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A casa: ecco i miei numeri

Io i numeri li ho sempre detestati: poco portata alla matematica in tutte le fasi del mio percorso scolastico, negata per l’economia negli anni successivi, poco interessata alle statistiche  sempre, eppure in questi giorni i numeri li cerco e scruto con apprensione, con speranza, con preoccupazione: quelli dei contagiati, dei decessi, delle guarigioni legate al Coronavirus.

Numeri che fanno la differenza che aprono spiragli di speranza, ci preoccupano, ci annichiliscono, ci creano una profonda inquietudine.

Il frammento di storia nella storia, questo vorrei imparare a raccontare: questo dissi a un mio insegnante di un corso di scrittura, questo ripetei al Direttore di un giornale, oggi fraterno amico, con cui stavo facendo un colloquio, tante ne ho raccontate negli anni trascorsi in quel quotidiano, tanti frammenti di storia in una corale e più grande di noi, così ricorderemo ciascuno il nostro percorso, questi giorni in casa e senza contatti reali, i più fortunati rammenteranno un periodo sospeso in una bolla i meno piangeranno parenti o amici, tutti faremo i conti con un ciclo di vita nuovo segnato da mutamenti economici, sociali, relazionali.

A casa

In questi giorni penso spesso a quali sono i miei numeri:

7 almeno le volte in cui, come tutte le mamme, prego mio figlio di non correre scalzo sul pavimento di marmo “che se ti fai male non ti posso portare al pronto soccorso”, 1 solo taglio sotto all’occhio: il mio, rimediato alzando la testa contro lo spigolo della scrivania.

3 le volte in cui mi dimentico di tutto ciò che ci circonda: quando bisticcio con mia figlia per le solite cose: vestiti sparsi ovunque, massimi sistemi, capelli nella vasca; quando leggo o scrivo; quando faccio i compiti con mio figlio, mai studiare gli Egizi mi è sembrato così evasivo e rilassante.

non registrati i chili presi;

2 almeno i centimetri di crescita, “nera come l’ebano” come diceva mia nonna dei miei capelli, che sopra alle meches fanno sembrare la mia chioma come quella di Crudelia De Mon ma al contrario, non orizzontale ma in verticale, …tante le volte che ho pensato alla mia parrucchiera ed estetista e non perché mi mancano le unghie o i capelli a posto, ma perché negli anni sono diventate amiche carissime e sono preoccupata per le loro attività.

100 i sospiri al cielo pensando al “prima” ma quanto era bella la mia vita fatta di piccole preziosissime cose e al “dopo” come sarà? Quando torneremo a fare una vita normale…come sarà la nuova normalità?

1 certezza nella nuova normalità porterò chi devo portare, chi veramente conta, al bando sciocche e puerili preoccupazioni che oggi mi fanno solo venire voglia di alzare le spalle.

10 almeno le volte in cui dalla finestra guardo il mio gatto saltare la siepe e incamminarsi lungo la via, gustandosi una passeggiata in solitaria che ora mi fa provare un po’ d’invidia.

50 le volte in cui penso alla prima cosa che farò e alla prima persona che abbraccerò appena possibile

Infinite le telefonate accorate e i messaggi di “tutto bene?” pensando a quelle persone senza cui non potrei neanche pensare di vivere tanto sono importanti per me.

Tre i libri illustrati per bambini sottratti alla biblioteca di mio figlio e letti tutti di un fiato, storie in cui il bene vince sul male, c’è sempre una morale da imparare, un significato profondo che si comprende solo alla fine, come vorrei fosse per noi in questo frangente.

Tre le volte che dalla finestra della mia camera guardo prima la Torre dell’orologio in Borgo pensando al carissimo amico che abita proprio di fronte e che sento per fortuna più volte al giorno, alleggerendo il peso di giornate piene di tante domande e poche risposte e poi più su la Basilica e le tre torri, simulando nella mia mente un ipotetico tour guidato che in questi giorni farei senza dubbio ai turisti in visita in centro storico.

Tre le volte che sono andata a fare la spesa dall’otto di marzo, guardando i volti spaventati di chi incontro leggo la mia stessa paura.

Una al giorno la tuta da ginnastica che indosso, zero le nuove ricette e creazioni culinarie, zero pure gli addominali, tante le storie che ho scritto e ancora di più quelle che ho pensato di scrivere.

Mille le partite a Uno fatte con mio figlio per distrarlo.

Chiara Macina

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