UN ANNO VISSUTO PERICOLOSAMENTE – PARTE TERZA
Breve storia della Comunità Papa Giovanni XXIII e dei suoi fondatori.
Esiste una versione ufficiale della Storia di Don Oreste Benzi ed è quella che troverete a questo link: https://www.fondazionedonorestebenzi.org/don-oreste-benzi/#1925-1967
Dove passo dopo passo viene ricostruita la Sua storia e la Storia della Comunità Papa Giovanni da lui fortemente voluta.
Poi esistono gli episodi personali che sono quelli che io ricordo di Don Oreste Benzi, Don Marino Gatti, Don Nevio Faitanini e Don Elio Piccari.
Don Oreste era già una leggenda quando io ero piccolino, si sapeva di lui che era un Prete coraggiosissimo e dalla Fede incrollabile. Sempre vicino agli ultimi, non si accontentava mai di ciò che raggiungeva. Sapeva perfettamente che tanta gente che non aveva voce in questa nostra società ipocrita poteva contare almeno a Rimini su poche reali persone ed istituzioni ed una di queste persone era sicuramente Lui.
E così iniziò con i giovani disabili e poi si occupò anche delle prostitute di strada e poi degli zingari addirittura senza perdere mai di vista i suoi ideali. Primo fra tutti, la dove c’è sofferenza ci sono e ci sarò io. Credo che occuparsi dei disabili lo facesse amare tanto da Riminesi ma quando si occupò degli zingari non era mica così. Automaticamente non era più tanto simpatico ma lui tirò dritto. Portare via le prostitute dalle strade in collaborazione con il questore di Rimini il mitico Oreste Capocasa che con il nostro Don condivideva anche il nome e che risolse il caso legato agli efferati crimini della Uno Bianca. Il questore fece in modo che Don Oreste non fosse quasi mai solo nell’avvicinare le prostitute a bordo strada. Sapeva benissimo che rischiava la vita e così le ragazze parlavano con il Don sapendo che almeno in quel momento nessuno avrebbe dato loro fastidio. Rimaneva però il nodo di come liberarle dalla Strada. In quel caso la Polizia poteva fare poco e allora il Don semplicemente iniziò a riscattarle dai cosiddetti Magnaccia con i proventi dei propri libri venduti. Spesso questi magnaccia non la prendevano tanto bene e così lo minacciavano telefonicamente. Noi lo ascoltavamo alla preghiera del Lunedì dove il Don faceva ascoltare alla fine i messaggi di morte che riceveva sulla Segreteria Telefonica. Molto bello era il momento in cui dopo aver finito di pregare tutti assieme offriva il gelato a tutti alla Grotta Rossa. Io in quell’anno partecipavo in qualità di soldato bianco in servizio civile. Caschi bianchi sono quelli che non portano armi e sono obiettori di coscienza che svolgono appunto Servizio civile obbligatoria di leva. Era il 1995. Poi Don Marino Gatti di cui Don Oreste era il Padre Spirituale e Don Marino era a sua volta il mio Padre Spirituale. Poi Don Nevio Faitanini che diede un grande sostegno a mia madre nel periodo della sua malattia conclusa con la sua prematura dipartita. E infine Don Elio della Grotta Rossa. Sempre li presente ad accogliere tutti. Non era gente comune. Difficile trovare Preti così pieni di Fede in circolazione. Di Don Oreste ricordo bene un suo raccontino. Lui giovane Prete si ritrovò con una coppia di fratellini che avevano perso i genitori ed erano stati dati in affido. Mi pare parlasse dei prima anni 70. Ovviamente andava trovata una soluzione nel più breve tempo possibile per questi bambini. Allora ebbe l’illuminazione, caricò nella sua fiat 500 (vecchio modello ovviamente) i due marmocchi e suonò una sera d’estate molto calda alla porta di casa di una coppia di giovani sposi che ancora mi pare non avevano figli. Disse, ecco cari, quest’anno Babbo Natale è passato in anticipo e lasciò a loro i due bambini. Mentre raccontava questo episodio gli si illuminavano gli occhi. Chi non aveva Fede vicino a lui automaticamente vacillava perché ti trovavi di fronte un Uomo che si sarebbe sacrificato molto volentieri per Gesù Cristo, donando la sua vita senza pensarci minimamente.
Don Marino Gatti devo dire che essendo Discepolo di Don Oreste e co-fondatore della Associazione Papa Giovanni XXIII, mostrava forse un lato più Sacerdotale nel vero senso della parola. Cioè noi tutti sapevano che lui era amico di Don Oreste ma Don Marino ci teneva tanto ad essere il Prete di un Comunità di Persone. E quelle persone eravamo noi di Pietracuta. Poi certo fondò una cooperativa culturale chiamata il nodo a Pietracuta e poi ci portava sempre in campeggio in estate e poi la sua casa Famiglia era sempre aperta, pure per mia mamma che visse li i mesi finali della sua breve ma intensa vita. Ogni volta che mi veniva, Don Marino, a Misano Monte in Casa famiglia mi diceva sempre, cerchiamo di seguire l’esempio che ci dona Don Oreste Benzi.
Spero vivamente che entrambi vengano prima fatti beati e poi Santi. Don Marino era anche lui un Sant’Uomo.
Ci ha fatto divertire tantissimo a Pietracuta. Passava con il suo furgone bianco Volkswagen a prendere tutti noi per portarci al catechismo. Ci teneva molto uniti e ha voluto sicuramente il nostro bene di bambini e adolescenti. I campeggi passati con lui sono stati semplicemente fantastici anche quelli fatti con Don Erminio suo fratello. A Rocca Pietore anche noi Pietracutesi siamo state bene nonostante Don Erminio fosse un po’ più rigido verso di noi Pietracutesi. Non perché non ci voleva bene sia chiaro ma non doveva essere facile gestire due Comunità di giovani di cui una Sammarinese e l’altra del Comune di San Leo. Alla fine ne valse assolutamente la pena. A mio babbo Don Marino raccontò che quando partì missionario e sbarcò all’aeroporto di Addis Abeba mi pare o forse di Maputo in Mozambico gli disse… guarda Luigi che ebbi davvero paura in quel momento, ero l’unico bianco in mezzo a migliaia e migliaia di neri. E sempre mio babbo mi raccontò avendo la sua generazione avuto come Prete anche Don Erminio Gatti a Pietracuta appunto che lo stesso Erminio amava ogni tanto ballare. Invece Don Marino fuori dall’abito talare sembrava una comune bravissima persona. Inforcava bellissimi occhiali da sole a goccia e fumava anche qualche sigaretta se non ricordo male. Don Marino amava tutti noi ma giustamente amava anche un po’ se stesso e credetemi non c’è alcun male perché lui era il migliore di tutti, il migliore assieme a Don Oreste suo Maestro a cui ha dedicato la sua vita intera.
Alla fine credo che sia stato giusto per me non essermi fermato in Comunità e seguire i consigli di mio Padre, il mio adoratissimo Zio Tiziano, Riminese Doc che ascoltava sempre i miei racconti e spesso mi riaccompagnava da Torello dove abitavo al tempo alla casa famiglia di Misano Monte dopo che terminavano i pochi giorni di congedo che mi sono concesso durante quell’anno vissuto pericolosamente.
Viva gli uomini Santi. Viva il Popolo senza voce che insegna anche solo con la propria vita. Un pensiero a tutte le persone che ho incontrato in Comunità in quel periodo e anche dopo che non ce l’hanno fatta. Sono tante, sono troppe ma sicuramente non si sono mai sentite sole.
Grazieeeeee
Luca Giacobbi