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Capitani coraggiosi e principesse

Chi come me è nato negli anni Ottanta deve lottare contro luoghi comuni e stereotipi ancora duri a tramontare, il rosa è un colore da femmina e l’azzurro da maschio, Big-Jim è per i bimbi la Barbie è per le bimbe, la collezione di gomme profumate per lei quella di modellini auto per lui. Le bambine giocano a cucinare, i maschi a calcetto, qualche rara mosca bianca in gonnella che si avventura nel campo da calcetto all’ora di creazione salutata come una vera e propria eroina, idolatrata ma raramente scelta da un ragazzino per il gioco delle coppie. In realtà oggi come ieri, gli stereotipi legati al sesso sono molto numerosi, è una gabbia dalla quale non si esce facilmente, “Non piangere, comportati da ometto”, o anche” stai composta sei una signorina”. Giochi da maschio e da femmina, attività per lei e per lui: si condizionano o si abbattono i condizionamenti in questo modo?

Ogni essere umano ha dentro di sé una componente maschile e una femminile, tanto è vero che anche gli uomini piangono e le donne provano rabbia e aggressività. Purtroppo la società non permette a un sesso di vivere liberamente le emozioni che, convenzionalmente, appartengono all’altro sesso. La società rischia in questo modo, di creare dei modelli che evocano degli eccessi: l’uomo duro, il “macho” e la donna fragile, la “vittima”. Le persone sono persone, anche i bambini piccoli. Non dobbiamo focalizzarci eccessivamente sulle loro caratteristiche fisiche. Se un maschietto vuole giocare con le bambole e una femminuccia con le automobiline, non c’è nulla di male. Ognuno di loro vuole perlustrare il mondo e a quell’età, non essendo ancora condizionati dalle regole che gli adulti hanno costruito, per loro tutto ciò che li circonda è interessante. Se vietiamo ai bambini di guardare, toccare o giocare con qualcosa, l’oggetto diventa per loro molto allettante perché ‘proibito’. Ciò che è stato negato, ora, desta molto interesse e l’interesse durerà a lungo finché non si riesce ad ottenere l’oggetto vincendo la sfida. Se permettiamo ai bambini di perlustrare il mondo senza etichettarlo in “maschile” o “femminile”, la loro curiosità sarà presto soddisfatta e passeranno in men che non si dica a perlustrare un altro gioco.

Cristina Ragini

 

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