Guardo il calendario appeso nel mio ufficio, il cerchietto rosso è stato aggiornato alla data del 13 maggio.
Diciannove anni fa a quest’ora, pianificavamo con larghissimo anticipo la valigia, destinazione Cambridge, dove dovevamo affrontare un’ esperienza di studio della durata di tre settimane, la preparazione dei bagagli era l’impegno più gravoso delle nostre giornate, ignoravamo sarebbero arrivati per noi giorni in cui avremmo dovuto pensare a cento cose contemporaneamente.
Avevi 15 anni, capelli ribelli che ti facevano dannare, una passione sfrenata per i jeans scampanati in fondo, le maglie copri sedere, gli occhiali da sole in testa anche alle tre di mattina.
Oggi stai facendo il tracciato all’Ambulatorio ostetrico, il tuo terzo figlio è ben otto giorni in ritardo rispetto alla data presunta per il parto, sei stanca, gonfia e bellissima, oltre che naturalmente molto preoccupata per le altre due figlie, una reduce e una nel bel mezzo di un’ inopportuna, in questo momento, varicella, ma lieta come sempre, lieta come ti vedo da circa 25 anni a questa parte. Tu non hai segreti per me, io non ho segreti per te, conosco nei dettagli i tuoi ricordi d’infanzia, a volte rievoco qualche episodio, così solo per il gusto di metterti in imbarazzo, perchè di noi due la più dispettosa sono sempre stata io.
Vuoi mettermi forse alla prova? Ho buona memoria, so che quando eri piccola tua mamma addobbava l’albero in una maniera che a te sembrava banale, per questo oggi ti cimenti in decorazioni azzardate e fantasiose, gli ultimi anni con le bimbe piccole in case non ti sei azzardata, mi dispiace tanto, io che mi limito a buttare due palle a caso, sempre le stesse, su quello che una volta era un abete artificiale e ora non si capisce più che cosa sia, sono stata molto triste per te, so quanto ci tieni.
Ai tuoi figli quando saranno grandi, racconterò quanto li hai amati e desiderati, ho detto desiderati bada bene, non programmati, racconterò loro quanto fossero già al centro dei tuoi pensieri tanti anni fa, a volte ho l’impressione che quando appena ventenni, abbiamo trascorso qualche giorno di metà settembre, camminando “su e giù” per le Dolomiti, fossero già tutti quanti con noi, Anna, Letizia, Davide, Arianna e Francesco, loro c’erano già, ci hanno completate, ci hanno indicato la strada da percorrere, ci hanno raddrizzate, più di ogni altra cosa, più del lavoro, dello studio, degli incontri di questi anni. Dell’Estate a Cambridge di 20 anni fa abbiamo diverse foto, siamo sorridenti, svagate, un po’ con la testa sulle nuvole, allora il più grande dei nostri problemi era trovare i famosi dr Marten’s gli anfibi inglesi, speravamo in suolo britannico, di trovarne modelli insoliti ed originali da sfoggiare al ritorno.
Se è vero che prima di morire si rivedono gli episodi più insoliti della propria vita, rinuncio volentieri a qualcuno dei miei, per riviverne alcuni dei tuoi, quello in cui in piscina al Garden all’epoca in cui lavoravi come animatrice ai centri estivi, sei rimasta senza il pezzo sopra del costume e un tuo collega, imbarazzatissimo, te lo ha fatto notare.
Quella volta a Macerata, armata di palme, frullavi su te stessa durante la Messa, ma anche quello del tuo matrimonio, una foto di quel giorno sintetizza bene cosa c’era nei nostri cuori in quel momento, io che non sono mai a corto di parole quella mattina non riuscivo proprio a parlare, troppa emozione.
Vorrei, anche solo per qualche ora appena, tornare alla spensieratezza dei nostri 17 anni, vi abbiamo rinunciato ben volentieri quando siamo diventate mamme, allora indossavamo una divisa di ordinanza: Barbour all’odore di grasso di foca, Hervè sulle spalle, anfibi ai piedi, occhiali in testa, passavamo le domeniche pomeriggio al Symbol, progettavamo serate fatte di niente ma divertenti.
Il solo periodo della mia vita in cui mi sono saziata di te, è stato in quelle tre settimane a Parigi, ancora vacanza studio, ma questa volta presso la stessa famiglia ospitante, risate a non finire.
Le stesse di ora, quando possiamo parlare, ci basta un “ti ricordi?” e la conversazione svia su mille aneddoti divertenti, perché la mia e la tua vita sono come le piste di macchinine telecomandate, come le rotaie dei treni, s’intrecciano, a volte una comincia un racconto e l’altra lo finisce, perché la mia storia è anche la tua storia e viceversa.