venerdì , Novembre 22 2024

“La cena della Vigilia” un racconto di Giovanni Renella

“La cena della Vigilia”

un racconto di Giovanni Renella

 

Da qualche giorno tutto intorno a lui non faceva altro che ricordargli l’imminenza dell’arrivo del Natale, la festa che più amava.

I tradizionali jingle natalizi, riprodotti dagli altoparlanti lungo le strade dello shopping, e la fantasmagoria delle luci, che illuminavano le vetrine dei negozi, lo avvolgevano come in un magico abbraccio ogni volta che si ritrovava ad attraversare le vie del centro cittadino, mettendogli addosso una piacevole euforia che riusciva a provare solo in quel particolare periodo dell’anno.

L’avvicinarsi della sera della Vigilia, però, lo rendeva un po’ inquieto: c’era una cena molto importante da preparare e non poteva certo deludere chi gliel’aveva commissionata.

Visto il gran numero d’invitati, che aumentava di anno in anno, si chiedeva se la location fosse riuscita a contenerli tutti; ma era sicuro che alla fine, con l’aiuto di Dio, ce l’avrebbe fatta.

Per la spesa aveva cominciato a provvedere in prima persona, come ogni chef che si rispetti; poi, come sempre accadeva, era stato raggiunto dallo chef executive, dal sommelier e dai camerieri che l’avevano aiutato nel trasporto di tutto ciò che sarebbe servito alla preparazione di una cena con i fiocchi.

Completati gli acquisti e riposti gli alimenti nei frigoriferi, la brigata di cucina si era data appuntamento per la mattina successiva: la Vigilia di Natale.

L’alba del 24 Dicembre trovò tutti al lavoro accanto ai fornelli.

I preparativi delle pietanze andarono avanti per l’intera mattinata e buona parte del pomeriggio.

Intanto la sala da pranzo era stata allestita per ospitare gli invitati, di cui, come al solito, il padrone di casa non aveva fornito il numero preciso, mantenendosi sul vago e garantendo solo che sarebbero stati tanti.

La Natività posta in fondo alla sala ricordava lo spirito della festa e dava un senso alla cena che di lì a poco sarebbe stata servita in quel luogo.

L’apertura era prevista per le venti, ma fuori si era formata la lunga fila degli invitati già dalle prime ore del pomeriggio.

Single, coppie e intere famiglie avevano atteso con ansia di potersi accomodare, fino al momento in cui il buon prete, che amava il Natale, aveva aperto le porte del convento per accogliere gli invitati del Signore.

Solo allora gli ospiti poterono entrare e prendere posto nel refettorio, in un dignitoso silenzio che è l’unico sostegno di chi si reca alla mensa dei poveri la sera della Vigilia di Natale.

 

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