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Gareth Thomas, una icona del rugby mondiale

Gareth Thomas, detto Alfie, è un’icona del rugby mondiale avendo toccato, per primo nella storia, i cento caps  con la nazionale del Galles, ossia il paese dove il rugby è religione. E forse qualcosa in più.

Con i Dragoni Gallesi, Gareth ha disputato ben quattro Coppe del Mondo, dopo aver seguito tutta la trafila delle nazionali giovanili.

Nato nel verde contesto delle splendide colline che si affacciano sul canale di Bristol, Gareth ha fatto quello che qualunque ragazzo di un metro e novanta faccia da quelle parti: ha giocato a rugby e lo ha fatto piuttosto bene.

Sin da subito migliore espressione di ogni squadra in cui giocasse, prese ad essere selezionato per compagini sempre più importanti, mantenendo ogni promessa avanzata dallo stato di predestinato qual era.

A vestire con orgoglio la rossa maglia della propria prestigiosa nazionale cominciò nel 1995, facendolo ininterrottamente per dodici lunghe stagioni.

Nel 2001 sposò la propria storica fidanzata, Jemma, conosciuta tra i banchi di scuola.

Sfortunatamente la signora ebbe, nell’arco di sei anni, tre gravidanze interrotte da altrettanti aborti spontanei.

Nel 2005 Gareth fu il capitano dei Lions Britannici per i test match di giugno in Australia e Nuova Zelanda, dopo aver vinto il Sei Nazioni con la propria nazionale e la Coppa Campioni del rugby capitanando Tolosa, la propria squadra di club.

Al collimare con la centesima presenza, nei quarti dei mondiali del 2007, giocò l’ultima partita con la nazionale gallese.

Per tutto quel tempo, però, Gareth Thomas aveva tenuto in serbo un segreto. Un segreto che gli pesava molto, sempre più, tanto da portarlo vicino al suicidio: fin da bambino, infatti, sapeva di essere omosessuale.

Nato negli ambienti tradizionali di un piccolo paesino provinciale e cresciuto facendosi largo in uno sport in cui la forte mascolinità da sempre appare come basico componente, Gareth aveva lottato contro la propria natura, mettendola a tacere con gli altri e con se stesso.

Mentre il mondo guardava con un misto di ammirazione ed invidia a questo straordinario atleta che coi suoi oltre cento chili di muscoli trascinava le proprie squadre verso i maggiori traguardi internazionali, Gareth Thomas era logorato da un conflitto interiore che lo stava portando vicino al più estremo dei gesti.

Nel 2009, mentre giocava nei Cardiff Blues e la carriera stellare del grande centro gallese si avviava al termine, Gareth annunciò al mondo la propria omosessualità, divenendo il primo sportivo in attività a fare coming out.

Gareth-Thomas-okLa notizia, diffusa dai media di tutto il mondo, fu scioccante ma, generalmente, presa in maniera molto positiva.

Nelle interviste successive, Gareth affermò come ogni osso rotto ed ogni costola incrinata fossero nulla se confrontati coi demoni con cui aveva dovuto lottare nelle sue ore più buie.

Prima di ogni esternazione, la forza per liberarsi dell’enorme peso l’aveva trovata dopo aver confessato ai compagni di squadra di essere gay; la reazione fraterna delle persone che tante battaglie sul campo e tante serate nei pub avevano con lui condiviso, gli conferì forza e sicurezza.

Gareth Thomas si è ora ritirato, ma rimane un ambasciatore del rugby ed un militante per i diritti degli omosessuali.

Da grande sportivo, non porta le proprie lotte agli eccessi di chi, invece, macchi il proprio impegno con l’interesse politico o, peggio, col fanatismo.

La conferma di questo mio personale pensiero, lo si trova in un brano di un’intervista rilasciata poco dopo il suo coming out.

“Stavamo tornando a Cardiff dopo una vittoria ed i ragazzi erano su di giri.

“Ad un certo punto, Xavier Rush, ha iniziato a distribuire lattine di birra, ma non a tutti andava, così ha gridato un ‘bevete su, branco di finocchi!’

“Subito si è rivolto a me, il suo capitano, dicendomi ‘Scusa Alfie’ e tutti ci siamo fatti una risata.

“Non c’era alcuna mancanza di rispetto. Il suo rispetto per me è fuori discussione e questa è la grande cosa dei tempi che realmente cambiano!”

Gareth Thomas è oggi un uomo in pace col mondo e con se stesso: da omosessuale ha dimostrato di saper vincere sul campo da forte guerriero, dimostrando che l’essere ‘veri uomini’ non sia necessariamente legato all’eterosessualità.

Il suo equilibrio, la sua tenacia ed il suo passato di grandissimo campione, forse un giorno saranno il lasciapassare per la prestigiosa guida tecnica dalla nazionale del Galles.

Sempre che sia nei suoi piani. A 41 anni, Gareth è un uomo libero di seguire la propria strada. Senza costrizione alcuna.

Marco Nicolini

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