Se ne facciano pure una ragione i paladini della verità a tutti i costi, ogni giorno ognuno di noi ricorre a innumerevoli bugie, per quieto vivere o per convenienza, per gentilezza oppure ipocrisia.
Si saluta con un radioso buongiorno il capo ufficio, con cui non si è in rapporti idilliaci, anzi…si augura buona giornata al barista che ci ha appena servito un caffè imbevibile, ci si complimenta per l’aspetto con la vecchia compagna delle superiori che non si sopportava già da allora, si fanno le meraviglie a una giovane mammina per la bellezza di un pargolo che forse diventerà un bellissimo ragazzo, ma ora somiglia più all’extraterrestre E.T.
Bugie
Siamo tutti un po’ bugiardi, se la bocca può proferire qualsiasi menzogna, è difficile che gli occhi e più nel dettaglio lo sguardo, le regga il gioco.
Una disciplina basata proprio sullo studio del linguaggio del corpo, la prossemica, spiega che la direzione nella quale gli occhi sono rivolti può indicare le emozioni che una persona sta provando in quel momento.
Bugie: la prossemica ci viene in aiuto
Se il nostro interlocutore guarda in basso mentre gli stiamo parlando, è difficile capire se davvero ci sta ascoltando. Per scoprirlo cerchiamo altri indizi. Quali? Guardiamo il capo, se annuisce è segnale di ascolto. Se insieme al capo, si spinge oltre e stringe le labbra può essere un segnale di riflessione.
Il bugiardo fissa il suo interlocutore negli occhi per vedere se riesce a convincerlo delle menzogne che gli sta propinando, a volte però nella costruzione della bugia lo distoglie e fissa il vuoto come a cercare l’ispirazione giusta nell’ambiente circostante.
Spesso sbatte le palpebre per rimarcare l’autorevolezza di ciò che sta dicendo.
Osservate questi segnali possono essere usati per smascherare il bugiardo, l’innamorato, il collega, il conoscente.
In fondo…“La bocca può mentire, mai gli occhi”.