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Il cinema a San Marino: l’album dei ricordi

Tornando a parlare di cinema volevo pubblicare l’introduzione al libro “San Marino al Cinema”, edito dalla Segreteria alla Pubblica Istruzione, Affari Sociali, Istituti Culturali e l’informazione nel maggio del 2001.

A testimonianza che solo pochi anni fa qualcuno si è occupato di cinema organizzando una bella manifestazione dedicata alla Settima Arte e trovo le parole dell’allora Segretario di Stato Emma Rossi, della Dott.ssa Maria Antonietta Bonelli e di Fabio Della Balda davvero illuminanti.

Scriveva in merito la Dott.ssa Rossi: (Riporto integralmente l’introduzione perché la trovo davvero interessante)

“E’ con immenso piacere che la Segreteria di Stato per gli Istituti Culturali in collaborazione con l’Ufficio Affari Sociali e Culturali ospita San Marino al Cinema”, una manifestazione dedicata alla Settima Arte che, nel corso della sua vita più recente, non ha disdegnato l’approccio con il Monte e con il territorio sammarinese.

Un solo sguardo verso il sinuoso profilo del Monte Titano suggerisce una immagina scenografica perfetta per un soggetto filmico e certamente, una delle tante proposte cinematografiche degli ultimi decenni, avrebbe potuto ispirarsi alla vicenda del nostro Santo Patrono Marino, la cui storia non ha nulla da invidiare ai “topos” di sceneggiatura dedicati ai grandi personaggi dei secoli trascorsi.

Salvaguardare il patrimonio in pellicola dedicato alla nostra storia più recente è un dovere morale, un impegno civile e culturale. La memoria storica del nostro Paese opportunamente stimolata dal cinema, va tutelata e protetta, è doveroso, a questo proposito, formulare l’auspicio che si possano ricondurre in loco tutte le opere realizzate per il piccolo ed il grande schermo a San Marino, per offrire, soprattutto ai giovani, la possibilità di vedere alcune pellicole ricche di particolari visivi, di alcuni punti e scorci del nostro paese, inesorabilmente cambiati, un San Marino del passato impresso nelle immagini di migliaia di fotogrammi.

Il nostro impegno operativo e l’opera di raccolta dei collezionisti – protagonisti di questa iniziativa – sanciscono il ruolo trainante di questa Segreteria nel valorizzare e trasmettere quella ricchezza culturale che solo l’arte riesce ad esprimere e che questa manifestazione rappresenta magistralmente”.

Continua poi la Dott.ssa Maria Antonietta Bonelli aggiungendo aneddoti di un passato cinematografico importante per San Marino.

Scriveva la Dott.ssa Bonelli:

“In uno dei molti articoli pubblicati su riviste degli Stati Uniti e presenti nella Mostra si legge che un gruppo di americani, nell’estate del 1948, si recò in visita a San Marino. I turisti, arrivati in città nella tarda mattinata, la trovarono quasi deserta e con alcuni negozi addirittura chiusi. Dalle informazioni dell’Agenzia, presso la quale avevano acquistato il pacchetto delle molte capitali europee in pochi giorni, sapevano che d’estate San Marino era invasa da rumorosi gruppi di turisti e per tanta calma, furono, naturalmente, sorpresi. In Hotel chiesero se c’era una causa ad una dimensione sammarinese così eccezionale ed ottennero questa riposta: “Tutti i sammarinesi ed i turisti sono alle Torri a vedere Tyrone Power”.

Pochi anni prima, ma con meno clamore, era fuggevolmente comparsa in Repubblica Anna Magnani e le strette strada della città erano state percorse da uno strano individuo, un uomo un po’ matto e un po’ genio, che colpito dai troppo dolorosi rumori della guerra, aveva perso memoria, identità e nome.

E’ “Lo sconosciuto di San Marino” che ha coinvolto molti concittadini nei ruoli di comparse che, viste dopo tanti anni, rievocano volti conosciuti e ricordano dimenticati tempi di povertà. Così inizia l’avventura cinematografica sammarinese, quell’avventura che la Mostra testimonia sulla base di una documentazione che proviene interamente ed esclusivamente da collezionisti sammarinesi, fatta eccezione per i magnifici bozzetti della famiglia Valentini e per le fotografie dell’Archivio dell’Ufficio di Stato per il Turismo.

