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Eccessivi, rimaneggiati, dei veri e propri chandelier

Se pensi a Erika Calesini la prima cosa che ti viene in mente è la bicicletta, o meglio tante biciclette, vecchie, dismesse, abbandonate, alle quali l’artista di San Giovanni in Marignano dà nuova vita fino a trasformarle in opere d’arte. La bicicletta a Erika l’ha portata lontano, fino a esporre negli Stati Uniti, ma la sua ricerca sugli oggetti non si è qui fermata. E’ andata avanti, esplorando le potenzialità di altri materiali. Per esempio dei lampadari, eccessivi, rimaneggiati, dei veri e propri chandelier. Un progetto in divenire presentato informalmente agli amici, durante un aperitivo, circondati dalle sue opere d’arte e l’immancabile piadina, fatta dalla mamma come si conviene in casa Calesini.

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Appuntamento nel suo studio a San Giovanni. Uno spazio industriale enorme. Stars dell’atelier, e non poteva essere altrimenti, sono le biciclette, ce ne sono una sfilza tutte colorate di rosa Barbie. Bella anche quella black&white con il giubbotto rosso fuoco appoggiato al manubrio, così come la versione azzurra in stile Sale e Tabacchi. Appese a un semaforo funzionate – avuto in dono dall’amministrazione dopo “notevoli suppliche” – ce ne sono due una rossa, l’altra verde, buona la seconda per l’opera che si chiama proprio Passa con il verde. Per una sera le bici, sebbene rubino costantemente la scena, cedono il passo al progetto Chandelier: una serie di quadri di smalto su tela. Sono lampadari d’impatto che scova nelle case di amici e conoscenti. Chiede il permesso di fotografarli e quegli scatti rimaneggiati si trasformano in opere d’arte in edizione limitata, non più di venticinque per immagine. Insieme al progetto Chandelier Erika ha presentato la sua collaborazione con Mikyri, marchio italiano improntato alla ricerca che ha affiancato ai bijoux, una linea di borse disegnate dalla giovane artista di San Giovanni in Marignano con materiali di recupero, come le gomme delle biciclette e dei motorini, le catene e le camere d’aria. Tutto intorno, ad accogliere gli amici che vanno e che vengono, c’è il suo mondo di installazioni: la croce che si illumina e si anima; l’altalena con le gambe di manichino, lampade fatte di jeans stracciati, altre con lettere in plexiglas. Sono opere particolari realizzate con una moltitudine di materiali che strappa al loro destino di discarica, per farne qualcosa di bello. A guidarla un bizzarro senso artistico, la sua passione per i colori e le fughe in avanti verso complementi di arredo coraggiosi che non lasciano indifferenti. Per dirla con parole semplici: Erika sa cogliere e infondere bellezza, dove la maggior parte di noi vede solo scarti, pezzi di ferro, gomme rovinate, buoni solo per essere gettati nel cassonetto. Invece, una volta passati sotto le sue mani, diventano opere d’arte che sarebbe bello possedere.

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Le sue creazioni sono esattamente come lei: una giovane donna, solare, sempre sorridente. La sua avventura nel mondo dell’arte inizia presto. Dal padre fabbro eredita l’amore per il ferro. Si iscrive all’istituto d’arte di Pesaro Marangoni, sezione moda e costume. I primi passi li muove collaborando con marchi di moda importanti come Aeffe e Baldinini. Dal 2005 sceglie di dedicarsi completamente all’arte. Arrivano le prime collettive e personali. La Biennale d’Arte di Venezia (espone una prima volta nel 2011 con Warrior e successivamente nel 2015 con l’opera Oxidric Cycle esposta all’Officina delle Zattere) le apre strade importanti. Da quel momento collabora con prestigiose gallerie d’arte quali la Cà d’Oro di Roma, Miami, New York, espone a Londra e a Barcellona. Nel 2014 arriva la chiamata da parte del gruppo Fiat, per realizzare delle auto esteticamente modificate, da esporre in occasioni di importanti eventi di moda e costume. Quel che esce dalla sua fantasia è davvero unico. Avete presente che cosa significa applicare 53mile paillette sulla carrozzeria di una Lancia Ypsilon una per una? Oppure replicare con una versione metal vestita di borchie? Beh, qualcosa che non si dimentica facilmente.

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Antonella Zaghini

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