasciandosi alle spalle un grande patrimonio del Made in Italy, che a noi non rimane che onorare.
Bergamasca di origine, milanese di adozione, Maria Mandelli, in arte Krizia è tra i precursori della moda italiana, avendo aperto la strada all’affermarsi degli stilisti del prêt-à-porter made in Italy. Il percorso della stilista, infatti, è cominciato agli inizi degli anni Cinquanta, quando, assieme all’amica Flora Dolci, prende a prestito il nome di un personaggio dei dialoghi di Platone, e con una scelta coraggiosa decide di lasciare l’attività di insegnante per cominciare a disegnare la moda. Qualche tempo dopo, in un appartamento milanese, avvia la prima produzione che lei stessa porta in giro per le boutique.
Una storia tutta Italiana, che ha il sapore del dopoguerra, di quella italianità che tutti ci invidiano e che delinea un iniziale panorama del mondo della moda che andava delineandosi e che avrebbe immortalato, lei ed altri, tra i più grandi creatori e stilisti del secolo scorso.
Creatività, coraggio e forza d’animo, queste erano le costanti.
Il debutto ufficiale avvenne nel 1957 al salone della moda (Samia) di Torino, dove ottenne il riconoscimento dei compratori. In seguito, è stata tra i partecipanti alle prime sfilate fiorentine a Palazzo Pitti, e tra i primi stilisti, assieme a Missoni, a scommettere su Milano, dove ha sfilato con successo sin dagli anni Settanta. Nel 1986, è stata nominata commendatore della Repubblica Italiana.
Nel febbraio 2014 il marchio ready-to-wear è stato ceduto al gruppo cinese Shenzhen Marisfrolg Fashion Co. Ltd capitanato da Zhu Chongyun, che durante l’ultima edizione di Milano fashion week ha riaperto lo storico monomarca in Via della Spiga 23 e presentato la collezione primavera/estate 2016 all’interno della sede del brand, in Via Manin, nello storico palazzo Melzi d’Eril.
Laura Biagiotti, sua grande amica, a capo di un’altra stella del made in Italy, la casa di moda Biagiotti, la paragona ad Elsa Schiaparelli e a ciò che essa ha rappresentato per la moda Francese.
“ Degli esordi, quando insieme strapparono il primato delle sfilate da Firenze a Milano, Laura, rimpiange l’atmosfera familiare degli inizi e critica l’evoluzione individualistica spinta dal commercio.”
Ancora racconta: “ Per Mariuccia creare nella capitale industriale un segnale forte della creatività italiana è stato un atto di fede. Prima c’erano solo Roma per l’Alta Moda e Firenze. Erano gli anni 1972-73, eravamo un gruppo sparuto — io, Krizia, Walter Albini e Missoni —, siamo stati i primi a lasciare Firenze e a credere in questa nuova sede, i capannoni della fiera di Milano, città che poi si è rivelata unica antagonista di Parigi. Mi piace ricordare Mariuccia come grande mecenate.
Le sue creazioni hanno segnato un’epoca e mi auguro che restino a disposizioni dei giovani, in un museo.”
Erano i tempi della liberazione della donna che nasceva soprattutto dall’ interno dell’abito.
Mariuccia lo ripeteva sempre, continua Laura:
“Chi ha più tempo per il vestito da cerimonia, da sera? Sono concetti superati. L’abito dell’occasione è finito, ora c’è l’abito per la vita”.
Donne di coraggio, di carattere.
“Nelle sfilate collettive quando non era contenta diceva “Facciamo i bagagli e andiamo via”, gettando tutti nella disperazione.
Una cosa che trovavo molto spiritosa. Ai tempi i calendari li facevano i nostri mariti al telefono come una famiglia. La complicazione è arrivata quando ognuno se ne è andato per i fatti suoi cercando nuove sedi. E non so quanto ci abbia fatto bene questa separazione”.
Il tono che si percepisce da questi racconti, di chi come Krizia ha condiviso i banchi di prova di un periodo d’oro della moda Italiana, della creatività, sono malinconici.
Come potrebbe essere altrimenti, erano tempi molto diversi, meno caotici, dove dietro la creazione e il genio c’era una persona, al massimo due.
Oggi ci sono industrie, laboratori immensi, grandi gruppi finanziari.
I sogni sono guidati dai numeri e spesso falciati da essi.
Talvolta ci si ritrova, ahimè, a conoscere grandi personalità o tasselli importanti del nostro passato, nei vari settori, una volta scomparsi.
“Ma pensa.. era proprio in gamba!” Si sente dire.
Non credo però sia il caso di Krizia, fin troppo nota all’utenza Italiana e “di famiglia” per gli addetti ai lavori.
Spazziamo via la malinconia e facciamo posto all’orgoglio, per chi, facendo ciò che amava, ha costruito negli qualcosa di prezioso di cui andare fieri.
Ciao Krizia, da tutti noi è solo un arrivederci.