Dunque, il collezionismo dei sammarinesi si è esteso anche alla cinematografia quando la macchina cinematografica ha risalito il Titano, ha ricercato nel grande mondo delle pellicole quelle immagini che riprendono scorci abituali ed anche abusati della nostra quotidianità e che per l’effetto magico del cinema appaiono molto più belli, ha scoperto nell’altrettanto grande e riservato mondo dei manifesti e delle locandine sorprendenti documenti: Tyrone Power davanti ad una Torre sfumata nell’azzurro, benché troppo rifatta per i tempi di Cesare Borgia (aggiungo io, interpretato da un brillante anche se stanco Orson Welles), nel “Principe delle Volpi”; due eccezionali Capitani Reggenti sul vero trono della reale Sala del Consiglio, ne “Lo sconosciuto di San Marino”; il Reggente Domenico Maria Belzoppi che, con la passione e la tenacia dell’uomo libero, si adopera per salvare Garibaldi che è entrato in Repubblica, in “Camicie rosse”; ancora le Torri, il Palazzo Pubblico e la suggestiva chiesetta dei Cappuccini, nell’avvincente storia d’amore di “Paolo e Francesca”.

Eppure il cinema, quello della programmazione nella sale, gestita prima dai privati e poi dallo Stato, aveva già da molti anni emozionato i sammarinesi ed addirittura una concittadina, Diana da San Marino, al secolo Giuseppina (Pia) Casali si trasferisce a Roma e diviene interprete di alcune pellicole: “I due barbieri” (1938), “Il bazar delle idee” (1940), “Il ponte sull’infinito” (1941). E poi i tentativi di fare della Repubblica il tema centrale od un importante tema della stessa trama del film: “Anita” su un soggetto di Mario Alberici da Barbiano, concernente la particolare figura della sfortunata donna di Garibaldi, “Rondini senza nido” una cine-vicenda mazziniana in quattro episodi dell’Atena Film di Genova e “I ciclamini della Rupe”, un film a base storica e sviluppo mistico-eroico-sentimentale di Mario Alberici da Barbiano che avrebbe voluto come personaggi principali Marino il fondatore e il confratello e amico Leo e forse anche altri tentativi dei quali non è rimasta traccia.

Non c’è dubbio che nella Mostra è lo statunitense “Principe delle Volpi” a farla da padrone per la mole di documentazione che sullo stesso è disponibile. La partecipazione di Tyrone Power e di Orson Welles, la straordinarietà del personaggio: Cesare Borgia, la regia di Henry King e la produzione e la distribuzione della Fox hanno richiesto alla stessa Casa produttrice un notevole impegno pubblicitario nell’immenso continente nord-americano e la traduzione in diverse lingue per la presentazione del film in quasi tutto il mondo. Tutto questo presenta la Mostra all’attenzione, alla curiosità ed al ricordo dei sammarinesi.”

Per ultimo l’articolo scritto da Fabio Della Balda di cui riporto un estratto perché molto lungo:

“Senza scendere in particolari troppo tecnici e tediosi lasciamoci trasportare dalle immagini dei film girati in Repubblica, dai cimeli degli appassionati, dall’omaggio ad un grande regista del cinema italiano, Giuliano Montaldo, di cui vedremo alcuni capolavori, e soprattutto dall’opera del sammarinese Vittorio Valentini: dimostrazione di come la settima arte colpisca ovunque, anche in un piccolo paese come il nostro. Lui, genio della scenografia, figlio di un mondo allora sconosciuto ai più, alle prese con uomini che venivano da un paese delle meraviglie in grado di governare il mondo. Micro e macro ancora una volta insieme per ammaliare il pubblico. Peccato non vedere ancora troupe scalare il Titano per posare cineprese e lampade di scena in attesa del fatidico ciak.

Il cinema è un’industria che permette di essere conosciuti in tutto il mondo, una grande macchina pubblicitaria che mi auguro possa rimettersi in moto negli anni che verranno. Per il bene di tutti, in particolare del nostro Paese.”

 Per chi vorrà approfondire anche il bellissimo articolo di Fabio Della Balda lo può trovare nella pubblicazione da cui è estratto, “San Marino al Cinema” del maggio 2001, consultabile presso la Biblioteca di Stato di San Marino e presso la Biblioteca dell’Università di San Marino.

A quanto pare a sognare non siamo in pochi e l’ultima frase di Fabio Della Balda è in questo senso profetica.

Luca Giacobbi

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