Cocomero: sdoganato come ingrediente anche salato
Dissetante, ricco di sali minerali e povero di calorie, il cocomero approda sulla tavola in originali piatti salati.
Un lungo cammino quello che il cocomero ha fatto nella cucina. Già coltivato dagli egiziani (e infatti in Africa è un ortaggio che cresce anche spontaneamente), in Italia il cocomero arrivò intorno al 1100, nel periodo di scambi seguito alle Crociate, anche se già era conosciuto dalle classi nobili, che lo chiamavano “Angurion”, un termine greco che vuol dire anche cetriolo.
Il cocomero è un peponide della famiglia delle cucurbitacee, parente stretto delle zucchine e dei cetrioli. Catatteristico anche per la diversità di nomi che si riferiscono allo stesso prodotto: cocomero (dal latino cucumis), anguria o – come si dice in Campania – melone d’acqua (come in inglese, ‘water melon’).
Per lo scarso contenuto calorico (circa 20 calorie per cento grammi) e l’elevato valore in potassio, sali minerali e vitamine il cocomero è amato anche dai perennemente a dieta. Tipicamente consumato a fine pasto, come spezza fame pomeridiano o come dissetante nelle calde sere d’estate, oggi è appunto sempre più valorizzato anche in piatti salati, spesso elemento cromatico e aromatico di molte insalate dove si sposa bene con alcuni prodotti ittici (salmone e crostacei in primis), con il pollo grigliato, con i formaggi tipo feta ma anche grana, con le uova sode, con rucola e cipolla rossa.
M olto interessante è l’uso innovativo nella cucina di autore, utilizzato sempre più per piatti firmati da chef famosi come Scabin, Ciccio Sultano, Antonio Pisaniello, chef campano autore della ricetta anguria e tonno rosso con timo limone, in cui pezzetti di tonno e cocomero hanno stesse dimensioni e stesso colore, confondendosi nel piatto.
Isa Mazzocchi, chef della Palta, in provincia di Piacenza, ha osato addirittura dei medaglioni di cavallo alla goletta (pancetta di gola), su cubettoni d’anguria marinati nel Gutturnio. Mentre Mauro Uliassi, all’Uliassi di Senigallia, lo propone con gamberi rossi crudi, buccia di limone, polvere di semi di zucca e cardamomo.
Davide Oldani nel suo D’O a Cornaredo (Mi) lo taglia a cubetti, lo arrostisce e lo accompagna con pomodoro cuore di bue e sardine sfilettate, condito con un filo d’olio e una spolverata di cannella. E secondo Fulvio Pierangelini, uno dei grandi maestri della cucina italiana, dà il meglio di sè frullato con ostriche, in aggiunta un filo d’olio, pepe nero macinato e acqua delle ostriche a salare.
Insomma, molto di più di un cocomero.
Fonte: repubblica.it