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Estate: il tempo della “cova”

Estate: il tempo della “cova”

 

“L’estate sta finendo e un anno se ne va sto diventando grande e proprio non mi va…”

Questo cantavano i Righeira qualche decennio fa

L’estate sta finendo?

Per me di solito lo fa dopo il Ferragosto, che non ho mai amato molto celebrare nella sua liturgia di grigliate, gita alle cascate, cene e cocomerate in compagnia ecc

Non amo particolarmente questa stagione è tutto troppo intenso: la luce, il caldo, i rumori, l’umidità, quella sensazione di divertimento a tutti i costi che si dovrebbe provare, la convivialità coatta, i ghiaccioli gustati in infradito, il tormentone canoro di ogni anno che arriva dalle radio lasciate sempre a volume troppo alto, le finestre sempre aperte nelle case degli altri, gli schiamazzi.

La mia stagione è piuttosto la primavera dolce e piena di promesse o l’autunno e i suoi colori sfumati, gentili ed eleganti.

In estate devo riporre nell’armadio i miei scalda cuore dorati, i collant a fantasia, non sono più nell’abbraccio protettivo del mio trench color cammello con il fiocco in vita.

In estate di solito mi limito a piantare un seme dentro di me lasciando l’esito sulla sua fioritura all’ autunno, continuo ad occuparmi di quelli già in essere, quelli ormai morti li estirpo.

L’estate è sempre per me tempo di bilanci, anche se non li programmo, anche se li schivo, anche se cerco di tenerli lontani, solo la prova costume non mi preoccupa mi limito a prendere atto di uno status quo.

Le estati dell’infanzia me le ricordo associate ai libri di lettura che ci avevano assegnato le maestre “Alice e il paese delle meraviglie”, “Jack e il fagiolo magico” in prima e in seconda elementare, viaggi letterari affascinanti per me, le ho quasi sempre trascorse alla “Serra” con i nonni, nella loro casa di campagna, a caccia di gatti da adottare, quelle dell’adolescenza pigre di giorno e piene di scoperte la sera, scandite dai 40 gradi sino a tardi quelle della mia vita da studentessa a Bologna, al mare quelle da mamma.

Mia nonna diceva sempre che l’estate non è il tempo della serietà, né quello delle scelte importanti o delle svolte, è un tempo “di cova”, in cui cullo tutte le possibili traiettorie che possono prendere i miei desideri e le future scelte sono in essere, presenti, senza però avere la forma delle decisioni definitive, rimandandole a settembre, non vado più a scuola da molto tempo eppure sento sempre l’eco di quella campanella che suonerà.

Il Ferragosto mi è sempre sembrato un po’ il Capodanno dell’estate, trascorso il quale comincio un po’ a godere di quella sensazione piena di “ancora estate ma non più estate” che mi traghetta al tempo che verrà, le giornate sono ancora lunghe non più così afose, è ancora agosto posso ancora nascondermi sotto al mantello del “a settembre si vedrà”, ricomincia a fare capolino in me la volontà di progettare, cerco soluzioni logistiche più efficienti per le stanze dei miei figli, desidero siano in armonia al loro diventare grandi, funzionali e ben organizzate, comincio un po’ a guardare i giornali di moda con le anticipazioni dell’autunno inverno, sogno di coprirmi e scaldarmi con un cappottino rosso coi bottoni dorati, quello che voglio da sempre, non ne trovo mai uno all’altezza dei miei desideri, vi vedo sempre un difetto, finalmente dopo tanti mesi di insalata di riso, prosciutto e melone e bresaola ho voglia di preparazioni più elaborate, rimetto piede in cucina, accendo il forno.

I pensieri sono leggeri ma non superficiali, non ben definiti, aperti a tante possibilità, la quotidianità non è ancora così scandita da un programma fisso come accade poi, quando comincio a correre e fare come una matta, è un pò sospesa, in bolla.

Sarà l’autunno a dare risposte alle domande che abbiamo ora.

Il futuro regala sempre le risposte che non abbiamo oggi.

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